2013
Inter a Thohir, labbraccio di Mancini a Moratti
L’allenatore della Turchia ha ricordato la sua avventura nerazzurra con la guida di Moratti.
INTER MORATTI MANCINI – Ora alla guida del Galatasaray, Roberto Mancini ha assistito dalla Turchia al passaggio delle quote di maggioranza dell’Inter dal suo ex presidente Massimo Moratti al magnate indonesiano Erick Thohir. Il tecnico ha deciso, quindi, di utilizzare le colonne de “La Gazzetta dello Sport” per commentare questa fase storica per il mondo nerazzurro:
«La notizia della cessione dell’Inter era attesa, ma non per questo l’idea che Massimo Moratti non ne sia più il proprietario mi emoziona di meno. Ne ho vissute di ogni tipo, in quei 4 anni all’Inter con lui; me lo ricordo stravolto dalla felicità a Siena per il primo scudetto della sua presidenza, ma anche dolente il giorno in cui mi informò dell’esonero. Se però devo scegliere un Moratti per tutti, quello al quale resterò per sempre legato, me ne torna in mente uno privato, uno che soltanto io ho avuto il privilegio di conoscere e frequentare. Mi viene da pensare all’uomo che alcune sere si faceva portare in segreto a casa mia, in via Mascheroni, per mangiare qualcosa assieme e poi guardare le partite sul divano chiacchierando in libertà, dicendo «ti piace quello? proviamo ad acquistarlo la prossima estate?», oppure «ma per te con quegli uomini non dovrebbe giocare con un difensore in meno?» e così via. Parlare di calcio: il divertimento più spensierato dell’uomo, che lui per una sera amava concedersi come un tifoso qualsiasi. O meglio un «tifoso più», perché lo faceva confrontandosi col suo allenatore e ipotizzando ingaggi che magari andavano a buon fine».
«Voglio molto bene a Moratti, e so che anche lui prova affetto per me. L’ho definitivamente capito, ed è un paradosso, il giorno in cui mi comunicò che il nostro rapporto si interrompeva: lui si era molto arrabbiato per la mia polemica interna dopo l’eliminazione dalla Champions, era stato sul punto di cacciarmi subito, e avevo fatto fatica a convincerlo che la squadra era con me, e che avrei rivinto lo scudetto come poi successe a Parma. Pensavo di rimanere, ma lui aveva già deciso: me ne informò in tono neutro, e percepii un dispiacere ormai sedimentato, un dolore che doveva essere stato acceso e la cui memoria lo costringeva alla freddezza. Infatti, dopo un periodo di silenzio come capita a tutte le storie d’amore finite, abbiamo ripreso a sentirci. Senza che lui mi abbia mai riofferto l’Inter, voglio che questo sia chiaro».
«Penso di avergli dato qualcosa di importante: le prime vittorie della sua presidenza, dopo tanti tentativi infruttuosi. In cambio ho ricevuto un sentimento particolare, ma qui occorre una spiegazione: da innamorato del calcio, Moratti ha sempre amato soprattutto i giocatori, com’è naturale che sia. Mi spingerò a rivelare una cosa che tutti peraltro hanno capito: per un campione non può esserci un presidente migliore, perché non solo tifa per te ma ti concede qualcosa più del normale (nel tempo c’è chi se ne è un po’ approfittato). Siccome però Moratti aveva più volte provato a portarmi all’Inter da giocatore, la prima cosa che mi disse consegnandomi la panchina fu «ti volevo da campione, almeno ti ho preso come tecnico». Per molti versi continua ancora oggi a vedermi calciatore. Leggo che potrebbe restare come presidente e lo interpreto come un atto di amore. L’Inter è la sua vita fin da quando era ragazzino, ed è difficile restare con poteri limitati in una casa della quale sei stato l’unico padrone. Ma i tifosi possono stare tranquilli: se Moratti ha deciso per Thohir, vuol dire che per l’Inter non esisteva una prospettiva migliore».