2012
Anche senza Jovetic
Il progetto viola nasce nella scorsa estate. Obiettivo: rinascita. Ambizione: ottenere risultati scegliendo la via del bel gioco, direzione spesso minata ma se funzionante particolarmente redditizia. La proprietà sceglie di chiudere con il vecchio corso dirigenziale affidando il disegno tecnico della Fiorentina ad una figura nuova quale Daniele Pradè, rafforzando poi il ruolo di Eduardo Macia all’interno dell’assetto direttoriale.
LA GUIDA TECNICA – La prima scelta felice si chiama Vincenzo Montella. Troppo breve e particolare la sua esperienza sulla panchina della Roma per poter essere valutata adeguatamente, il tecnico partenopeo si fa le ossa in quel di Catania, piazza in cui si può lavorare bene e senza overdose di pressione. Un’esperienza felice che convince i Della Valle: è Montella l’allenatore del nuovo corso viola. Squadra del tutto rinnovata – ne parleremo a breve – e valorizzata: è qui però che emerge l’operato del tecnico. L’ex Aeroplanino, classe 1974, si dimostra al di sopra di ogni lecita aspettativa nell’amalgamare un gruppo nuovo di zecca, dare un’impronta di gioco basata su qualità, possesso palla e sfruttamento totale delle corsie laterali. Ad impressionare sono i tempi: la Fiorentina è già una macchina perfettamente funzionante che ha perso qualche punto di troppo in avvio di stagione per inesperienza, se così non fosse stato la sua splendida classifica attuale sarebbe qualcosa di davvero impronosticabile.
LA COSTRUZIONE DELL’ORGANICO – Imperativo qualità. Le scelte condivise da Pradè, Macia e Montella sono state improntate nella direzione della qualità con l’idea di esprimere un calcio gradevole e vincente, sommando la fisicità dei difensori. Viviviano si sta ritrovando, Roncaglia e Tomovic si stanno rivelando certezze assolute, Gonzalo Rodriguez sta smentendo chi – autore dell’editoriale compreso – pensava potesse trovare problemi nell’ambientamento in un torneo molto più complesso di quello spagnolo. Il centrocampo è il gioiello da mettere in mostra: Montella procede sulla strada della coesistenza di tre interpreti quali David Pizarro, Alberto Aquilani e Borja Valero. Quest’ultimo sembra il garante del funzionamento dell’ambizioso progetto: centrocampista totale, supremo nella lettura delle situazioni particolari della gara, fondamentale nell’equilibrio tattico. La sensazione forte è che l’unico neo della dirigenza è quello di aver fallito l’assalto ad un centravanti di valore assoluto: Montella fa di necessità virtù e trova continue alternative anche a questo, ma con un attaccante di peso in grado di assicurare un rendimento continuo questa Fiorentina avrebbe avuto il diritto di non porsi limiti.
LA PROVA DI FORZA IN CASA MILAN – Anche senza Jovetic è il titolo dell’editoriale. Un Milan sì in difficoltà strutturali ma pur sempre una squadra più titolata della Fiorentina ed in ripresa rispetto all’avvio di stagione, in trasferta, senza il fuoriclasse di casa: Stevan Jovetic. Quale migliore banco di prova per testare le reali ambizioni dei viola? La dimostrazione di forza della squadra di Montella è stata impressionante: un 1-3 che va oltre il risultato stesso perché figlio di un’imposizione di gioco mostruosa, di una qualità foriera di occasioni da gol continue, di un equilibrio generale che copre qualche situazione difensiva ancora da perfezionare. Ljaic, Toni e poi El Hamdaoui si sono sprecati oltremodo per non far rimpiangere il fuoriclasse montenegrino, ma l’impressione – a breve certezza – è che questa Fiorentina funzioni a prescindere dagli interpreti. Il calcio delle idee esiste ancora, c’è spazio per il buon lavoro: chapeau Vincenzo Montella, stai convincendo tutti e facendo ricredere gli iniziali scettici. Autore dell’editoriale compreso.