2013
Sapessi quanto è strano, sentirsi esonerati a Milano
Un approfondimento sugli allenatori esonerati da Berlusconi (non ce ne voglia Allegri)
MILAN BERLUSCONI ALLENATORI ESONERI – In principio fu Liedholm, poi venne Tabarez e in seguito Zaccheroni e Terim. Gli allenatori stranieri (o di Cesenatico, ma quella è l’eccezione che conferma la regola) hanno poca fortuna nel Milan degli ultimi venticinque anni. Silvio Berlusconi ha assunto nel 1986 la carica di presidente del Diavolo o comunque di proprietario dei rossoneri, da quel momento in poi ha deciso di mandare via solamente quattro tecnici. Massimiliano Allegri uomo avvisato mezzo salvato, non ce ne voglia il mister ma abbiamo ripercorso un po’ la storia degli esoneri del Cavaliere.
BARONE IN ROSSO – Correva l’anno 1987 e il Milan giocava al Partenio contro l’Avellino: Alessio e Tovalieri portarono i campani su due a zero prima dell’inutile gol di Tassotti. E’ il 5 aprile e la data a suo modo è storica perché si tratta del primo esonero nell’era Berlusconi. Nils Liedholm infatti, nonostante più di duecento panchine in rossonero, viene licenziato in seguito alla sconfitta di Avellino e a qualche risultato non troppo entusiasmante che aveva spento le ambizioni da primi posti del rampante Cavaliere e relegato il Diavolo nella zona Uefa, o almeno così si sperava. Allora arrivò Capello a raccogliere i cocci del primo anno berlusconiano, il profeta di Pieris con sole cinque partite a disposizione doveva portare il Milan laddove i dirigenti volevano, ovvero in Europa. Le partite diventarono sei (sette se si considera l’esordio in Coppa Italia con eliminazione da parte di Sacchi, quando si dice il destino) perché il Milan arrivò a pari punti con la Sampdoria e dovette disputare uno spareggio a Torino, vinto uno a zero con un gol di Massaro. Il respiro europeo del Milan nasce in quella stagione.
MAESTRO TRISTE – Arrigo Sacchi e Fabio Capello negli anni ottanta e novanta sono i totem del Milan, sotto di loro il Diavolo vince tutto e Berlusconi può apparire sorridente con i trofei in mano accanto ai fenomeni che lui stesso ha contribuito ad acquistare. Capello e Sacchi sono anche protagonisti delle annate più nere del Milan di Silvio, visto che nel 1996-97 e 1997-98 i lombardi non hanno centrato l’Europa, casi isolati fino ad oggi. Pasquale Luiso, che apparentemente con il Milan c’entra poco o nulla, ha deciso inconsapevolmente il secondo esonero dell’era Berlusconi, quello del Maestro Triste Tabarez. L’uruguaiano reduce da una stagione positiva a Cagliari aveva il compito impossibile di non far rimpiangere Capello e ovviamente non c’è riuscito. La tragedia si consumò in un Piacenza – Milan: doppio vantaggio emiliano, rimonta firmata Dugarry e poi gol memorabile del toro di Sora in rovesciata. Risultato finale tre a due e Tabarez rispedito a casa. Torna Sacchi e fa anche peggio: sconfitta all’esordio con il Rosenborg, eliminazione dall’Europa, 1-6 con la Juventus e undicesimo posto in classifica.
SARTO SUBITO – «Non è il sarto adatto per la tela che ha in mano» disse Berlusconi; «Con questa tela il mister ha vinto uno scudetto» risposero i tifosi rossoneri. Stiamo parlando di Alberto Zaccheroni, forse il più simile ad Allegri degli allenatori che il Milan berlusconiano abbia mai avuto. Costiero pure lui, proveniente da una gavetta infinita, non ha mai lottato per traguardi altissimi eppure ha vinto lo scudetto più folle degli ultimi vent’anni rossoneri, quello 1998-99 (bene ricordare la tela che aveva: Guly, N’Gotty, Lehmann, Datti, Sala). Anche il verace Zac è incappato nella morsa dell’esonero, e siamo a tre. Prendiamo in esame la stagione 2000-01, iniziata maluccio e finita peggio per il Milan. Già da un anno Zaccheroni è mal visto a Milanello, ma mandare via un allenatore non è nello stile del Diavolo e poi quell’anno c’è la finale di Champions League a Milano. Eh sì, la Champions, il Milan non la vince da troppo tempo e ha pure l’occasione di andare ai quarti se vince in casa con il Deportivo. 11 marzo 2001, lo scandaloso arbitro Dallas e il funambolico Djalminha sanciscono l’eliminazione del Milan e l’addio a Zaccheroni. Subentrano Cesare Maldini e Mauro Tassotti, il Milan chiude al sesto posto nonostante lo storico 6-0 all’Inter e La Coruna comincia a diventare un posto un po’ troppo familiare al Milan.
RIGORE MORALE – Antonino Asta si è guadagnato la nazionale essenzialmente per una partita stratosferica giocata contro il Milan quando era al Torino. Servì una palla d’oro a Lucarelli per l’uno a zero e forse si guadagnò un dieci su tutti i quotidiani sportivi. Nella stessa gara all’ultimo minuto Filippo Inzaghi tirò un rigore in curva e vanificò le speranze rossonere per il pari. Curiosamente quello che succederà da quella gara in poi fortificherà la carriera di Inzaghi e la sua fama di miglior rapace della storia del calcio italiano. Fatih Terim, allenatore del Milan in carica da nove partite di campionato, viene clamorosamente esonerato nonostante solo due settimane prima abbia vinto 4-2 il derby. Il turco è l’allenatore meno longevo della storia del Milan di Berlusconi ed è anche l’ultimo ad esser stato cacciato via in ordine cronologico. Si è dibattuto sempre troppo poco sulla bravura di Terim e su quanto quell’esonero fosse stato troppo avventato, e sapete perché? Perché il Milan in seguito assunse Carlo Ancelotti. Non c’è bisogno di aggiungere altro.