CALCIOMERCATO RUSSIA CAPELLO – L’ipotesi di un ritorno di Fabio Capello in Inghilterra ed in particolare di un approdo su una panchina della Premier League non è poi così lontana dalla realtà, perché l’attuale commissario tecnico della Russia ha rivelato di avere delle difficoltà nell’adattarsi a tale incarico. Ospite della Cambridge Union, l’ex allenatore dell’Inghilterra, come riportato dal Daily Mail, ha dichiarato: “La Premier League è un campionato affascinate, sarei disponibile a lavorarci e ne sarei lusingato. Sia io che mia moglie abbiamo trascorso dei bei momenti nel Regno Unito, quello che mi manca soprattutto è il clima degli stadi, perché in Russia sono spesso mezzi vuoti. Sono abituato alle attenzioni dei media in Italia ed in Spagna e sono in grado di gestire quella dei media inglesi, del resto è solo una parte del lavoro. In Russia è diverso, perché non so leggere i giornali”. Capello ha poi rivelato le frustrazioni scaturite dall’impossibilità di comunicare in russo: “Quando ci alleniamo è difficile trasmettere le proprie emozioni e motivazioni ai giocatori, quindi devo contare su un traduttore. Prima di una partita faccio vedere dei video ai giocatori, per sottolineare degli aspetti, ma il traduttore può riportare dei concetti, non le sensazioni che voglio trasmettere con le parole”.

La barriera linguistica non è l’unico problema a cui deve far fronte il tecnico: “Spesso in Premier League ci si lamenta della scarsità di giocatori inglesi, ma la situazione in Russia è ben più grave, perché per attirare giocatori in Russia ci vogliono un sacco di soldi. Inoltre, una delle migliori squadre che ha grandi imprenditori alle spalle si trova ai confini della Russia, quindi mi tocca viaggiare un sacco”.

Capello è stato poi interpellato in merito al trasferimento di Mario Balotelli al Milan: “Quando l’ho saputo ho pensato che fosse impazzito, ma da quando è arrivato sta giocando brillantemente. Può fare la differenza, come ha dimostrato nelle ultime tre partite. E’ un grande, ma è impossibile da gestire. Con questi giocatori, come con Antonio Cassano, bisogna parlare a lungo per spiegare cosa devono fare, ma poi in cinque minuti fanno quello che vogliono”.