La Juventus non è definitiva - Calcio News 24
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2016

La Juventus non è definitiva

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paolo rossi

Palermo – Juventus: la poca memoria di certi commenti

Higuain con la concreta possibilità di battere a rete dopo appena 13 secondi. Una punizione di Pjanic che Posavec respinge di pugno con qualche fatica. Mandzukic che batte di testa a colpo sicuro su corner battuto da Pjanic e non c’entra la porta. Il bosniaco – giustamente bocciato dalle valutazioni mediatiche per la timidezza della sua gara – che mette Higuain davanti alla porta ma il portiere palermitano riesce a uscire con tempestività. Una ripartenza che ha tutto per essere determinante ma Lemina si fa ingolosire dalla tentazione e va a concludere trovando l’opposizione ancora di Posavec.  Tutto questo nel primo tempo. Nella ripresa c’è ben poco, se non un pallone che Khedira offre a Mandzukic e sembra gol fatto al momento dell’impatto con il pallone, se non ci fosse un’altra prodezza del connazionale Posavec.

Nei commenti particolarmente duri del giorno dopo riguardanti la vittoria della Juve a Palermo, molti giustificati per la confusione di tanti momenti di gara e di un certo affanno nel finale dove qualche cross ha attraversato pericolosamente l’area bianconera, chissà se ha avuto un qualche peso sul fatto che Higuain e compagni non siano andati in gol nelle opportunità che si sono creati, finendo per ottenere il massimo premio con un harakiri di Goldaniga. Perché che la Juve sia stata brutta è sicuramente vero, come ha detto chiaramente Allegri. Ma che non si possa fornire prestazioni così o che le big d’Europa giochino meglio o che sia stato fatto un brutale passo indietro tale da generare inquietudini e preoccupazioni eccessive per la Champions mi pare un dato del tutto esagerato. Ho letto persino che secondo alcuni questa sia stata la Juve più brutta degli ultimi sei anni (e meno male che si sono fermati lì: ci sono anche coloro ingigantiscono il periodo temporale con la speranza di diventare autorevoli). Sarebbe troppo facile ricordare loro la partenza della scorsa stagione o anche quelle non rare gare che capitano in ogni campionato di scarsa brillantezza, nelle quali è facilissimo perdersi e perdere se non si possiede la capacità di raccogliere il massimo dal poco che si fa.

Avevo scritto prima di Palermo delle aspettative che c’erano verso una Juve che in trasferta facesse il salto di qualità manifestando coerenza con quanto mostrato negli incontri casalinghi. Insomma, che i 3 punti si associassero a una produzione spettacolare, una prova di forza sul tipo di quelle che faceva la Juve del 2006 quando andava ad Ascoli o Empoli e in poco tempo chiudeva i conti esibendo integralmente tutta la sua prepotenza tecnica. Evidentemente, non si è ancora a questo punto, anche se allo Juventus Stadium invece si manifesta una superiorità che annichilisce gli avversari e chiude le gare già nella prima frazione di gioco. Ma pensare che l’una o l’altra, che il bene o il male, rappresentino la condizione permanente della Juventus edizione 2016-17, è francamente una lettura non solo ingiusta concettualmente, ma anche ingenerosa nei confronti di un lavoro di rinnovamento che è in atto ed è solo ai primi passaggi. Higuain e Mandzukic ieri erano di fatto alla loro prima prova, ad di là del quarto d’ora estivo contro l’Espanyol, peraltro con Dybala alle loro spalle a supportare con il genio i loro embrionali movimenti. In più, resto convinto di come molto ruoti attorno a Miralem Pjanic, è lui il nuovo perno attorno al quale si struttura la disposizione, i sincronismi, i tempi. Bocciare questa non semplice operazione di novità per una partita insufficiente o esaltarla eccessivamente quando avviene il contrario non ha molto senso.

Nella vittoria di Palermo – e più in generale in tutto questo primo periodo – c’è un dato altamente significativo, che acquista un valore ancora più grande nel momento in cui Asamoah si vede costretto a un’operazione al menisco: la personalità di Lemina. Si possono giudicare diversamente le sue prestazioni, si può credere o meno che sia “un campioncino” secondo la definizione di Beppe Marotta, ma quel che è certo è che si è conquistato un posto e una credibilità che lo rendono un elemento importantissimo. Non è una notizia di poco conto, a maggior ragione dopo un mercato nel quale non è riuscita a concretizzarsi l’ultima operazione riguardante Witsel.

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