2013
I top e flop players della 25^ giornata
TOP PLAYERS
Aquilani – Nella Fiorentina che travolge la brancaleonica armata Stramaccioni, molti sarebbero da “Top”, a cominciare dagli slavi Jovetic e Ljajic. Ci piace però segnalare l’ex romanista, nonchè fu Liverpool, Juventus e Milan, grande promessa del calcio italiano, mai completamente sbocciata. Di anni ormai ne ha 28, quindi, di esplodere non se ne parla più; però, quando gioca così, tra assist, colpi di tacco ed altre “genialate”, Aquilani è decisamente ancora un gran bel vedere.
Sau – Chiediamo, anzi, prentendiamo che questo “nanerottolo” di 169 cm possa avere la sua chance in Nazionale (a dargliela in un top club, ci penserà Cellino, tranquilli). Altri due gol e con la doppietta al Pescara, sono dieci. Implacabile come il miglior Romario in versione economica, possiede doti tecniche (e polmonari) fuori dal comune. Tanto per dirne una: ma non sarebbe stato più utile lui alla Juventus di Bendtner o Anelka? Il ritornello, ahinoi, è sempre lo stesso: con qualche oncia di fiducia e coraggio (oltre che competenza) si possono fare ottimi affari. Ma prima però, e non dopo che qualcun’altro abbia già fatto bingo.
Totti – A dire il vero, sarebbe da rosso diretto per la tacchettata, pericolosa e gratuita, che rifila al prezioso ginocchio del compare mondiale Andrea Pirlo nel primo tempo. Però… Però sblocca e decide una partita (probabilmente destinata al pareggio) fondamentale per la sua Roma, con una magia di violenza e precisione uniche, tipiche del suo repertorio. Ed oltre al gol? Un assist per Osvaldo e poco altro ma contava solo vincere e la missione riesce unicamente grazie a lui. Vi basta?
Emeghara – Concorrenza per la “Formica Atomica”, al secolo, Sebastian Giovinco. Ecco infatti spuntare dai resti della Lazio, la “Mosca Atomica”, alias Innocent Emeghara, nigeriano naturalizzato svizzero, in prestito al Siena dai generosi francesi del Lorient. Il nostro è una furia che si abbatte senza pietà sul soufflè Lazio, trasformandolo in una “schiacciata toscana” assai saporita, solo per i padroni di casa però. Doppietta e con questa fanno quattro: dobbiamo ripeterci? Com’è che a Siena lo hanno scovato e a Milano, Torino, Roma e Napoli niente?
FLOP PLAYERS
Muntari – L’indimenticabile ed indimenticato eroe (sfigato) del 25 febbraio 2012, prescelto (assieme all’altro boscaiolo rossonero, Flamini) nientepopodimeno che dal Presidentissimo, per la marcatura di sua maestà Lionel Messi, dimostra contro il Parma come non si debba giocare a centrocampo. Lento, impacciato, supponente: a vederlo trotterellare per la mediana, non avendolo mai visto all’opera, lo si potrebbe accreditare di doti da fenomeno. Sì, come no: da baraccone però. La sua presenza nella rosa del Milan attuale è l’emblema più evidente dell’impoverimento tecnico di un club che ha sempre fatto della qualità il proprio marchio di fabbrica. Erano decisamente altri tempi; era decisamente un altro Milan. Beato lui, però: certa gente nasce clamorosamente con la camicia.
Vucinic-Giovinco – Un’accopiata da sogno (sigh!), per una staffetta da incubo. Il montenegrino spreca l’ennesima occasione per dare continuità alle proprie prestazioni: dopo i botti di Glasgow, ecco l’immancabile sgambata in ciabatte alla prova successiva. Avrà mica paura che lo si consideri troppo bravo? Stia tranquillo: ormai tutti lo conoscono e questo pericolo, proprio non lo corre. Quanto alla presunta “Formica Atomica”, che di nucleare ha solo il costo spropositato del cartellino, temiamo, anzi, speriamo che Antonio Conte abbia fatto intimamente “mea culpa”: rivolerlo a Torino, detto brutalmente, è stato un clamoroso errore. Giovinco continua a bucare le partite decisive; perché? Semplice: perché non è da Juve.
Inler – Solidale con il resto della truppa Mazzarri, si produce in una prestazione da dopolavorista intronato gettando alle ortiche (sempre in compagnia della medesima allegra brigata) un’occasione unica per rimettere nel mirino la targa della Fiat bianconera beccata sul Raccordo Anulare col tagliando scaduto. Dopo aver sbagliato tutto lo sbagliabile, ed aver dato ai più la sensazione del ritorno della smunta controfigura della passata stagione, esce dal campo sostituito dal connazionale Dzemaili. Fossimo stati nell’allenatore livornese, lo avremmo mandato a fare doccia e massaggi molto prima: evidentemente però la panchina di cui dispone è quella che è. L’avevamo capito: chi di dovere forse, ancora no.
Kovacic-Alvarez – Altra coppia alla deriva nell’imprevedibile mare “mortum” di un campionato sul poveraccio andante. Il gioiellino serbo, costato quanto una vagonata di lingotti d’oro (ma non saranno mica placcati?), finisce azzoppato dalle tagliole della mediana viola, divorato perfino da Aquilani (non proprio un fulmine di guerra), in occasione del raddoppio degli uomini di Montella. L’argentino, coraggiosamente soprannominato “Maravilla”, rende onore allo pseudonimo da marca di caffè, subentrando al 46′ e facendo la figura del sottovuoto spinto: basta praticare un foro ed il volume non c’è più. Nel caso di Alvarez, a dirla tutta, non c’è mai stato.