2013
Il nuovo corso giallorosso
Archiviata la stagione zemaniana con responsabilità – per ammissione dei vertici dirigenziali – da addossare solo in parte al tecnico boemo, si è aperto il nuovo corso giallorosso: squadra affidata all’ex collaboratore tecnico Aurelio Andreazzoli e tre vittorie in quattro partite, con la Roma che si è decisamente rilanciata nella corsa verso un posto nelle prossime Coppe europee.
LA ROMA SEGNA E SUBISCE: CON ALCUNE DIFFERENZE – Poco di nuovo in tal senso: la fase in cui la squadra riesce ad ottenere i risultati più efficaci è ancora quella offensiva. Otto reti nelle quattro partite della gestione Andreazzoli testimoniano la qualità della squadra dal centrocampo in avanti ed una certa semplicità nel creare azioni da gol e finalizzare parte della propria proposta calcistica. Restano però i sei gol subiti e, anche in una partita (Roma-Genoa) in cui il dato delle reti incassate si ferma ad una – l’evidente difficoltà nella tenuta generale: soltanto uno Stekelenburg strepitoso in versione paratutto ha evitato alla squadra di collassare in una fase della gara in cui il Genoa si lasciava ampiamente preferire. Ecco la prima differenza: fare le cose normali. Il portiere olandese, seppur mai su livelli brillanti dal suo approdo in Italia, è sicuramente interprete più affidabile del collega Goicoechea ed è giusto che sia lui a difendere i pali della porta giallorossa.
IL PROCESSO DI NORMALIZZAZIONE – Una tendenza che parte soltanto dall’impiego di Stekelenburg ma si verifica nel complesso delle scelte adottate da Andreazzoli, figura a cui la dirigenza ha chiesto proprio di regolare una situazione che di normale oramai aveva ben poco. De Rossi al centro del progetto tecnico-tattico – il centrocampista della nazionale è ancora lontano dal suo eccellente rendimento standard ma garantisce esperienza e ricerca di equilibrio – e il cambiamento del modulo fanno il resto: dallo spregiudicato 4-3-3 zemaniano – il cui limite si è più volte verificato nel mancato adattamento in corso d’opera in partite in cui la Roma era in vantaggio – ad un 3-4-2-1 che va nella direzione dell’alternanza proficua tra fase attiva e passiva del gioco. Le differenze nelle posizioni in campo risultano impressionanti: il baricentro della Roma si trova oggi almeno dieci metri indietro rispetto all’assetto scelto da Zeman e le sovrapposizioni sono limitate essenzialmente a specifiche fasi del gioco.
L’OBIETTIVO – Innanzitutto resistere all’attacco dell’Inter nella semifinale di ritorno della Coppa Italia – sfida d’andata all’Olimpico terminata sul risultato di 2-1 per la Roma – ed accedere alla finale per garantirsi con ogni probabilità un posto nella prossima Europa League. Ma le tre vittorie consecutive hanno rilanciato con forza la classifica giallorossa: la Roma giace a cinque punti dalla terza piazza occupata dal Milan e tecnicamente il distacco è tutt’altro che incolmabile. La questione che rileva però in chiave negativa è la posizione: la squadra di Andreazzoli è settima, per cui la sua rimonta dovrà eventualmente verificarsi su quattro squadre. Meglio restare con i piedi per terra e concentrarsi sugli obiettivi fattibili: la finale di Coppa Italia e tentare di rosicchiare punti alle dirette concorrenti. Obiettivo che dovrà inevitabilmente passare dalla ricerca di una stabilità maggiore: la Roma delle tre vittorie consecutive paradossalmente ha sofferto poco contro una Juventus svuotata sotto il profilo delle energie mentali dall’impresa del Celtic Park ma in maniera decisamente rilevante contro Atalanta e Genoa. Il lavoro di Andreazzoli va il questa direzione e non resta che attendere ulteriori verifiche – a partite dalla complessa trasferta di Udine – per comprendere a pieno la portata del rilancio giallorosso.