2013
Real Madrid, Bronzetti: «Pogba? Ora no. Higuain…»
Il braccio destro di Florentino Perez ha rivelato diversi retroscena di calciomercato.
CALCIOMERCATO JUVENTUS BRONZETTI – Alla vigilia della sfida tra Real Madrid e Juventus, Ernesto Bronzetti ha rivelato un curioso retroscena relativo al passaggio di Carlo Ancelotti dalla panchina del Paris St Germain: «Rafa Nadal è un grande tifoso del Real Madrid e il presidente del Psg, Nasser è anche il numero uno della Federtennis del Qatar e lo conosce molto bene. Insomma, durante il Roland Garros, i due si sono incontrati spesso nel box privato di Nasser e Nadal lo ha convinto a liberare Ancelotti. Gli ha fatto un discorso da sportivo e da tifoso che è stato determinante: insomma Nadal ha vinto il Roland Garros e il premio è stato Ancelotti! Beh, diciamo che anche Florentino è stato determinante. Nadal ha dato l’ultima spinta, ma la trattativa è stata lunga e difficile. Decisiva è stata la volontà di Perez di portare finalmente Ancelotti al Real. Era la terza volta che ci provava: una volta lo bloccò il Milan, un’altra volta fu più rapido il Chelsea e alla terza ce l’abbiamo fatta», ha raccontato il braccio destro di Florentino Perez ai microfoni di “Tuttosport”.
Sulla trattativa che ha portato alla cessione di Gonzalo Higuain al Napoli, invece, ha rivelato: «La Juventus era seriamente intenzionata a prendere Higuain, mentre Vidal per il Real era un’idea prima di prendere Illarramendi. E su Higuain, alla fine, ha avuto ragione Perez! Mi ricordo che dopo la partita delle vecchie glorie, eravamo a bere qualcosa. Marotta e Agnelli dicevano a Perez che 35 milioni erano troppi, lui ha risposto: vedrete che alla fine del mercato qualcuno me li darà, non ci sono tanti attaccanti di valore in giro. E così è stato. La Juventus non andava oltre i 22/23, ma Florentino conosce il mercato e aveva capito che il valore di Higuain era quello. Era dispiaciuto, comunque, perché gli sarebbe piaciuto darlo alla Juventus, da nobile del calcio a nobile del calcio. E’ un romantico, ma i soldi…».
Il nome caldo ora è quello di Paul Pogba: «Il discorso è questo: se Pogba va avanti così e dimostra di essere una stella, perché per me ancora non lo è, allora potrebbe entrare nel mirino di Florentino, prima no. Per ora non gli interessa, anche se sicuramente lo tiene sotto controllo come tutte le promesse al mondo. Al momento in quel ruolo il Real è coperto, c’è Illarramendi sul quale ha investito 35 milioni di euro e ha 21 anni. Perez vuole spagnolizzare il Real Madrid. I giocatori del Real devono avere certe caratteristiche, commerciali e mediatiche, c’è sempre uno studio dietro. Su Bale il Real ha insistito perché ha un progetto e se Bale andrà bene sul campo, vedrete che i cento milioni si ripagheranno. Succede sempre così. E’ accaduto per Zidane e tutti gli altri: il Real ha sempre un progetto commerciale forte. Meriti di Florentino e di Jose Angel Sanchez, il dg, quello che tira le fila dei discorsi, prima era direttore del marketing. Io credo che a breve il Real arriverà a fatturare 7/800 milioni perché c’è un progetto di crescita molto accurato».
Bronzetti ha, infine, raccontato l’operazione più divertente chiusa con la Juventus e parlato del presidente Andrea Agnelli: «Con Moggi era tutto un divertimento, perché non sapevi mai se ti diceva la verità o no. Con Vieri, però, mi superai. Lui e Gil, il presidente dell’Atletico, non riuscivano a mettersi d’accordo: la Juve voleva 33 miliardi di lire, gli spagnoli offrivano 27. Alla fine per telefono non si mettevano d’accordo e decisi di farli incontrare, però raccontai una bugia: dissi a Gil che Moggi accettava 27 miliardi e il contrario a Moggi. Quando si incontrarono e scoprirono che erano ancora distanti volevo nascondermi sotto il tavolo, ma dissi loro: adesso siete qui, chiudete a 30. Si incazzarono, ma poi mi ringraziarono entrambi. Agnelli erede della sua dinastia? Le qualità le ha, i tempi sono diversi, per suo zio e suo papà forse era più facile, a volte potevano fare quello che volevano. Lui è bravo perché si fida di Marotta, che per me è un grande direttore. Oltretutto Andrea pur essendo giovane ha capito come funziona il mondo calcio. E ogni tanto mi ricorda pure lo zio Giovanni per le battute. L’età, poi, è della sua».