2013
Milan – Kakà: Galliani non demorde e (forse) ci riuscirà
“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Così, Adriano Galliani, la scorsa estate, in una notte di fine luglio, decise di cullare i sogni dei tifosi milanisti, i quali, percossi dalle pene d’amore dovute alle cessioni in rapida successione di Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic al Paris Saint-Germain, speravano in un colpo ad effetto da parte dell’uomo mercato dei rossoneri. Magari, un doppio colpo, come quello che il 31 agosto del 2010 proprio lo stesso Galliani mise a segno con gli arrivi di Ibra e Robinho. Altri tempi, altri scenari, altra… fiscalità.
Certo è che nelle ultime sessioni di mercato, l’a.d. del Milan non è parso scaltro e lesto come invece lo abbiamo visto in passato.
Prima, nella sessione invernale del 2012, s’è fatto sfuggire la ghiotta opportunità di cedere Alexandre Pato al Paris Saint-Germain ad una cifra che oggi risulterebbe folle (infatti al Corinthians mica sono fessi: compensino e tutti contenti). Poi, sempre nella stessa sessione, in concomitanza con la mancata cessione di Pato, è arrivato anche il ‘no’ secco del Manchester City per lo sbarco di Tevez a Milano, sponda rossonera. La foto ricordo con Kia Joorabchian e l’attaccante argentino la ricordiamo tutti, una cartolina da conservare a Milanello. Insomma, morale della favola: arriva Maxi Lopez (che poi tanto male non ha fatto), ma non il ‘pezzo da novanta’.
Sfumano gli obiettivi di mercato e sfumano poi gli obiettivi stagionali. Si inizia a parlare di rottura tra Galliani e Berlusconi, Berlusconi ed Allegri, Allegri e Galliani… Inizia a trapelare un’aria particolare in Via Turati, si evince che sta arrivando la fine di un’era.
Un processo che viene sancito definitivamente quando vanno in scadenza tutti i campioni del ‘Diavolo’, ed in rapida successione lasciano lo spogliatoio Gattuso, Nesta, Seedorf, Zambrotta ed Inzaghi (con quest’ultimo che deciderà poi di restare, ma nella veste di allenatore). Il Milan cambia volto, ed anche filosofia. D’altronde, siamo in periodo di spending review.
Una pianificazione, questa, che non lascia spazio alle fantasie dei tifosi. In estate tornerà a farsi largo l’ipotesi di un ritorno di Kakà, trapelerà nuovamente il sogno Balotelli, ma alla fine Galliani concluderà nuovamente con un pugno di mosche (in termini di “top-player”, ovviamente), ma con due grandi intuizioni: una, sicuramente, è quella di puntare tutto sul talento indiscusso di Stephan El Shaarawy, rivelazione per eccellenza della Serie A e futuro campione internazionale, mentre la seconda sembrerebbe essere M’Baye Babacar Niang, classe ’94 che, in queste ultime apparizioni, ha dato dimostrazione del suo bagaglio tecnico e potenziale.
Nel frattempo, a Madrid (non certo l’oasi più tranquilla quando si parla di calcio), Kakà e Mourinho arrivano più volte ai ferri corti. Il tecnico chiede addirittura la cessione del brasiliano, ma la società non lo accontenta, con l’ex 22 rossonero che resterà in rosa (più che altro in panchina) e se ne starà tranquillo in panciolle a godersi il suo contratto da 10 milioni netti l’anno fino al 2015. E chi lo ammazza?
Ciononostante, Kakà dimostra di non aver perso lo smalto del campione e, occasionalmente, qualche perla ai suoi tifosi la regala (ad esempio, il gol realizzato contro l’Ajax che, ad un tifoso milanista, potrebbe rievocare vecchie magie alla Scala del calcio). Insomma, il ragazzo quando viene chiamato in causa risponde presente. La classe non è acqua e si vede…
Gennaio si avvicina e, inevitabilmente, lemme lemme, torna a galla la bomba di mercato: il Milan vuole ancora Kakà.
Stavolta pare la volta buona, il giocatore è disposto a tagliarsi nettamente l’ingaggio (riducendoselo ad un complessivo di 15 milioni di euro netti 3 milioni fino a fine stagione e 4 nei due anni successivi) pur di tornare a giocare ed essere protagonista ed in Via Turati gettano una bozza di contratto che il giocatore accetta in un batter d’occhio. C’è un’altra forte spinta da non sottovalutare che motiva Kakà a voler tornare a Milano, ed è il Mondiale del 2014 in Brasile (mica poco…). Tuttavia, che la firma ci sia stata o meno, poco importa, poiché la parola finale spetta comunque al Real Madrid.
Infatti, pochi minuti dopo l’accordo ormai praticamente formalizzato tra il Milan ed il giocatore, arriva una telefonata, direttamente da Florentino Pérez ad Adriano Galliani: “Per Kakà in prestito secco, anche per 30 mesi, non se ne parla“. Galliani va su tutte le furie, sa di essersi esposto mediaticamente, e sa benissimo che un’altra fumata nera di questo genere potrebbe influire nel suo rapporto con la platea. La rabbia dell’a.d. è palese quando si affaccia alle telecamere dei giornalisti a margine dell’evento della Panini afferma che ci sono problemi di ‘fiscalità’ che impediscono il buon esito dell’operazione. La fiscalità, questa volta, non c’entra un bel niente. Un Galliani inferocito ed arreso non avrebbe commentato, quella del dirigente milanista è una chiara mossa di mercato: “Il Real alza la posta? Ed io faccio un passo indietro“, forte del fatto che al Bérnabeu il desiderio è quello di liberarsi al più presto dell’ingaggio pesante di Kakà (oh, in Italia c’è la crisi, ma in Spagna non ci sono i Conquistadores e manco El Dorado).
La richiesta del Real Madrid è alta, di quelle importanti: 20-25 milioni di euro complessivi, spalmati in più tranche, con una serie di bonus legati alle prestazioni del giocatore. Un investimento che, per il Milan del giorno d’oggi che vive con lo spauracchio del redditometro, potrebbe sembrare pure eccessivo. E forse lo è. Ma in Via Turati sperano nella mediazione di Bronzetti e nell’abilità di Galliani per riuscire ad abbassare le pretese delle merengues. A 15 milioni l’affare si farebbe, sicuramente. Va convinto il Real.
Uno spiraglio resta. Kakà gode della stima completa del patron Silvio Berlusconi, il quale, chissà, in un periodo così clou per la sua figura professionale, potrebbe anche decidere di fare uno sforzo per quel ragazzo acqua e sapone che portò in rossonero nel 2003 e che poi gli ha regalato le gioie più recenti a livello europeo come presidente del ‘club più titolato al mondo’. D’altronde, Berlusconi dixit: “Se non si trovasse nel suo club e come ambiente ci fosse la possibilità di un suo ritorno al Milan, noi accoglieremmo Kakà a braccia aperte. È un grande, anche come uomo“.
Un amore mai finito che, dopo un giro immenso, spera ancora di poter tornare.