Gustavo Bartelt, bomber di razza - Calcio News 24
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2012

Gustavo Bartelt, bomber di razza

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Nell’anno in cui Zeman attacca pesantemente la Juventus per le note vicende riguardanti il doping, a Roma, in pompa magna, arriva un centravanti di grandi prospettive. La chioma bionda e le movenze da velocista fanno di Gustavo Bartelt il degno erede di Claudio Caniggia o addirittura di Abel Balbo, vista la scelta del “9” sulle spalle. Illusioni che durano una stagione (forse anche meno),  il centravanti argentino si rivelerà un bidone unico nel suo genere.

La storia di Bartelt, detto “El Facha” (il bello), inizia dall’All Boys, squadra militante nelle serie minori argentine. Il ragazzo gioca per divertimento, non sa cosa farà da grande e sceglie di fermarsi un anno in attesa di decidere il suo futuro. Intanto il Lanús nota le sue qualità, nel 1997 debutta nella Primera Division argentina con la squadra granata realizzando tredici reti in diciotto partite. I grandi club europei fiutano subito l’affare ma la Roma arriva prima di tutti, il presidente Sensi mette sul piatto tredici miliardi di lire e convince il biondo centravanti a firmare un ricco quadriennale. Una scelta che risulterà azzardata.

Zeman lo accoglie senza troppi giri di parole: “Bartelt?. Non ne so niente. Il presidente ha ufficializzato l’acquisto ma io non lo conosco”. L’accoglienza del tecnico non è delle migliori ma il precampionato inizia benissimo, Gustavo si esalta e parte titolare all’esordio con la Salernitana. La Roma vincerà 3-1 ma di lui nessuna traccia. Da quel momento cala il sipario sull’argentino, soltanto dodici presenze e zero gol. Non va meglio la stagione successiva, tre apparizioni e nessuna rete. “El Facha” lascia la Roma, va in prestito prima all’Aston Villa e poi al Rayo Vallecano. La porta non la vede mai, in due anni realizza una sola marcatura. Nel 2001 scoppia lo scandalo passaporti, Bartelt viene indagato insieme a Cafu e alla società per delle presunte irregolarità sull’acquisizione della cittadinanza italiana. Per due anni resta in giallorosso senza giocare una partita, abbandona l’Italia nel 2003 per continuare la sua carriera in Argentina; veste le maglie di Gimnasia la Plata, Talleres, Gimnasia Jujuy e All Boys.  In quasi dieci anni vede la porta soltanto tre volte, una vera macchina da gol.

Come tanti bidoni ritorna alla ribalta grazie alla stampa, dalle pagine de “Il Romanista”, nel 2008, accusa pubblicamente la Roma: “All’inizio con il presidente andavo d’accordo, poi per la faccenda dei passaporti il nostro rapportò si rovinò. Io ero innocente, lui lo sapeva bene, però non volle mai più parlarmi. Aiutò Cafu in tutti i modi a trovare un antenato, io invece venni ignorato. E rimasi solo e ferito. Con i romanisti non ho mai avuto problemi, anzi mi hanno fatto sentire sempre come uno di loro. Dispiace non aver dato di più a questa maglia, purtroppo alcune cose non andarono. La Roma ancora mi deve pagare due anni di contratto. Mi tenevano fermo a Trigoria, mi facevano allenare, senza darmi la possibilità di trovare un’altra squadra per giocare. Fu bruttissimo per me”.
Povero Gustavo, un bomber ferito.