2016
Oceano Icardi, Higuain toro seduto e la Serie A che non ti aspetti
Giornata di campionato ricca di elementi e considerazioni: non solo Inter – Juventus sul banco
Il quarto turno del campionato di Serie A 2016-17, spezzettato in tre giorni, lascia in eredità quel senso di apertura che nelle premesse era difficile rintracciare. Il preambolo, fin troppo ovvio ma sempre da ricordare, è che sia talmente presto da risultare impensabile lanciarsi in bilanci o in considerazioni semi-definitive: alcune indicazioni però arrivano forti e chiare ed appare opportuno spenderci qualche riga.
ICARDI OGGI E’ IL TOP – Come te nessuno mai. Mauro Icardi cambia la storia di una Inter – Juventus che eravamo pronti a narrare come l’ennesima dimostrazione di forza e cinismo bianconeri: a maggior ragione che i nerazzurri si erano espressi meglio sul campo da gioco. Come a dire: ma se vincono anche quando giocano peggio dell’avversario, chi mai potrà fermarli? Ed invece il ciclone Maurito si abbatte su una Juventus che resta a guardarlo: il gol, di rara dominanza, l’assist per chiarire al mondo del calcio come i fondamentali tecnici siano di primissimo spessore. Ma quel che lascia oggettivamente senza parole è la debordante personalità di questo classe ’93: ragazzo tranquillo e pacato, a dispetto delle discussioni da bar che appunto lasciamo ai bar, ha la serenità per lasciarsi scivolare addosso critiche e momenti bui per poi incidere quando è richiesto. Viene da domandarsi dove sarebbe arrivato l’ingegneristico Napoli di Sarri se davvero fosse riuscito a mettere le mani su questo fantastico centravanti.
LA PANCHINA E IL CAMPIONATO CHE NON TI ASPETTI – Novanta milioni di euro, la cifra record che la Juventus ha versato nelle casse del Napoli per esercitare la clausola rescissoria pendente sul contratto di Gonzalo Higuain, non vanno in panchina nel giorno del tanto atteso derby d’Italia. No, così i conti non tornano. O tornerebbero in un solo caso: qualora Allegri ritenesse questa Juve talmente superiore alla concorrenza interna da potersi permettere una roba del genere. Le telecamere inquadrano spesso il fuoriclasse argentino: nasconde bene, ma dentro arde. Più che un’esplosione sembra assistere ad un’implosione, tiene tutto dentro perché sa che alla Juventus non si sgarra ma dà la sensazione di un toro in gabbia, che vorrebbe spaccare il mondo ma che si ritrova ad interrogarsi sulle ragioni di questa panchina. Sullo sfondo una Juventus che a San Siro non funziona: il centrocampo è lento e sbaglia tecnicamente, Allegri nel post-partita non fa nulla per nasconderlo. Conseguenza: l’aggressività dell’Inter funziona. Ed anche la qualità, in mediana ieri probabilmente maggiore a quella dei campioni in carica. La sconfitta della Juve contro la rivale di sempre riapre il campionato. Sì, lo riapre, perché la carta conterà anche poco ma vale il giusto e mai come quest’anno racconta(va) di una contesa oggettivamente sbilanciata sulle tinte bianconere.
LA NUOVA CAPOLISTA E LA SOLITA ROMA – Al comando solitario della classifica di Serie A ora c’è il Napoli di Maurizio Sarri, che rimpiangerà non poco quel primo tempo di Pescara e qualche episodio nel finale, fattori che hanno fatto mancare il punteggio pieno. L’attuale capolista è la squadra che più delle altre può impensierire il cammino della favorita Juventus: ha un’alchimia tattica che nessun’altra può vantare e che può ulteriormente evolversi nel secondo anno della gestione Sarri, ha una rosa completa nella quantità e nella qualità, ha trovato in Milik qualcuno che non perde il suo tempo a badare a chi c’era prima di lui o a chi ci sarà dopo di lui. Il centravanti polacco vive il momento e sa captarne i segnali: a Kiev il Napoli perdeva e ci ha pensato lui, con il Bologna si era messa male ed è entrato dalla panchina a mo’ di salvatore della patria. Ancor più giovane (’94) del collega Icardi, sono i volti del nostro campionato. Perché se dell’Inter abbiamo già detto e comunque siamo costretti ad attendere ulteriori verifiche, della Roma sembra sempre di poter dire quel che già si conosce. Una storia che si ripete, un copione che perde l’attimo non appena deve dimostrare: ci sta di perdere a Firenze attenzione, ma se la Roma vuole cambiare la sua storia queste partite tocca iniziare a vincerle.