2013
Javier Portillo, un galactico viola
Strana la storia di Javier Portillo. Da talento galactico nelle giovanili del Real Madrid, a meteora anonima del nostro campionato. Una discesa inesorabile, che ha portato lo spagnolo fino alla Segunda Division, la nostra Serie B, con l’Hercules.
Nato nel 1982, Portillo entra a dodici anni nelle giovanili delle merengues. Tutta la gioventù con i blancos, partite su partite, reti su reti. Oltre 700 gol e un posto già prenotato in prima squadra. Il nome del ragazzo circola tra gli addetti ai lavori ma il Real se lo tiene stretto. Nel 2001 passa nel Real Madrid B, squadra satellite degli spagnoli. Non delude le attese e dimostra di saperci fare anche con i più grandi. La porta la vede sempre, a fine stagione chiude in doppia cifra, 15 reti in 23 presenze.
Inevitabile il salto nella stagione successiva con i galacticos, qui trova gente del calibro di Roberto Carlos, Zidane, Figo, Ronaldo, Raul. Decisamente un’altra musica rispetto alle giovanili. Javier capisce subito che non è semplice trovare spazio tra questi campioni. Qualche apparizione, pochi minuti in campo, spesso entra nella ripresa. Nonostante il buon avvio in Champions League, dove trova la rete del pareggio nella trasferta di Atene contro il Panatinhaikos, l’attaccante non incide per tutto il resto della stagione. Il cambio di panchina, da Del Bosque a Queiroz, non aiuta Portillo. I risultati sono gli stessi, mai decisivo, mai protagonista. Anche le vittorie delle merengues lo vedono ai margini, una Liga e una Champions vinte da gregario.
Dopo due anni tra alti e bassi, il presidente Florentino Perez decide di cederlo in prestito, in attesa della definitiva consacrazione. Si fa avanti la Fiorentina, appena approdata in A dopo lo sciagurato fallimento del 2002. Un’occasione buona per ritornare quello di un tempo, una piazza importante per ripartire. Sembra tutto perfetto, in avanti se la gioca con Miccoli, Riganò, Fantini e Palmieri. Poca roba per uno proveniente dal Real Madrid.
Invece l’avventura di Firenze si rivela subito un fallimento. Mondonico gli preferisce spesso Riganò, lo spagnolo vede il campo dalla panchina e a gennaio abbandona il club viola dopo appena 11 apparizioni e una sola rete contro il Chievo. Una vera delusione per la dirigenza madridista, in Toscana, Portillo, conclude virtualmente la sua permanenza con i blancos. Il fenomenale ragazzo ammirato anni prima nelle giovanili sembra essersi perso tra le strade che circondano Plaza Mayor.
Il successivo prestito al Club Brugge non serve a convincere il Real Madrid, in Belgio disputa una buona stagione ma ormai è troppo tardi per riscattarsi con le merengues.
La cessione definitiva arriva nel luglio 2006, Javier passa al Gimnastic, squadra di Tarragona, neopromossa in Liga. A distanza di anni termina la stagione in doppia cifra, undici reti, che però non bastano a evitare la retrocessione alla squadra catalana. Altro trasferimento in vista, in estate passa all’Osasuna. Due anni fallimentari, soprattutto da un punto di vista realizzativo: soltanto tre marcature. L’ennesimo flop lo obbliga a cambiare aria. Nel 2009 tenta di rifarsi con l’Hercules. La vittoria della Segunda Division riporta nella massima serie la squadra di Alicante. Sembra l’inizio di una nuova vita ma il ritorno nella Liga non cambia la storia, anzi ripete incubi già vissuti, come l’annata con il Gimnastic; club neopromosso e retrocessione a fine anno, questa volta però resta fermo a due reti.
La rescissione arriva in estate, pronto a firmare un triennale con il Las Palmas. Un solo anno, otto reti, fuga dalle Canarie e ritorno ad Alicante, nuovamente con l’Hercules, dove gioca tuttora. A 30 anni è difficile credere ancora in un talento nascosto, forse mai avuto o semplicemente sfuggito. Più credibile ammettere di essersi illusi di fronte a un finto galactico.