Ieri era fondamentale passare il turno di Coppa Italia e raggiungere le semifinali: lo era per la Roma di Zeman che, seppur a fatica, centra l’obiettivo e si conquista un po’ di tranquillità in vista dell’Inter. Ma quali sono le prospettive di De Rossi e compagni? Lo abbiamo chiesto in esclusiva al noto giornalista sportivo Roberto Renga, esperto di cose giallorosse, che guarda oltre il successo contro la Fiorentina, denunciando scenari societari incerti:

“Zeman ha cancellato voci, polemiche, insulti e veleni facendo l’AntiZeman. A Firenze ha addirittura proposto una difesa a tre (a cinque, a sette, a dieci) pur di passare il turno di Coppa e ridare pace ad un ambiente ormai surriscaldato. Mettere uno difensore in più (pratica normale per la maggior parte degli allenatori italiani) per Zeman è una bestemmia tattica, un bacio di Giuda, la cancellazione di una carriera all’insegna dell’attacchiamo, il resto non conta. Gli è andata bene. Ora a Roma, nonostante un tempaccio che allarma Alemanno, ormai in lite con la Sinistra anche per motivi meteo, sembra quasi che risplenda il sole. Zeman può stare tranquillo e contro l’Inter tornerà al suo quattro-tre-tre.

Ma Zeman aveva responsabilità? Sì e no. Ha gestito male De Rossi, questo è noto. Ma per il resto ha fatto ciò che Zeman doveva e poteva fare. Molti gol segnati e molti gol presi, tutto nella norma. Chi chiama Zeman non ha in testa l’idea di vincere, ma quella di prendere tempo, richiamare gente allo stadio, divertire se possibile. Al momento il divertimento non è stato molto. Però il tecnico ha rilanciato o lanciato giocatori prima depressi e deprezzati.

La Roma, che sta andando più o meno come l’anno scorso, paga un evidente vuoto presidenziale. L’occhio e la voce del padrone risultano fondamentali. Nella Roma succede di tutto e nessuno interviene. C’è chi compra come capita e come gli va. C’è chi legge poesie e recita monologhi. C’è il turn over degli amministratori delegati. Ora è arrivato un americano esperto di pallamano e che si definisce allenatore dei dirigenti. Sembra un film natalizio e invece è realtà. Ma diciamolo piano, altrimenti si arrabbiano”.