L’analisi del momento bianconero

CHAMPIONS LEAGUE JUVENTUS – La squadra di Conte non va oltre il pari interno contro il Galatasaray e compromette almeno parzialmente il suo cammino verso la fase ad eliminazione diretta dell’attuale Champions League: inutile nasconderlo, alla Juventus ora toccherà effettuare un’impresa per centrare uno dei due posti utili per superare il girone eliminatorio.

E’ GIA’ UNA FLESSIONE? – Difficile dirlo perché, seppur a fatica, i risultati in campionato sono arrivati: cinque vittorie su sei sono a testimonianza di una squadra in salute e di un gruppo capace di trovare quel surplus di motivazioni necessario per competere ad altissimi livelli dopo una serie di successi. Per parlare di flessione si dovrebbe accreditare parte del merito dei risultati di questo avvio di campionato alle già dibattute sviste arbitrali che avrebbero favorito i bianconeri: chi scrive quest’editoriale ha sempre tentato ogni strada possibile per restare alla larga da argomentazioni del genere, senza però esimersi dal valutare un carattere meno dominante delle vittorie ottenute rispetto alla prepotenza atletica e tecnica delle recenti stagioni. Ad ogni modo le cinque vittorie su sei gare di campionato restano tali, i sedici punti ottenuti sui diciotto conseguibili valgono alla Juve il momentaneo secondo posto e Conte può in tal senso sorridere.

LA STRADA EUROPEA – Preme ricordare come i bianconeri abbiano incontrato lo stesso genere di intoppi un anno fa salvo poi reagire con tre partite di disarmante impeto e raddrizzare un’esperienza nata male: è vero, forse il girone era più complesso rispetto a quello attuale, ma la Juventus – gioco del destino – si è bloccata ancora una volta di fronte ad un tutt’altro che irresistibile avversario danese e trovato problemi anche nella seguente sfida casalinga. Rapportato a quanto accaduto oggi possiamo ipotizzare una realtà europea di non immediata lettura per quanto concerne i fatti di casa Juve: la squadra ha i valori organici per competere a determinati livelli ma forse manca di quel surplus di concentrazione e determinazione che risulta oggi necessario per non soffrire partite di un certo peso. Non fosse altro perché le sfide europee sono di numero inferiore a quelle interne e la possibilità di rimediare agli errori è conseguentemente limitata.

SULLO SFONDO LA QUESTIONE TATTICA – Non sono mancati i professori del caso: “Conte non cambia mai assetto, in Europa siamo prevedibili” e via discorrendo le argomentazioni più ricalcate dal partito dei detrattori. La risposta del tecnico pugliese non ha tardato a giungere ed ha ricordato alla platea una certa indisponibilità di pedine utili a nuove sperimentazioni tattiche. Per il 4-3-3 servono gli esterni alti, per il 4-3-1-2 un trequartista di ruolo: ed in effetti a fare la conta sono ruoli mancanti. Ora due sono le verità: è impensabile che Conte possa lamentarsi dell’organico a disposizione così come lo è che i tifosi possano rimproverargli qualcosa. L’attuale allenatore della Juventus ha trovato una vecchia signora affranta da due settimi posti consecutivi riportandola in alto, o meglio in altissimo, meritandosi quel credito dovuto quando non tutto gira per il verso giusto. Se poi, quando non tutto gira per il verso giusto, si è secondi in campionato e secondi nel girone di Champions, bhè… ogni altra parola lascia il tempo che trova.