Genoa, Del Neri: "Vi racconto tutta la mia carriera..." - Calcio News 24
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2012

Genoa, Del Neri: “Vi racconto tutta la mia carriera…”

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GENOA DEL NERI – Attuale allenatore del Genoa, Gigi Del Neri, intervistato per Sky Sport ‘I Signori del Calcio’ ha ripercorso un po’ tutta la sua carriera e le sue idee di gioco. L’intervista, realizzata prima della chiamata rossoblu, fa luce sull’allenatore e sull’uomo Del Neri.

Ho sempre faticato, come giocatore e allenatore, ma come allenatore ho avuto grandi soddisfazioni allenando grandi squadre, più che da giocatore. Chi sono? Un insegnante, con le sue idee, che possono piacere o meno, ma che mi hanno portato ad avere risultati e che qualche volta ho anche pagato. Ci sono state situazioni in cui ho avuto anche difficoltà, ma anche quello fa parte del gioco”, le parole del tecnico.

Sulla prima esperienza vincente, al Chievo: Il Chievo? L’ho aspettato, ero fermo da un anno, quando m’ha chiamato nessuno s’aspettava certi risultati. Il Chievo è stata forse la squadra che ha giocato il miglior calcio degli ultimi 20 anni, molti ragazzi che erano lì sono andati in grandi squadre e sono diventati campioni del mondo, sono ragazzi che hanno dato molto al sottoscritto, come Perrotta o altri sconosciuti, come D’Angelo o MoroLa coerenza era un dato importante di quel Chievo, il primo anno che andammo in ritiro tutti ci davano per spacciati, ma il nostro pensiero era capire se il nostro atteggiamento tattico era giusto per la Serie A: la prima partita di Firenze ha determinato ciò che il Chievo è diventato. Abbiamo avuto ragione ad essere coerenti con quanto fatto in Serie B: quella è stata la molla che ci ha fatti diventare importanti. Avere riconoscenza dai giocatori mi ha dato molto, perchè significa che ho avuto il giusto atteggiamento con loro e questo mi ripaga di tante amarezze”.

Sull’esperienza poi, meno positiva, del Porto: “Il Porto? Non sono nemmeno arrivato, praticamente… Probabilmente il pedegree di un allenatore contava molto in quel club, cercavo di cambiare le loro abitudini ma ho pagato dazio, i giocatori non volevano abbandonare il loro modo di essere vincenti: quella è stata la prima batosta che ho avuto”.

Quindi, le parentesi di Roma e Palermo: “La Roma? Sono andato via che eravamo quinti o sesti, c’erano tanti giovani in quella squadra, ho avuto la fortuna di avere anche giocatori importanti che hanno fatto tanti gol: Totti, Cassano e Montella. E’ stata un’annata molto particolare quella, ma non mi hanno cacciato, sono andato via, altrimenti può darsi che sarei ancora lì. Zamparini al Palermo? Ha sempre ottemperato ai suoi doveri, ma gli piacciono squadre che hanno sempre il pallino del gioco, con lui ho ottimi rapporti, ricordo i 15 giorni che feci con lui in montagna in ritiro: furono giorni di conoscenza molto intensa”.

Sul rilancio all’Atalanta e, soprattutto, alla Sampdoria:L’Atalanta? Ambiente giusto e giocatori motivatissimi, tra cui tanti giovani. Cigarini, Consigli, Valdes… giocatori che hanno e avranno una gran carriera. La Sampdoria? Eravamo partiti male, poi siamo riusciti a risalire, sempre grazie ai giovani: Tissone, Ziegler, Lucchini… Poi Pazzini e Cassano, tutti hanno determinato il risultato finale“.

Infine, il fallimento alla Juventus: “La Juventus? Rifarei sicuramente le stesse cose e pagherei di nuovo dazio come è successo, ma può capitare, ci sta che la società decida di cambiare. Da tutto si impara, non c’è mai un male che non sia un bene, era un momento di costruzione: forse c’era stata poca pazienza o forse non ero l’uomo giusto per portare avanti il progetto, come è stato poi dimostrato. A gennaio andavamo bene con tanti giovani, finchè c’erano anche Quagliarella e De Ceglie, più Iaquinta con i suoi limiti, onestamente: quella squadra poteva lottare per il quarto posto. Però non c’erano ragazzi con grande carattere, non sapevamo amministrare il vantaggio, potevamo ancora farcela ad un certo punto, ma i giocatori non ne avevano più e l’ambiente era in subbuglio. La squadra poi è stata migliorata, Conte ha avuto una formazione diversa che ha creato un gran risultato, e questo è merito suo, che ha costruito un gran team”.

Sui tanti campioni incontrati in carriera: Del Piero? Non poteva più giocare in Italia, dopo quanto fatto con la Juve, nessuno poteva dargli tanto, la sua è stata una scelta di cuore: ti allontani da quello che ami di più, per lasciare meno amarezza ha fatto la scelta giusta, in Australia saprà portare il suo essere uomo e una visione del calcio diversa. Cassano? L’ho incontrato a Roma e a Genova già lo conoscevo, tante volte non era d’accordo con me e sono stato costretto a lasciarlo fuori un mese e mezzo. Speravo nel suo orgoglio, con piglio di rivalsa è tornato per dare qualcosa in più, abbiamo vinto 5-6 partite senza di lui: quando è tornato ha fatto di più. Va bene parlare con i giocatori, ma nelle scelte di un allenatore nessuno deve entrare: ho sbagliato, ma anche dagli sbagli ho imparato, con coerenza. Giocare sulle ali per me è fondamentale e non cambio il mio modo di vedere il calcio, dare ampiezza e aggressività è fondamentale: questo è il senso del calcio. Corini? E’ un genio, giocava 20 metri più indietro quando sono arrivato al Chievo, gli dissi che non poteva. Lui ha determinato le fortune di quel Chievo“.

Parentesi finali sui giovani giocatori e… allenatori: “I club adesso fanno bene a puntare sui ragazzi, possono dare dei risultati. Tra gli giovani allenatori chi mi piace? Montella, non perchè mi ricordi il sottoscritto, ma perchè mi sembra sia portato a dare del suo al calcio, lo seguivo già nelle giovanili della Roma, i moduli poi sono relativi, ma credo possa insegnare calcio. Mazzone? Lo incontrai quando ero giovane, lui allenava l’Ascoli, mi fece impressione già al tempo: uno con le mani toste, per me resta un punto di riferimento, lui come allenatori più vecchi“.