Il Chelsea sta attraversando una stagione non positiva. In estate, Roman Abramovich, magnate e patron dei ‘Blues’, ha deciso di affidare la guida tecnica della squadra al giovane e preparato Andre Villas-Boas. Il portoghese, 34enne, è un coetaneo di gran parte della rosa dei londinesi, con i vari Lampard, Drogba e Terry che spesso diventano virtualmente assistenti del manager in campo, guidando i rispettivi reparti. Il portoghese, da molti visto come il ‘figliol prodigo’ di Josè Mourinho, anche se a lui questo nomignolo non fa per niente piacere, ha ammesso ai microfoni di “The Technician”, rivista ufficiale dell’Uefa, di avere qualche carenza per quanto riguarda esperienza e polso con una realtà  come quella del Chelsea: “Per via della mia età  e per il fatto che non ho avuto un passato da calciatore professionista, non potrei mai assumere un atteggiamento dittatoriale con la squadra. Devo lasciare che i giocatori mi diano il loro input in merito ad alcune situazioni. Io incoraggio sempre i giocatori a partecipare con le loro opinioni, per consolidare il gruppo, ad esempio, al Porto discutevo sempre con i giocatori ad inizio allenamento per determinare gli orari delle sessioni di lavoro ed assegnare i giorni liberi. Provo ad essere il più flessibile possibile nei confronti dei miei calciatori. Bisogna sempre costruire un rapporto reciproco. Ovviamente, in qualità  di allenatore, le decisioni finali sono le mie e, se si arrabbiano alcune persone, amen. Lasciare fuori alcuni giocatori fa parte della vita di un allenatore, non è facile, ma sono pagato per fare questo”.