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2013

Il caso – Da partita ad incubo “perfetto”?

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Realismo, sapienza tattica ed umiltà. Massimiliano Allegri andrebbe celebrato, dopo il Barcellona, per queste tre doti, tipiche del tanto vituperato calcio all’italiana. Di “perfetto” però, mercoledì sera al “Meazza” abbiamo ammirato solo l’organizzazione difensiva dei rossoneri, frutto, per l’appunto, della sana consapevolezza dei proprio (grandi) limiti e del tatticismo astuto di un allenatore uso, come da tradizione nostrana, esaltarsi contro avversari nettamente più forti (l’ultimo Milan-Juventus docet). Tanta roba, soprattutto di questi tempi, come direbbe qualcuno geograficamente vicino al tecnico livornese, ma il vero Milan era un’altra cosa. Quelli storici e “perfetti” di Sacchi, Capello e Ancelotti (gli ultimi due, in misura minore) imponevano il proprio gioco. L’odierno, è stato costretto a subirlo, con tutti i rischi del caso.

Stare a cavillare su una vittoria così clamorosamente esaltante sarebbe da petulanti e stupidi, però proprio nelle ragioni del successo milanista sul Barcellona, potrebbero risiedere le cause di un ritorno, al “Camp Nou”, assai doloroso. Uccelli del malaugurio? No, per niente. E’ stato sinceramente corroborante assistere alla Waterloo totale di una squadra presuntuosamente avvitata attorno ad un palleggio stucchevole, a tratti irrispettoso degli avversari, perché pretendere ad ogni azione di arrivare in porta con tanto di pallone, è sinonimo di arroganza eccessiva, soprattutto quando le circostanze ti consiglierebbero altro ed un pizzico di sana praticità. Da italiani poi, abbiamo goduto di un successo storico, che vendica, in parte, la pesantissima sconfitta di Euro 2012.

Però è solo una vittoria parziale e quella che è stata da molti celebrata come la partita “perfetta”, rischia di trasformarsi, in terra catalana, in un incubo “perfetto”. Pensare di ripetere il disegno tattico di mercoledì scorso, al “Camp Nou”, è infatti scelta rischiosissima, che richiederebbe qualità individuali fuori dal comune: quelle che, per intenderci, poteva vantare l’Inter del “Triplete” e che il Milan di Mexes, Abate, Zapata, Constant, Muntari (con tutto il rispetto), non possiede neppure lontanamente. D’altra parte però, Allegri ha forse altra scelta? Con i soli Montolivo ed El Shaarawy, unici giocatori di livello internazionale schierati contro i catalani, non si può pretendere di impostare una partita coraggiosamente diversa. Il Milan sarà fatalmente costretto alla stesso canovaccio tattico dell’andata, ma senza più l’effetto sorpresa e con l’onda rabbiosa degli avversari da contenere.

Ci auguriamo che gli dei del calcio assistano Allegri ed i suoi ragazzi, accompagnadoli verso un’impresa quella sì eccezionale. Il risultato dell’andata, pur buono, appare ancora ampiamente ribaltabile, soprattutto su un campo magico (e terribilmente ampio) come quello di Messi e compagni.

Ad occhio, il Barcellona parebbe alla fine di un ciclo irripetibile, ma una squadra enorme come quella spagnola può sempre annietarti con un semplice colpo di coda. Il terzo gol, malinconicamente auspicato da Allegri nel post partita, sarebbe servito come il pane.

Di solito il calcio non offre seconde chance ma con un allenatore italiano in panchina, ed un avversario terribile da affrontare, tutto può succedere. Proprio come al “Camp Nou”.

“Se la perfezione non fosse una chimera, non avrebbe tanto successo”

(Honoré de Balzac, Massime e pensieri di Napoleone, 1838)


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