2013
Napoli, Benitez: «Cori discriminatori specchio della società»
Il tecnico del club partenopeo si è raccontato prima della sfida contro la Roma.
NAPOLI BENITEZ – Intervenuto ai microfoni del TG1 prima della sfida contro la Roma, Rafael Benitez ha avuto modo di analizzare il suo ambientamento a Napoli: «Mi sembra che per tanti napoletani chiamarmi Rafè è più facile, per me non ci sono problemi. Qui tutti parlano di calcio, è una questione sportiva e sociale dimostrare di poter far bene le cose. Cosa ho imparato qui? Sto conoscendo la città, che è molto bella. Ci sono tante cose interessanti da vedere. I napoletani hanno grande passione per tutto», ha dichiarato il tecnico del Napoli.
DISCRIMINAZIONE TERRITORIALE – In merito ai cori di discriminazione territoriale contro il napoletani ha aggiunto: «Sono tanti anni nel calcio ed ho imparato a non sentire cosa dicono fuori. Per me è importante concentrarmi sul mio lavoro e penso che i napoletani debbano fare lo stesso, dobbiamo fare la nostra strada, poi vediamo dove arriviamo. Il calcio è lo specchio della società, dobbiamo cambiarlo, qualcuno deve fare il suo lavoro, ma noi dobbiamo fare il nostro, concentrandoci sul calcio ed essendo un esempio».
PROGETTO – Poi ha spiegato la scelta di sposare il progetto di Aurelio De Laurentiis: «Per me è una sfida interessante, ho valutato il progetto sportivo della società e ho percepito il calore dei tifosi, ho capito che ho la possibilità di fare qualcosa di importante. Ogni giorno per la città mi sembra di poter fare tanto, perché questa città ha tutto per fare benissimo, anche a livello internazionale. Sapere che abbiamo un presidente entusiasta, con cui è facile parlare, un direttore sportivo che ha le idee chiare, che abbiamo una tifoseria fortissima, sempre al fianco della squadra, mi rende consapevole che possiamo dare un messaggio all’Italia e all’Europa circa il fatto che possiamo fare bene».
EDUCAZIONE E COMPETIZIONE – Considerato una delle persone più gentili, Benitez ha detto però di essere anche molto ambizioso: «E’ difficile trovare rispetto per le persone ed il lavoro, ma io ci tengo, perché mi hanno insegnato così e penso che sia una strada per arrivare ai successi. Cosa mi fa arrabbiare? Quando non vedo ciò su cui lavoriamo in settimana o tante ingiustizie nella società. Una cosa è l’educazione, l’altra è la competizione ed io voglio vincere, non posso non arrabbiarmi se la squadra non vince le partite».
GIOVANI – Sul lavoro con i giovani, invece: «Mi ha insegnato a lavorare in un certo modo, anche con i giocatori più esperti, certo quando parlo con loro il discorso è diverso in base all’età. Creste? Ciò che fa la differenza è il comportamento, non l’apparenza».
VITA PRIVATA – Infine, Benitez ha provato a svelare qualcosa di sé: «Mi piace girare in città, ma non è facile. Rimanendo vicino al Centro Sportivo, avendo la famiglia a Liverpool, è più facile concentrarmi sul lavoro. A mia moglie piace molto Napoli, è una persona colta e quindi le piace la storia e la città. Lei è l’esperta, io la seguo e imparo da lei».