2013
Milan, El Shaarawy: ?Magari arrivassero Kakà e Balotelli?
CALCIOMERCATO MILAN EL SHAARAWY – Ha smesso di segnare, ma la sua importanza nello scacchiere di Massimiliano Allegri è rimasta inalterata: parliamo di Stephan El Shaarawy, che non si abbatte: «Non è una vita che non segno. Sono due partite, quattro in campionato, ma in mezzo c’è stato il gol in coppa Italia alla Juve. Quindi sono due», ha dichiarato l’attaccante del Milan alla Gazzetta dello Sport, dove ha parlato anche di Niang: «E’ bravissimo, si sta integrando in fretta e in allenamento fa vedere grandi cose. Mi ricorda un po’ Balotelli, per la forza che ha. Niang ha solo diciotto anni, ma ha una forza fisica impressionante».
E proprio su Balotelli e i possibili movimenti di mercato rossoneri il centravanti ha detto la sua: «E’ la società che decide quali sono i calciatori che possono arrivare. Posso solo dire che Mario è un giocatore di altissimo livello, che in nazionale con lui mi sono trovato molto bene, e che non penso proprio che sia folle. Kakà? Era il mio idolo, lo è sempre stato. Da ragazzino sognavo semplicemente di incontrarlo. Mi interessava come giocatore ma anche come uomo, perché mi sembrava una persona buona, proprio come me. Mi identificavo in lui. Quando l’ho incontrato in amichevole gli ho chiesto la maglia, e quando se l’è sfilata e me l’ha data per me è stata un’emozione fortissima. Kakà era esattamente come me lo ero immaginato: una persona positiva oltre che un campione. Potrebbe dare tanto al Milan. Pato? Mi dispiace che se ne sia andato, poteva fare ancora tanto qui».
El Shaarawy spiega poi i segreti del suo exploit: «Primo, la fiducia dell’allenatore. Anche ora mi dà sicurezza, mi dice: “pensa a come giochi, il gol arriverà”. E ho sempre avuto anche la fiducia dei compagni e della società. Secondo fattore, l’esperienza dell’anno scorso. Non tanto la partita, ma i ritmi dell’allenamento e la convivenza con tanti campioni, che mi hanno fatto maturare mentalmente. Terzo fattore? La presenza costante dei miei genitori, di mio fratello, del mio procuratore. Mio padre ha cambiato lavoro per seguirmi. Sono sempre con me, e per un giovane è fondamentale», e sulla sfida di Champions con il Barcellona, invece: «Risultato scontato? Io e i miei compagni non la vediamo così. Si parte da zero a zero e siamo 11 contro 11. Non sarebbe la prima volta che il Barça parte strafavorito e viene battuto dal Milan. Finale 1994? Sono giovane, ma so abbastanza di calcio per dire che le partite vanno giocate. Noi non molliamo niente».