2012
15 minuti di fame e superbia: gli esami falliti nell?era Mazzarri, ora il Napoli studia da grande
Non una delle prestazioni più felici del Napoli al Marassi contro il Genoa. Almeno per 75 minuti. Lacune difensive evidenti, alla stregua di quanto accaduto nella scorsa stagione e nascosto a fatica in questa. Tratti di discontinuità all’interno della gara, manovra piuttosto compassata. L’ultimo quarto d’ora del Napoli – con annessi minuti di recupero – però è devastante. Tre gol per una rimonta decisa, convincente, che consente al Napoli di restare attaccato al treno di testa e soprattutto non perdere la terza piazza.
VITTORIA FIGLIA DELLA FAME – Venti minuti di agonismo impressionante. I campioni e trascinatori partenopei – vedi Hamsik e Cavani – hanno mostrato i denti, cogliendo il momento particolare della gara e della stagione azzurra. Un momento probabilmente di non ritorno. Ora o mai più in poche parole: un altro risultato poco felice – dopo Juve, Atalanta e Torino – avrebbe dato vita ad un trend negativo e minato le già labili certezze del gruppo. Hamsik e Cavani sono chiamati a trascinare la squadra: poco da aggiungere sull’alieno uruguaiano, il centrocampista slovacco si è acceso al momento giusto in una gara ad intermittenza, rispondendo presente all’appello quando i suoi compagni necessitavano dell’acuto del campione: il gol del 2-3 è da fuoriclasse assoluto nel suo ruolo.
I PROTAGONISTI CHE NON TI ASPETTI – La spettacolare rimonta del Napoli al Marassi deve tanto a due subentranti: Mesto ed Insigne. L’esterno destro, alla sua prima da ex contro l’amato Genoa, sfodera una prestazione superba, segnando prima il gol dell’1-1, fornendo poi l’assist del decisivo 2-3 ad Hamsik. Schierato da esterno alto in un 4-2-3-1, tante le discese sulla corsia destra, pochi ancora gli elementi per poterlo considerare una nuova valida pedina per Mazzarri. Attese conferme. Capitolo Insigne: è la prima gara in cui il talento partenopeo si scopre decisivo. Impiegato tanto dal tecnico toscano, ha finora alternato buone prestazioni – quelle in cui non tentava di strafare – a uscite meno felici, occasioni nelle quali si intestardiva nella ricerca della giocata effimera. L’impatto sulla gara di Genova è finalmente devastante: tante giocate cristalline, superiorità numerica grazie alle sue iniziative, assist a Mesto, una traversa ed il gol finale. Prestazione totale che può creare dubbi nelle cristallizzate gerarchie dell’allenatore di San Vincenzo.
E’ UN NAPOLI CHE VUOLE CAPIRE COSA GLI MANCA – L’abbraccio del gruppo a Mazzarri a fine gara è il sintomo di una compattezza indubitabile. Il Napoli è un gruppo sano e di persone molto legate tra loro in termini sportivi ed umani. Un gruppo condotto negli anni oltre il reale valore dall’operato del suo allenatore. Gli obiettivi: alla luce della modesta campagna acquisti condotta dalla società ed in relazione alle concorrenti, i partenopei sono chiamati a fare ritorno in Champions League, risultato coerente e potenziale segnale di continuità per una squadra da tanti indicata come una meteora dei livelli calcistici più alti. Se qualcosa in più dovesse arrivare, si tratterebbe di miracolo. In meno di fallimento. Ma un Napoli che finalmente si riscopre più umile non vuole fallire e studia concretamente quel salto di qualità inseguito da un anno e mezzo, quando già nel febbraio 2011 fallì nello scontro diretto contro il Milan in quella inattesa ed incredibile lotta scudetto, quando nel marzo 2012 non uscì indenne dallo Stamford Bridge dopo aver umiliato il Chelsea – poi campione d’Europa – al San Paolo. Quando, dopo tante occasioni perse, non superò il Bologna due mesi dopo e diede l’addio al sogno di conferma immediata nella Champions League. Quando tre settimane fa giocò alla pari in casa della Juve perdendo poi nella ripresa. Se altri esami ci saranno, Mazzarri e i suoi ragazzi non vogliono fallire ancora.