2013
Poesia, ecco cos’è l’Arsenal
Lo splendido goal di Wilshere contro il Norwich è l’ultima (o la prima, dipende dai punti di vista) prodezza di un Arsenal stellare
La Roma domina il campionato italiano, l’Arsenal quello inglese. Pare ci sia stato un allineamento di pianeti tale da far accadere le stesse cose viste nei primi anni duemila. I protagonisti son diversi, indubbio. Non c’è Henry, non ci sono nemmeno Vieira e Gilberto Silva. C’è Wenger che evidentemente, nonostante tutte le critiche e i dubbi suscitati negli ultimi anni, sa ancora come si allena e sa soprattutto come si vince. E ha saputo stroncare un destino che, nelle ultime stagioni, aveva rassegnato l’Arsenal alla mera rincorsa al quarto posto in campionato. L’ha fatto con una mossa semplice, apparentemente banale. Comprando Özil, l’uomo più forte disponibile sul mercato, l’uomo perfetto per il suo sistema di gioco, l’uomo in grado di far migliorare i suoi compagni. Si potrebbe continuare all’infinito nell’opera di incensamento del campione tedesco perché difficilmente si direbbero cose inesatte. L’Arsenal ha sempre saputo giocare a calcio, ma con Ozil lo fa meglio. E soprattutto, vince.
Non penso potrò mai dimenticare lo splendido goal che ha segnato Wilshere al Norwich. Un saggio di gioco di squadra, classe, intuizione e talento: dieci secondi di magia che si potrebbero benissimo intitolare “come giocare a calcio”. Perfetto. Talmente sexy che andrebbe probabilmente messo su YouPorn (e a quanto pare c’è finito per davvero). Talmente straordinario da ipnotizzare i difensori dei Canaries: qualcuno si ferma provando a chiedersi come sia potuta finire la palla in rete, qualcun altro reclama un fuorigioco inesistente. Solo dopo aver visto il replay avranno realizzato che si tratta di uno di quei momenti da raccontare ai nipotini nelle cene di Natale. Ma non è necessariamente quello che faranno Cazorla, Giroud e Wilshere: perché siamo solo all’inizio e con quest’Arsenal ne vedremo delle belle. Chissà, magari anche più belle della perla di sabato.
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