2009
Italia, Prandelli a 360�° sulla Serie A, Balotelli e Cassano
Lunga intervista del neo c.t. dell’Italia, Cesare Prandelli, che si racconta a La Stampa dopo il suo esordio contro la Costa agli azzurri per via della sconfitta per 1-0 ad Upton Park. Si trattano diversi argomenti, da Cassano a Balotelli, e qui vi proponiamo alcuni estratti più salienti: “Esordio magro? Magro come risultato, non certo come accoglienza. Le dirò: l’entusiasmo della gente mi ha commosso. Troppa grazia. Impatto con Cassano e Balotelli? Li ho trovati disponibili, motivati. Antonio si sta giocando una fetta cruciale di futuro, Mario ha solo bisogno di calcio vero: a voi interessa il personaggio, a me il giocatore. Commento sull’addio di Balo? Lo stesso che feci a trattative avviate: meglio titolare a Manchester che riserva all’Inter. Sensazioni all’esordio? Sinceramente: ero emozionato, molto emozionato. Prima, però. Non durante. Nel primo tempo, ho lasciato che la squadra facesse quello che ci eravamo detti, cosa che, paradossalmente, ha fatto sin troppo. Nella ripresa, sono passato al dialogo, ai correttivi, ai cambi. Se mi sento tagliato? Lo dirà la storia. Sono mestieri completamente diversi, ma fin da piccolo ho sempre amato le sfide impossibili. Più oriundi? Dipende dagli spunti che fornirà il campionato. Controlliamo una cinquantina di giocatori. Deciderà il merito, non il passaporto o la geografia: non ho cambiato idea. Cassano di Donadoni disciplinato? Anche il mio primo Cassano è stato disciplinato: sin troppo, forse. Accetto la provocazione. Bisognava mandare un segnale, Antonio l’ha mandato. Con il tempo, mi auguro che gli equilibri e gli automatismi permettano a lui e a Mario, sui quali ho fondato la mia Nazionale, di sfogare tutto il talento. Via Mourinho, dentro Benitez? Perdiamo un fenomeno nei rapporti mediatici e un grande allenatore. Acquistiamo un maestro di calcio. La differenza, la sentiranno più i giornalisti che Moratti. Pazzini il mio Cassano? Falso. Lo avevo anticipato: porterò a Londra chi non conosco, non chi conosco. E Pazzini lo conosco come le mie tasche. Scudetto all’Inter? Penso proprio di sì. Se credo nel Milan? Allegri ha dimostrato di saper insegnare un calcio pregevole e redditizio. Ci credo. La Juventus? Manca ancora qualità , ma se il gruppo seguirà Del Neri fino alla morte, la Juventus tornerà a fare paura. La Roma? Rimane l’anti-Inter più agguerrita. Ho avuto Adriano a Parma, so quanto vale e immagino la volontà di riscatto. Grosso acquisto. L’infortunio di Jovetic? Gran brutta tegola. Jovetic incarnava la differenza. Conosco i dirigenti: sapranno cavarsela, comunque. Un’altra Sampdoria dal ‘ceto medio’? Per il quarto posto e l’Europa League vedo in lotta addirittura più squadre: Napoli, Palermo, Genoa, la stessa Sampdoria. E occhio al Parma di Giovinco. Il più forte calciatore allenato? Adrian Mutu. E non solo per fargli coraggio. Chi avrei voluto allenare? Francesco Totti. Mi bastò una settimana, alla Roma, per apprezzarne il genio. A quale Juve son stato più vicino? Alla Juventus della Triade”.