Lazio, Lotito: "Dobbiamo continuare così" - Calcio News 24
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2012

Lazio, Lotito: “Dobbiamo continuare così”

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LAZIO LOTITO – Una lunga intervista, rilasciata durante la sua visita presso la sede del Corriere dello Sport, quella che ha visto come protagonista Claudio Lotito. Il presidente della Lazio ha toccato vari temi, partendo dalla sua gestione della società, a quasi dieci anni dall’acquisto del club dato in fallimento: “Dobbiamo proseguire in questo tragitto intrapreso da nove anni, rispettando i famosi tre parametri di cui ho sempre parlato. Oggi abbiamo una squadra quadrata, ma credo che manchi ancora la mentalità da grande squadra. Questo handicap nasce dall’ambiente. Molti parlano ancora di Lazietta, forse perché ha avuto in passato tanti problemi e non ha ottenuto risultati, a parte l’era cragnottiana in cui erano state spese ingenti risorse. Perchè ho acquistato la Lazio? L’ho fatto per il gusto della sfida. Rilevarla significava salvaguardare un patrimonio tecnico, sportivo, culturale. E’ nata nel 1900, fa parte di una Polisportiva, è la prima squadra della Capitale. Capisco che a qualcuno possa dar fastidio, ma è la verità. Sarebbe stato più semplice farla fallire e prenderla a costo zero, come hanno fatto tanti miei colleghi. La Lazio guadagna soldi per pagare i debiti. Io non percepisco un euro. Quando uno chiede dei sacrifici, dev’essere il primo a farlo. Appena sono entrato, ho eliminato gli emolumenti del Cda, ho eliminato le consulenze. Il mio predecessore guadagnava 500 mila euro, l’amministratore delegato un milione. il direttore generale 400 mila. Ho fatto cose contro i miei interessi. Mettendo 25 milioni per il 21 per cento. Oggi ho oltre il 67%. E’ una società non scalabile, lo dico e lo ripeto a chi parla di arabi. Mi piacerebbe che la squadra ritornasse ad assurgere a quei risultati che aveva conseguito alla fine degli anni Novanta. Se chiedi sacrifici, devi essere il primo a farli. Ho indossato il saio e mangiato a pane e acqua. Cosa succede con Diakitè? Diakitè l’ho preso dal Pescara e l’ho portato nella Primavera. L’allenatore di allora non lo vedeva. Prendeva uno stipendio di un certo importo, l’ho tutelato come se fosse un figlio, si ruppe una gamba, gli rinnovai il contratto quando stava male. E lo vorrei tenere. E’ un anno e mezzo che glielo dico, lui spara una cifra spaventosa per firmare, fuori da ogni logica. Più del doppio di quello che prende Biava. L’Inter? Dicitur… Non dicunt. Ho posto il problema. La fonte mi ha negato. Ho parlato con Fassone e Moratti. Se domattina Diakitè si comporterà in modo diverso, vedremo. Sono per la parabola del figliol prodigo.

Si passa poi a passare in rassegna alcune scelte del passato, in particolare per quanto riguarda gli allenatori degli ultimi due anni: “Zola? È stata una mia invenzione per stimolare Reja. Edy non sopportava la pressione della piazza, era arrivato sul punto di andare via. Non sapete quante volte ho difeso e spronato i miei allenatori. Ballardini era un buon tecnico, fu solo sfortunato, perché capitò nel momento della guerra, si erano create situazioni di ingovernabilità nello spogliatoio. Ma io lo ricordo con stima. Ha vinto la Supercoppa contro Mourinho, l’ha vinta tatticamente, mi disse metto Matuzalem dietro le punte, Mauri perché mi dà subito profondità. Vincemmo con un gol di Matuzalem vicino alla porta e un altro di Rocchi lanciato da Mauri. Ballardini entrò in Europa League, poi la squadra crollò. Le tensioni erano troppo elevate, mi chiese di andare via già dopo Firenze. Alla fine, quando non poteva esserci più rimedio, concordammo il divorzio. Mi arriva una telefonata, mi dicono c’è Reja a Spalato, aveva una clausola, poteva liberarsi. Andava convinto il sindaco, che aveva in pugno anche la squadra di calcio. Due giorni infernali di trattative. Edy si convinse a venire alla Lazio, ma dopo la sconfitta con il Bari, era passato appena un mese, se ne voleva andare, si era dimesso. Gli dissi con forza: “Rimani qua”. Lo feci tornare a Roma. Ora andate tutti in ritiro a Norcia, ordinai alla squadra. Erano tutti riuniti a Formello, portai lo psicologo e davanti alla squadra feci un discorso di grande responsabilità. Non vi mando in ritiro per punizione, ma solo per ritrovarvi. Non vi potete permettere di prendere in giro in tifosi. Avete deciso di andare in B? Liberi di farlo, ma a Roma poi non ci tornerete.

Si chiude con un giudizio sull’attuale Lazio, quella che con Petkovic sta volando nelle prime posizioni: “Siamo ad un altro livello. Petkovic ha respiro internazionale. Non è un integralista, gli deriva dalla sua cultura umana, ha lavorato alla Caritas. Rossi l’ho sostenuto molto, ma lavorava bene sul campo. Reja è un uomo di grande esperienza, gestiva i rapporti nello spogliatoio. Petkovic unisce le due cose, e in più ha una grande capacità comunicativa. Mi piace questa Lazio. Ho un gruppo fantastico, di gente perbene, rispettosa, sono orgoglioso della squadra. Ne vado fiero.