2013
Giovanni Ravano: “Vi racconto la mia Samp” – ESCLUSIVA
Delio Rossi è stato detronizzato. In molti lo avevano auspicato, altri con malinconia lo avevano quasi temuto, ma quel giorno oggi è arrivato. Una Samp che fatica a dare i risutati sperati non vince e non convince e che forse, ancora più tristemente, giace riversa come un combattente ferito a morte in battaglia.
Oggi in esclusiva, Giovanni Ravano, nipote d’arte (il suo bis nonno è l’indimenticato Presidente Ravano)ci racconta la sua Sampdoria, tra i ricordi di ieri e le speranze per il nuovo domani.
TRA PASSATO E PRESENTE – Come e ‘ cambiata la società rispetto a ieri?
“La Samp è cambiata notevolmente, io appartengo alla “vecchia Guardia” , anche se ero piccolo l’Era Mantovani me la ricordo molto bene, mi ricordo il senso di Famiglia, il senso di rispetto e la mentalità vincente che si respirava a Bogliasco, era un gruppo compatto non solo in campo ma anche nella vita quotidiana”.
UOMINI VINCENTI – Quali sono le differenze tra le dirigenze, da tuo nonno passando per l’era Mantovani sino a oggi?
“L’epoca del bis Nonno Alberto è diversa rispetto a tutte le altre dirigenze. Mio Bis nonno, aveva un rapporto diretto con tutti i membri della Sampdoria, dai calciatori allo staff.
Puntava molto sul settore giovanile, la squadra Primavera vinse per ben 2 volte il prestigioso Torneo di Viareggio” – e ancora prosegue Giovanni -Se paragono l’Era Ravano all’ era Mantovani, trovo anche delle analogie, grandi uomini lungimiranti, grandissimo senso degli affari e uomini vincenti, con una passione estrema, insomma erano uomini di qualità”.
Quali sono a tuo parere gli errori che commette oggi la società?
“La Samp di adesso ha smarrito la sua identità, pensano più al marketing, al merchandising, all’immagine, ma alla fine dei conti nel calcio bisogna “buttare la palla dentro” nel senso che sono le vittorie che contano ed è il campo che parla.
Bisogna mettere le persone al posto giusto, all’epoca di Mantovani, c’era un Signore di Modena il Dott. Paolo Borea, direttore Sportivo, lavorava in silenzio, lavorava bene, comprava giocatori di talento e poi li faceva crescere nella famiglia Sampdoria, aveva grande occhio e di calcio ne aveva masticato molto. La dirigenza di oggi non è, dal mio punto di vista, non è pronta non è sufficientemente preparata per la Sampdoria, non è concreta, e poi manca la cosa fondamentale, che ogni persona deve mettere nel suo lavoro ma anche nella vita, la PASSIONE!“
PUNTARE SU NUOVI ACQUISTI – Su cosa si dovrebbe puntare per risollevare le sorti della squasra e quali sono i suoi punti deboli e punti forti?
“Io sono sampdoriano, soffro per la mia Samp, non mi piace come viene gestita, non mi piace quello che vedo in campo, non vedo qualità ma molta mediocrità, non vedo umiltà, non vedo l’impegno e la fame di vittoria. Secondo me, bisogna lavorare sulle grandi lacune che il nostro gioco esprime, ma lavorarci seriamente, tutto il giorno, mantenere un livello di concentrazione altissimo e a gennaio comprare 34 giocatori di qualità, di spessore e che sappiano lottare in campo. Il reparto difensivo è lento e macchinoso, a centrocampo dobbiamo essere più incisivi e “cattivi” ed essere più veloci ad impostare il gioco offensivo. In attacco siamo discreti, ma con grossi margini di miglioramento, siamo un po troppo “leggeri” fisicamente”.
SAMP RIALZATI – Un augurio per il futuro?
“Il mio augurio per la Samp è di trovare la forze e la passione per arrivare ad una tranquilla salvezza a fine campionato. Ai giocatori dico onorate la maglia, ma sopratutto tutti i tifosi dell’ U.C. Sampdoria, (anche a Firenze erano presenti, mentre la famiglia Garrone era assente, fatto gravissimo!)”.