2013
Ranking Uefa, l?Italia e l?impresa (im)possibile
La favorevole tornata europea che ha visto protagonisti i club italiani – quattro vittorie schiaccianti, quelle di Juventus, Milan, Inter e Lazio ai danni di Celtic, Barcellona, Cluj e Borussia Moenchengladbach, macchiate dalla sconfitta del Napoli – devono rappresentare soltanto il punto iniziale di un’inversione di tendenza che deve giocoforza arrivare in termini di ranking Uefa. Dove la situazione attuale appare assolutamente complessa.
IL RANKING UEFA: CALCOLO E LACUNE – E’ con il sistema dell’Uefa Country Ranking che sono stabiliti i posti spettanti ai club delle varie federazioni nelle due competizioni europee. Un modello di calcolo che prende in considerazione i risultati delle ultime cinque edizioni di Champions ed Europa League, premiando le vittorie nei gironi eliminatori ed i passaggi ai seguenti turni ad eliminazione diretta, nonché tenendo conto di un coefficiente nazionale calcolato in base ai risultati precedenti delle squadre impegnate. Senza entrare nel tecnicismo del calcolo – perché altri dati saranno proposti da qui a breve – la lacuna che emerge con maggiore evidenza è una scarsa considerazione delle qualificazioni a turni quali quarti di finale, semifinali e finale rispetto alle vittorie singole, sia nel girone che in seguito. Sistema in totale disaccordo con i premi economici Uefa, che invece vanno in ordine di piazzamento. Il criterio ispiratore dunque fonda le sue basi sul premiare quei movimenti calcistici in grado di vincere il numero di partite maggiore a prescindere dal peso della gara stessa. Per intenderci, nell’anno del Triplete (2009-10) l’Inter alzò al cielo la sua terza Champions League ma l’Italia nel suo complesso si piazzò al quarto posto del Ranking Uefa, dietro Germania, Spagna ed Inghilterra.
IL CALO DEGLI ULTIMI ANNI, OGGI UN’INVERSIONE DI TENDENZA? – Ecco i punti totalizzati negli ultimi quattro anni: Inghilterra 15.000, Spagna 13.312, Germania 12.687, Italia 11.375 (2008-09); Germania 18.083, Inghilterra 17.928, Spagna 17.928, Italia 15.428 (2009-10); Inghilterra 18.357, Spagna 18.214, Germania 15.666, Italia 11.571 (2010-11); Spagna 20.857, Inghilterra 15.250, Germania 15.250, Italia 11.357 (2011-12). Prendendo come riferimento le tre nazioni che ci precedono – le prime tre forze hanno diritto al quarto posto in Champions League e alle sette postazioni complessive – emerge come nelle recenti stagioni l’Italia si collochi costantemente all’ultimo posto della speciale classifica, ragion per cui il ritardo totale accumulato risulta una vetta da scalare. Sono ben 14 i punti di ranking che ci separano dalla Germania – oggi terza e prossima inseguitrice di un’Inghilterra lontana solo tre punti – e la classifica relativa alla stagione in corso vede i dati assestarsi almeno su un relativo equilibrio: Spagna 14.857, Germania 14.642, Inghilterra 12.857, Italia 12.583. I segnali incoraggianti offerti da Juventus e Milan in Champions League e da Lazio ed Inter in Europa League consentono di tracciare un probabile bilancio per cui l’obiettivo alla portata è quantomeno di non alterare i distacchi consolidati.
LA PROSPETTIVA – E magari tentare di rosicchiare qualcosa alle potenze che ci precedono. La strada però in tal senso è lunga ed impervia: la situazione complessiva ad oggi – Spagna 85.168, Inghilterra 79.392, Germania 76.328, Italia 62.314, Francia 58.333, Portogallo 57.168 – ci vede in realtà più vicine alle nazioni che ci inseguono che alle posizioni di testa. Alla luce dei metodi attuali – ed in attesa di riforme che delineino un quadro più efficace, ma che oggi diamo per lontane – l’unica strada a disposizione dei club italiani è quella di concentrare la massima attenzione su ogni impegno europeo. E’ paradossalmente anche da una partita innocua in termini di risultato che passa la rimonta: è questa la linea guida scelta da Michel Platini. Avanzare in blocco e vincere il maggior numero di partite possibili. In tal senso la stagione in corso d’opera è stata penalizzata irrimediabilmente dall’eliminazione dell’Udinese ai preliminari di Champions League – fattore che ha privato il movimento nazionale di un’ulteriore squadra nella massima competizione europea – nonché la debole affermazione dell’Udinese stessa e del Napoli nel girone eliminatorio di Europa League. Milan ed Inter poi non hanno brillato nei rispettivi gruppi ed è proprio da questo fattore che va ingranato il cambio di marcia.