Esclusiva, Maifredi nel ricordo di Gianni Agnelli: "Pochi al mondo come lui. Vi svelo cosa fece per convincermi a restare alla Juve" - Calcio News 24
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Esclusiva, Maifredi nel ricordo di Gianni Agnelli: “Pochi al mondo come lui. Vi svelo cosa fece per convincermi a restare alla Juve”

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Per qualsiasi allenatore che prima del 2003 si sia seduto sulla panchina della Juventus, è assolutamente impossibile dimenticare Gianni Agnelli. Anche per chi è rimasto alla guida della compagine bianconera per soltanto una stagione, come Gigi Maifredi. L’ex tecnico della Vecchia Signora, in esclusiva ai microfoni di CalcioNews24.com, ha descritto così l’Avvocato nel giorno del decimo anniversario della sua scomparsa: “Era una persona fantastica, lo dico io ma credo lo dicano tanti altri. Quando si avvicinava a te, ti elettrizzava perché aveva un carisma eccezionale. L’Avvocato di trasmetteva delle forti emozioni, come lui ce ne sono stati pochi al mondo”. L’attuale direttore tecnico del Brescia si è poi soffermato sul rapporto che aveva con lo stesso Agnelli: “Ho avuto un anno di contatti giornalieri con lui, mi telefonava ogni mattina. In quegli anni si utilizzavano i primi telefoni fissi in automobile e me ne feci installare uno nella mia macchina, ma non sapevo il numero. Una volta mentre andavo verso casa, il telefono squillò e non sapevo chi potesse essere: era il presidente Agnelli”. Infine Maifredi ha voluto raccontare come l’ex presidente della Juve abbia provato a convincerlo a non andare via, seppur il divorzio sembrasse ormai imminente: “Prima della semifinale di ritorno di Coppa delle Coppe, contro il Barcellona, lui entrò nello spogliatoio mentre io ero fuori a parlare con i giornalisti. Credo non l’avesse mai fatto prima. Comunque parlò ai giocatori e gli disse: ‘Ricordatevi che tutto quanto è scritto può essere cancellato con una grande prova’, a voler dire ‘Cercate di passare il turno così io convinco Maifredi a rimanere’. Pur vincendo non riuscimmo a qualificarsi per la finale e tutto andò come previsto. Tentò questa mossa per tenermi, voleva dalla squadra una super prestazione che poi c’è stata, ma non fino al punto di dare colpo di spugna a tutto quello che si stava scrivendo in quel periodo. Lui stravedeva per me, tant’è che quando sono andato via mi ha tenuto per un’ora e mezza per sapere i motivi del mio addio”.

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