2016
Juventus, Stefano Marchisio: «Claudio, l’infortunio e il vicino rientro in squadra»
Parla il papà di Marchisio: l’infortunio, il lungo recupero, la delusione per il mancato Europeo e la voglia di tornare a vestire la maglia della Juventus
Se i calciatori vivono male i lunghi stop per infortunio, i genitori patiscono il doppio questa situazione: non solo perché sanno quanto conta per i figli poter dimostrare sul campo quanto valgono, ma anche perché il cuore di mamma (e in questo caso di papà), non sopportano vedere i figli soffrire. Non conta la categoria, non contano gli anni, nemmeno la carriera. A tutti i livelli i genitori si preoccupano e lo faranno sempre. il papà di Claudio Marchisio non fa eccezione.
INFORTUNIO E DELUSIONE – Intervistato da Tuttosport, il padre del centrocampista bianconero torna sull’infortunio del figlio e su tutta la trafila per il recupero completo:«Ero allo stadio e capii immediatamente che Claudio si era rotto il crociato del ginocchio. Un ricordo? Le lacrime di mio figlio a causa dei forti dolori al ginocchio quando, una settimana dopo l’operazione, ha saputo che sarebbe dovuto tornare sotto i ferri. E’ la prima volta che l’ho visto piangere». Altra delusione, oltre a saltare la festa dello scudetto quella relativa all’Europeo: «Saltare l’Europeo è stata un’altra bella botta. Lavori per due anni con un obiettivo, poi sul più bello devi guardare tutto in televisione. Sono cose che succedono nello sport: penso anche a Tamberi, che ha visto sfumare l’Olimpiade. Lui e Claudio si sono anche sentiti».
FANTASMA DEPRESSIONE – Primo infortunio grave e lungo, la reazione negativa poteva essere dietro l’angolo: «Da padre il timore l’ho avuto, soprattutto all’inizio. Claudio, per fortuna, non aveva mai vissuto un periodo così lungo di inattività e mi chiedevo come avrebbe reagito. Si è dimostrato fortissimo. La moglie Roberta è stata fenomenale a “sopportarlo”. E lui ci ha messo tanto di suo. A pensarci bene, non sono stupito. Se Claudio non si è depresso, è per due ragioni: la famiglia e la Juve. Si è goduto moglie e figli come non aveva mai avuto tempo di fare prima. Nella sfortuna, è stato il lato positivo».
RIENTRO VICINO – Juventus, passione della vita. Il calcio, passione che è anche un lavoro:«C’era una sola passione: lavorare per tornare a giocare. Senza calcio non sa stare. I compagni con lui sono stati fantastici. In questi momenti capisci ancor più quanto sia forte questo gruppo e perché abbia vinto tanto. Claudio non è un chiacchierone: va interpretato attraverso gli atteggiamenti. Esempi? Quando la Juve perde s’infuria, per lui la rabbia è doppia: da giocatore e da tifoso. Negli anni ho imparato a non chiamarlo per almeno due giorni dopo una sconfitta».
Le condizioni fisiche attuali lo vedono verso il ritorno:«Incrocio le dita. Lui sta bene, lo vedo felice di essere di nuovo in campo, si allena in gruppo. Però serve pazienza. Un conto è tornare con i compagni e un altro ritornare al top. Sapere quando sarà al cento per cento è una domanda da 10 milioni di dollari a cui non so proprio rispondere. Per me sarà più maturo e completo: stare fuori tanto gli ha permesso di seguire molte partite da un’altra visuale, cogliendo aspetti che magari sfuggono quando sei in campo ogni tre giorni».