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2012

L’assist che non ti aspetti

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frammento bn

Ci sono campioni da 12 milioni di ingaggio all’anno; ci sono allenatori da 10 milioni l’anno; ci sono diritti televisivi, partecipazioni alla Champions League e all’Europa League, ci sono trasferimenti che permettono di evidenziare cifre ben più alte e da altri e alti palcoscenici. Poi ci sono i gregari, ci sono i giocatori che vivono da mediani, ci sono i giocatori che lottano, fanno dell’umiltà la propria fede e quando devono ringraziare pensano alla famiglia e se pregano lo fanno per i loro cari.

Dai piedi dei primi passano le grandi giocate, i mal di pancia, le lamentele – perché non solo gli italiani sanno lamentarsi, ma mai abbastanza da non averne più – i litigi con il pubblico, le prime pagine dei giornali; dalla testa, dai piedi, dalle gambe, dal petto dei secondi passa la vittoria della squadra, passa la gioia, passa la copertina mancata. Lo sa bene Andrea Rispoli, giovane difensore classe ’88 nato a Cava de’ Tirreni, comune della provincia di Salerno. Rispoli, il cartellino del quale è di proprietà del Parma, è stato l’eroe della promozione della Sampdoria in Serie A, ma che i più se ne siano accorti soltanto al 90′ del ritorno della finale con il Varese non c’è da meravigliarsi.

Un periodo nero quello per Rispoli, il giocatore umile che durante le vacanze torna ad aiutare la famiglia nel ristorante di proprietà della sua città: il momento più basso della stagione l’ha toccato insieme con tutta la Sampdoria di Gianluca Atzori, che lo aveva voluto fortemente a Genova. Erano a Nocera Inferiore, quell’ultima settimana di ottobre, quando arrivò quella sconfitta per 4 a 2: le contestazioni, le critiche, le polemiche furono incessanti e la debolezza di un giovane, di un 23enne, può palesarsi molto facilmente in quel momento e in quelli successivi. A gennaio Giuseppe Iachini chiede l’acquisto di Gaetano Berardi e per nove giornate sostituisce il salernitano con lo svizzero: a rincarare la dose ci pensano i giornali, che rimandano sia Rispoli che Castellini in patria, a Parma, dando per scontato che non ci sarà il riscatto per i due.

Eppure Iachini l’aveva conosciuto a Brescia, dove Rispoli era arrivato a 16 anni, strappato alla sua gioventù cavese, dalla quale va via per farsi le ossa. Lo aveva conosciuto, quasi cresciuto, ma sembrava non volersi affidare a lui. Quasi come un capriccio nei confronti delle scelte dell’allenatore precedente, ma l’impegno di Rispoli non viene meno, non si disperde, anzi emerge. Nelle quattro sfide playoff, quelle che la Sampdoria porta a casa una a una per costruire la promozione, è Rispoli l’uomo in più: con il Sassuolo sgaloppa, corre, fatica, macina, conserva carburante come se fosse sempre fresco. Con il Varese al 90′, dopo una partita intera di corsa sulla fascia destra a difendere e attaccare, sembra che sia ai primi minuti di gara: ha la lucidità, dopo aver corso tutto il campo palla al piede, di alzare la testa, guardare l’inserimento di Renan e preferirgli Pozzi, che arrivava a rimorchio: un filtrante preciso, un colpo preciso. È promozione in Serie A. 

Ai microfoni di SkySport Rispoli ostenta un accento chiaramente salernitano: affonda sulle consonanti dure, trascina le vocali, così come trascina le lacrime, prova a trattenere l’emozione; mantiene il cuore, che stasera è andato oltre l’ostacolo. La promozione della Sampdoria passa da Andrea Rispoli, passa da lui così come passa da Nicola Pozzi, l’uomo da 20 goal questa stagione, e da Daniele Gastaldello, il capitano che non t’aspetti, che resta nonostante le avances della Juventus, che si prende l’onere della fascia dopo la partenza di Angelo Palombo e si diminuisce l’ingaggio, perché crede nel progetto. La promozione passa dai piedi di tutti, ma come in ogni squadra che si rispetti, perché la Sampdoria si rispetta, dev’esserci il trascinatore, il mattatore: stasera, mercoledì, sabato scorso, nell’ultimo mese, per tutti i tifosi blucerchiati in Italia quella persona è stata Andrea Rispoli. Una vita da terzino. L’uomo che non t’aspetti. Il giocatore che la copertina non l’avrebbe mai avuta. Fino a ora.