Raduno Milan, Galliani: "Abbiamo cambiato pelle. Sul mercato..." - Calcio News 24
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2012

Raduno Milan, Galliani: “Abbiamo cambiato pelle. Sul mercato…”

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MILANELLO – Intervenuto in conferenza stampa al fianco di Massimiliano Allegri e Massimo Ambrosini, Adriano Galliani, a.d. del Milan, ha aperto così il 27esimo raduno dei rossoneri della gestione Berlusconi: “Siamo al 27esimo raduno, sono tanti. Alcuni di voi giornalisti 26 anni qua erano qua, alcuni no, ma il MIlan negli ultimi 26 anni ha dimostrato di essere il club più forte d’Italia. Al di là dei trofei vinti, che sono 28, mentre 20 sono quelli dell’Inter e 17 della Juventus. Inoltre, un piccolo grazie al Corinthians che grazie alla vittoria col Boca Juniors ci ha permesso di restare il club più titolato al mondo. Come obiettivi ci prefissiamo quello di lottare per vincere lo scudetto, non diciamo vincere perché crediamo di dover sempre lottare. Inoltre, vogliamo ridurre il numero degli infortuni, perché anche l’Uefa dimostra che ci sono delle correlazioni dirette tra infortuni e risultati ottenuti. Devono diventare fisiologici e non patologici, perché nel calcio ci si fa male ed è normale. Ancora manca qualche giocatore in questo raduno, ma ci sono anche volti nuovi come Acerbi e Constant. Riteniamo di avere un organico all’altezza di poter lottare per gli obiettivi prefissati. Qui oggi con noi c’è Massimo Ambrosini, l’unico rimasto dello “starting eleven” della finale di Atene, al quale ho detto che avrà una responsabilità ancora più grande nello spogliatoio. Saluto con affetto tutti quei giocatori che ci hanno dovuto lasciare per motivi d’età. Purtroppo nel calcio si può giocare solamente fino ad una certa soglia, ma il capitano è qui e quando ci siamo sentiti mi ha fatto capire che sarebbe rimasto molto volentieri qui con noi”.

In merito alle voci che vorrebbero Allegri fuori dalle scelte relative al mercato dei rossoneri: “Le decisioni di mercato sono state sempre prese con gli allenatori. La paternità qui è di tutti. Non esiste una figura capo nel Milan, c’è solamente Il Milan, dove tutto viene concordato da ogni organo del club. La linea societaria è sempre stata questa e non è cambiata negli anni. Quest’anno abbiamo un grande numero di volti nuovi e di giocatori che sono andati via. Dovranno essere bravissimi il mister ed i gerarchi che sono rimasti come il capitano. Abbiamo cambiato pelle. È andato via il nucleo storico di quella finale di Atene, di cui conservo la foto meravigliosa in ufficio. È un Milan nuovo, è questa la risposta. Giovane? Io questa storia del giovane non l’ho mai capita. Ci sono i grandi giocatori ed i piccoli giocatori, l’età è irrilevante. Leggo tutti questi discorsi sui giovani, ma esser giovani non conta niente: grandi giocatori, medi giocatori e piccoli giocatori, il resto conta poco“.

Circa la posizione di Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic, dati ancora come possibili partenti: “Rimarranno, ma che ne so, il mercato è lunghissimo e può succedere tutto nella vita. Con questo non sto aprendo ad una loro partenza, ma non mi aspettavo anno scorso di prendere Nocerino ed Aquilani. Vi comunicherò alle 19.01 del 31 agosto quale sarà l’organico del Milan. Due anni fa non pensavo arrivassero Robinho ed Ibrahimovic dopo il Gamper, anno scorso Nocerino ed Aquilani. Nel mercato succedono cose imprevedibili, non parlo, sono successe due anni fa ed anche anno scorso. Non confermo né smentisco e commenteremo assieme il mercato del Milan il 31 agosto alle 19.01. Non confermiamo e non smentiamo, poi voi fate il vostro lavoro e prendete indiscrezioni. Se io avessi fatto il giornalista avrei fatto di peggio. Ho scritto per poco per “Il Cittadino di Monza e Brianza”, non avendo il “New York Times” a disposizione era quello che passava il convento (ride, ndr)”.

Infine, in merito alla possibilità di ripetere una stagione come quella del 2007 e quando i rossoneri torneranno a vincere una Champions League e lottare con le grandi d’Europa: “Il problema non è del Milan, ma del calcio italiano. Oggi noi fatturiamo la metà dei club spagnoli, che sono in una situazione incredibile, dove non c’è alcuna forma di mutialità, come negli altri paesi. Quando una squadra fattura 2 miliardi e le altre 18 ne fatturano 750 milioni, non puoi competere. Si parla molto di questi fantomatici top player, che penso significhi giocataore caro nel vostro gergo, che a me non piace. Una volta arrivavano tutti in Italia, ora non è più possibiel. Se vediamo le semifinali di Champions League, sono arrivate le prime tre per fatturato ed il Chelsea, che sta un pelino sotto il Manchester United al quarto posto. È cambiato questo concetto ed alcuni giocatori con certi stipendi e con certi costi di cartellino non sono più alla portata né del Milan, né dell’Inter, né della Juventus. Speriamo di farcela ad uscirne, faremo il possibile per farcela, noi siamo settimi in Europa per fatturato. Anno scorso siamo arrivati nei quarti di finale, nelle prime otto, dunque abbiamo fatto il nostro, e dobbiamo provare a migliorarlo. Anche negli Stati Uniti negli sport, che io seguo molto, il fatturato rispecchia la graduatoria finale, poi il primo può arrivare secondo ed il secondo terzo. Noi siamo bravissimi e facciamo il massimo nella nostra realtà e questo bisogna che voi giornalisti lo capiate. Non si può non tenere conto di un calcio italiano che vive in un momento di crisi del nostro Paese. Dispiace essere realisti, sarebbe bello fare gli ottimisti. Io non sono pessimista, ma in passato arrivavano in fondo alle Coppe Campioni la Stella Rossa di Belgrado, la Steaua Bucarest, l’Ajax ed il Benfica, oggi non ci sono più e le squadre sono cambiate per via dei ricavi e delle dinamiche del calcio. Se avevi Eusebio te lo tenevi per tutta la vita, come Cruyff ad Amsterdam, ma oggi Ibrahimovic non te lo puoi tenere ad Amsterdam. Si parla tanto della “cantera”, ma se non hai cifre iperboliche non puoi trattenere i giocatori che provengono dalla “cantera”, perché capita che il Messi della situazione dello strappa il Paris Saint-Germain o il Manchester City della situazione. È così semplice che non può non essere capito. Quei giocatori che prendono 10-12 milioni di euro ora non possono arrivare in Italia. Devi sfruttare altre situazioni e magari poi cogliere la palla al balzo se si presenta l’occasione per venderla. Credo che la tradizione e la storia nel calcio conti molto: il Real Madrid è rimasto il Real Madrid stando 32 anni senza vincere la Champions League, e sempre tale è rimasto. Noi siamo a cinque anni, ma mi auguro di fare lo stesso”.