2013
Udinese, Guidolin: ?Sono nella storia del calcio. Futuro..?
UDINESE GUIDOLIN – Attende un grande appuntamento Francesco Guidolin, che sabato contro la Juventus scenderà per la 500esima volta in panchina: «Mi sento in gran forma. Mi piace lavorare, preparare la partita. Ancora non mi pesa. In panchina soffro sempre troppo ma questo fa parte del mio carattere un po’ ansiogeno. Traguardo storico. Perché entro nella storia del calcio italiano. Se penso che sono assieme a gente come Mazzone, Trapattoni, Liedholm, Rocco e Bernardini mi vengono i brividi. Se poi aggiungiamo tutte le altre partite delle serie inferiori e quelle dell’anno a Monaco arriviamo a 920. È bello fare 500 proprio qui, dentro questo territorio che sembra costruito apposta per me», ha dichiarato l’allenatore dell’Udinese al Corriere della Sera, dove ha ripercorso il suo passato: «Allora non avevo l’allenatore in seconda. Si gestivano gruppi di 18-20 persone. Adesso, tra tecnici e preparatori atletici, ho con me 12 collaboratori. A proposito, un grande abbraccio a tutti quelli che hanno lavorato con me: se ho raggiunto questo traguardo è stato grazie alla loro pazienza. Mi hanno sopportato e supportato. Com’è cambiato il mio calcio? Ero un sacchiano convinto e ambizioso. Sono partito da lì e poi ho fatto le mie esperienze, ho sperimentato tutti i sistemi di gioco. Credo di essere stato il primo ad applicare in Italia il 4-2-3-1».
«L’Udinese 2010-2011 e il Palermo del quinto posto, quello di Amauri del 2006-2007. Avversario più ostico? Probabilmente la Juve di Lippi. Per carattere e temperamento era abbastanza simile alla Juve di Conte ma con maggiore qualità. I tre più grandi calciatori con i quali ho lavorato? Di Natale, Signori, avuto a Bologna, e Vieri con me a Monaco. E devo escludere campioni come Amauri, Cruz, Toni, il giovane Cavani, Sanchez e Milito. Miei allenatori cult? Bagnoli e Sacchi. Bagnoli è quello che mi ha formato di più, era saggio e intelligente. Ho cercato di ispirarmi a lui anche per la riservatezza. Sacchi invece mi ha tramortito con la sua rivoluzione», ha proseguito Guidolin, che poi ha ricordato la sua gioia più grande ed anche la sua più cocente delusione: «Quando penso alle mie 500 panchine di A non posso non ricordare che ho fatto tre volte il campionato di serie B con Vicenza, Palermo e Parma e che l’ho sempre vinto. Ovviamente la Coppa Italia conquistata con il Vicenza, una provinciale in tutto e per tutto, resta indimenticabile. Delusione? A Bologna. Al termine di un campionato giocato nelle prime posizioni, perdemmo a Brescia e ci ritrovammo improvvisamente settimi, fuori non soltanto dalla Champions League ma anche dalla Coppa Uefa. Finimmo in Intertoto. Era il 5 maggio 2002, Così io, da interista, ho vissuto un 5 maggio doppio».
Il tecnico di Castelfranco Veneto ha poi rievocato l’esperienza alla guida del Monaco: «Avrei potuto continuare ma avevo riannodato il filo del discorso con il Palermo con cui potevo giocarmi una classifica importante, era l’anno delle penalizzazioni. A Monaco fu comunque una stagione molto bella. Lì ho capito che all’estero professionalmente si sta meglio, c’è un’aria più rarefatta, più serena che da noi».
Sul futuro, invece, spiega: «Non lo so. Verrà il momento delle riflessioni. Alcune le sto già facendo. Fare qualcosa di diverso nel mio mondo. Vorrei rimanere a Udine, lavorando con la famiglia Pozzo, anche non da allenatore. Magari con un ruolo di coordinatore tecnico dei nostri tre club: Udinese, Watford e Granada».
Un tuffo nel passato, infine, per cambiare magari il volto ad una partita: «Mi giocherei in maniera diversa, più coperto, la semifinale di Coppa delle Coppe con il Chelsea. Avevamo vinto 1-0 a Vicenza con un gol di Zauli e stavamo vincendo 1-0 anche a Stamford Bridge con una rete di Luiso al quale fu pure annullato un gol valido. Per essere eliminati avremmo dovuto prendere 3 gol e prendemmo 3 gol, di cui 2 in contropiede. Ecco, se ne avessi la possibilità, se avessi la bacchetta magica, mi rigiocherei quella partita».