2013
Lazio, Klose: “Roma scelta felice, ma potevo finire al Barcellona”
LAZIO KLOSE BARCELLONA – Miroslav Klose è molto noto anche in Spagna: l’attaccante della Lazio, fermo per infortunio, in occasione del ricevimento di un premio, lunedì, ha concesso una lunga intervista in cui ha parlato di tante cose… tra queste, anche di Barcellona.
“In passato ho avuto offerte da Inghilterra, Germania, Turchia, ma alla fine, dopo una riunione con mia moglie Silwya ed i nostri figli Noah e Luan, abbiamo deciso di optare per la Lazio. Mia moglie è andata a Roma per studiare tutte le possibilità, i pro e i contro dell’Italia, adesso siamo molto felici della scelta fatta – ha raccontato Klose lunedì, nel corso del Gala del Mundo Deportivo per il premio Fair Play del Trofeo Kalise – . La Lazio giorno dopo giorno cresce sempre più, partita dopo partita. Siamo una grande squadra, a Roma sto bene. Parliamo molto lì, discutiamo su come giocare la palla e a chi passarla ad esempio… Se ci qualificheremo per la Champions League? Penso sia possibile arrivare in Europa a prescindere, se non attraverso la Serie A, vincendo la finale di Coppa Italia del 26 maggio”.
Sui derby con la Roma, il proprio rendimento personale e la propria vita nella Capitale: “Il derby romano è il massimo, non posso fare paragoni con Barcellona – Real Madrid, che non ho mai vissuto, ma vi assicuro che Lazio – Roma è tutto un altro discorso… Alla Lazio abbiamo ottimi giocatori quest’anno, siamo una squadra a cui piace tenere palla e non abbiamo ancora smesso di crescere. La mia importanza in biancoceleste? Non sono uno che pensa molto a sè stesso, forse perchè per me la squadra è l’unica cosa che conta: se la squadra fa bene, diventa tutto più bello. Come vivo a Roma e se mi manca la Germania? La verità è che noto che vengo molto apprezzato dalla gente, quando esco con la mia famiglia vengo sempre fermato dai tifosi laziali, ma mi è capitato di salutare anche tifosi della Roma, poi ho ancora contatti con altri giocatori tedesci, come Khedira, Ozil e tanti altri… Ho ancora bei ricordi della Germania, del Kaiserslautern, del Werder Brema, dove sono cresciuto molto come giocare, e chiaramente dei miei 4 anni al Bayern Monaco, dove ho imparato tantisismo”.
Su Guardiola al Bayern Monaco ed il proprio futuro agonostico: “L’arrivo di Pep Guardiola al Bayern è qualcosa di incredibile, si tratta di un acquisto eccezionale e sicuramente in Baviera lo spagnolo non avrà meno successo della sua precedente esperienza. Il mio futuro? Voglio arrivare al Mondiale del 2014, prima ovviamente dobbiamo qualificarci però, dopo penserò a smettere, vedo improbabile arrivare anche agli Europei del 2016. Come mi mantengo in forma a 34 anni? Ora mi alleno in modo diverso. Quando ero giovane rimanevo in campo dopo l’allenamento per migliorarmi sui tiri e le punizioni, ora lavoro per rafforzare i muscoli della schiena e delle caviglie per mantenermi in forma. Se la pesca è il mio segreto? Mi piace pescare, in laghi, fiumi e mari. Ho iniziato quando avevo 14 anni, prima andavo a pescare ogni mese, poi ogni fine settimana, adesso ogni volta che posso: è diventata una passione, mi permette di staccare dal resto e rilassarmi, poi andare a pesca con i miei figli non ha prezzo…”.
Su una possibile finale dei Mondiali contro la Spagna e sul… Barcellona: “La Germania è forte, nonostante abbiamo pareggiato l’ultima partita con la Svezia per 4 a 4, in squadra abbiamo molti giovani talenti. A me personalmente piace giocare contro la Spagna, con gente come Puyol o Piquè, perchè sono giocatori aggressivi: per essere un buon difensore, devi essee così, però sono anche due ragazzi corretti. Per il momento non ho mai vinto una partita contro la Spagna, è una mia mancanza, spero di riuscirci presto. Io al Barcellona? C’è stata una possibilità nel 2007, mi sarebbe sempre piaciuto giocare per il Barcellona, perchè è una delle migliori squadre al mondo, sarebbe stato sicuramente fantastico, perchè mi piace molto il calcio che si gioca qui, ma ormai è tutto passato… Alla fine sono finito al Bayern e penso sia stata una buona cosa, perchè come ho detto, lì ho imparato molto”.
Parlando ancora di Barcellona e quindi di Messi… “Ho buoni ricordi del Camp Nou da avversario, tranna una volta, quando Rafa Marquez mi colpì in faccia e passai la notte qui in Catalogna, per poi tornare in Germania per operarmi… Nel 2005-2006 persi 3 a 1 nella fase a gironi di Champions qui poi, ma questo non conta, perchè in generale giocare qui con il Barcellona è sempre e comunque un sogno. Se guardo altri attaccanti? Sì, mi piace studiarne i movimenti e la tecnica. Mi piace ad esempio un sacco il lavoro che fa Falcao, oppure come si muove Dzeko, un altro attaccante che mi piace molto, ma anche Villa, Cristiano Ronaldo, che è un grande, Thomas Muller, Pedro, che ora è esploso, mi piace molto anche Bojan: non mi stanco mai di vederlo in azione, adoro il modo in cui tratta il pallone. Messi? E’ il migliore al mondo, per un attaccante non penso sia frustrante vederlo vincere sempre la Scarpa d’Oro, perchè l’argentino è un bomber naturale. Nel suo caso è un insieme perfetto di cose: l’età, il talento e il successo. Non credo nemmeno che Messi sarebbe più scarso senza il Barcellona e i suoi compagni di squadra. Certo, avere dei buoni centrocampisti alle spalle come Xavi o Iniesta, o nel mio caso come Ozil, è cosa molto apprezzata, ma lui rimane il migliore a prescindere da tutto il resto, è un giocatore che pensa ad agisce ad una velocità molto, molto, molto alta, ma la sua caratteristica principale è che non si ferma mai, non è passivo, anzi è sempre attivo alla ricerca di occasioni e ha un repertorio infinito di azioni: si propone constantemente, dribbla senza batter ciglio ed è molto difficile da marcare”.
Cosa serve ad un attaccante per essere un grande? La risposta di Klose: “Ciò che caratterizza un grande attaccante è la sua visione periferica. Leo ce l’ha, ma anche io. E’ una cosa che mi aiuta molto nel gioco di squadra, perchè mi permette di vedere se i miei compagni sono in una posizione migliore e decidere in una frazione di secondo se tenere palla o passarla. Per la una squadra è fondamentale fare gol per vincere e credo che questa visione di gioco mi contraddistingue, senza di essa agirei con ritardo o contro gli interessi della squadra: conoscere ed osservare il gioco è sempre molto importante per creare occasioni”.
Capitolo finale, sulla propria vita personale: “I miei due figli giocano al momento nelle giovanili della Lazio e sì, sono entrambi attaccanti. Se diventeranno bravi come il loro papà? Vedremo…“.