2012
Galatasaray, Felipe Melo: ?Juventus fortissima grazie a Conte?
JUVENTUS GALATASARAY FELIPE MELO – La versione turca di Felipe Melo è sorridente e vincente, rispetto a quella a tinte bianconere. Il centrocampista brasiliano, che ha vinto l’ultimo campionato, in quello attuale si trova al comando ed è in corsa per gli ottavi di Champions League, ha raccontato il suo momento al Corriere dello Sport, dove ha parlato anche del big match di stasera tra Milan e Juventus. Ieri, invece, è stato lui il protagonista: dopo l’espulsione di Muslera, che ha lasciato il Galatasaray di Fatih Terim in 10, Felipe Melo si è messo i guantoni, visto che erano finiti i cambi, e ha parato al 90’ un calcio di rigore.
Felipe Melo, vive un bel momento…
«Contro il Manchester United siamo stati perfetti e adesso possiamo passare il turno. Importantissima anche la vittoria sull’Elazigspor: era semplice solo in apparenza. Il rigore parato? Mi ha aiutato Dio, ho aspettato fino all’ultimo secondo e ho guardato negli occhi l’avversario. Ringrazio i tifosi e i consigli di Taffarel».
Anche la Juve, che detiene ancora il suo cartellino, è prima in A e distante un punto dalla qualificazione…
«Sono felice di vederla così in alto, lo merita. Nessuna invidia perché a Istanbul sto benissimo e anch’io ho conquistato lo scudetto. Posso solo ringraziare la Juve per le porte che mi ha aperto e i suoi tifosi per come mi hanno sostenuto: non ne ho mai parlato male, l’hanno detto ma è una bugia».
La sua esperienza non è stata fortunata…
«Capita, nel calcio. E spesso il destino d’un singolo è legato a quello del gruppo: a Firenze facevo bene io e faceva bene la squadra; alla Juve è andato tutto storto, non è stato solo Felipe a sbagliare».
S’era creato fama di calciatore nervoso, inaffidabile. Smentita al Galatasaray…
«Sono sempre stato un lottatore, non ho mai risparmiato grinta e corsa: è anche per questo che la Juve mi ha pagato 25 milioni. Oggi, però, ho l’esperienza giusta per mitigare gli eccessi, una maturità che mi porta a non commettere più certi falli. Sono passati due anni, da quando vestivo di bianconero: in due anni cambiano tante cose».
Ha perso la Nazionale: è un capitolo chiuso?
«Guardo il presente, ma la speranza del ritorno c’è».
Mantiene rapporti con i vecchi compagni della Juve?
«Un paio di giorni fa ho sentito Fabio Grosso, con molti non ho contatti però c’è amicizia».
Del Piero è finito in Australia…
«Fatico a capire come non sia ancora alla Juve o in una grande squadra di Liga o Premier League: parliamo di un top player conosciuto in tutto il mondo e i top player devono giocare nei top club».
Esiste la possibilità di rivederla in serie A?
«Il Galatasaray ha fatto tanto per me, io ci sto benissimo e vorrei rimanere a lungo. Nel calcio, però, mai dire mai, tanto più che l’Italia mi piace moltissimo. Qui sono in prestito e ho un contratto con la Juve, vedremo che cosa riserverà il futuro».
Giudica la Juve favorita per lo scudetto?
«Sì, è fortissima. Ho conosciuto Conte e ho visto che gran lavoro svolge, e poi ci sono campioni anche in panchina, si può stravolgere la formazione senza indebolirla. Detto questo, è giusto tenere d’occhio l’Inter, che è riuscita a spezzare l’imbattibilità bianconera, e non sottovalutare Fiorentina e Napoli».
Il Milan dista diciassette punti…
«C’è chi spiega il crollo con l’addio di Ibra, ma El Shaarawy ha fatto 12 gol. E i campioni non mancano, a me piace moltissimo Boateng. I cicli di sofferenza fanno parte del calcio, io l’ho sperimentato a Torino: la cosa migliore è stare zitti e lavorare, adesso la Juve vive un momento dolce e anche il Milan saprà tirarsi fuori. Chi vince? Spero la Juve».
I bianconeri hanno rifilato tre gol al Chelsea: possono sognare anche in Europa?
«Non sarà facile, ma puntare alla Champions è legittimo: società e squadra sono all’altezza, lo Juventus Stadium è un’arma in più».
Un giudizio su Vidal, suo successore?
«Grandissimo, come Pirlo e Marchisio: il centrocampo della Juve è straordinario»
Una parola su Lucio, già suo compagno nella Seleçao…
«Non trova spazio e in una squadra che vince può succedere. Però è fortissimo, uno come lui dovrebbe giocare sempre».