2013
Degno del nome che porta
Da fenomeno a fenomeno: Cristiano Ronaldo nell’olimpo degli dei
MONDIALE SVEZIA PORTOGALLO RONALDO – Con somma tristezza di chi vi scrive in questo momento – uno che ha fondato buona parte della sua passione per questo meraviglioso sport sull’amore incondizionato per il Fenomeno Ronaldo – è irrevocabilmente giunta l’ora di prenderne atto: Ronaldo (questo) è forte quanto Ronaldo (quello). Non è da ieri, probabilmente, ma da un pezzo: è da ieri però che non posso più mentire a me stesso.
IL GOL PRIMO – L’ineguagliabile grandezza del campione sta nel fatto che già sai segnerà: lo scenario è quello di Svezia-Portogallo, sfida di ritorno (1-0 per i lusitani all’andata, chi ha segnato?) valevole per l’accesso al prossimo Mondiale di calcio che si disputerà tra sette mesi in Brasile, ed al 50’ minuto Joao Moutinho serve un assist (che assist!) a Cristiano Ronaldo lanciato in profondità. Il timelapse dell’azione è nitido: si va praticamente a scatti, con il portoghese che impiega due o forse tre secondi per spaccare la retroguardia avversaria e lanciarsi in campo aperto a tu per tu con il povero Isaksson. La grandezza del campione, si diceva: cosa succede in quei due o forse tre secondi? Spettatori a bocca aperta che assistono all’avanzare di un tornado e si ripetono che non potrà sbagliare. La partita conta, è vero, eccome se conta: ci può anche stare di tremare. Per i comuni mortali, gruppo più o meno vasto in cui lui non rientra. E’ gol, è gol.
IL GOL SECONDO – Dopo l’1-0 dell’andata (chi ha segnato?) una rete che taglia le gambe agli avversari: Portogallo sull’aereo per Brasile 2014? Ma neanche per scherzo. Dall’altra parte c’è uno che magari non si chiama Ronaldo ma che a pallone ci sa giocare. Eccome se ci sa giocare. In quattro minuti, quelli che vanno dal 68’ al 72’, Zlatan Ibrahimovic cambia le sorti della gara con una devastante doppietta che avrebbe incrinato le certezze di chiunque. Non di questo alieno del calcio: Hugo Almeida (non è lui l’alieno, s’intende) è bravissimo a proteggere palla ed accorgersi del movimento di Cristiano Ronaldo, azione se non in fotocopia quasi rispetto alla prima segnatura. Il campione del Real Madrid si lancia se possibile ancor più velocemente verso la porta di un atterrito Isaksson e lo trafigge – ancora di sinistro, che propriamente non sarebbe il suo piede – di fatto spegnendo le velleità di qualificazione rinate nell’orgoglio svedese dopo la doppietta targata Ibra.
IL GOL TERZO – Il 2-2 fa urlare a Ronaldo l’oramai proverbiale “Aquì estoy yo”: il senso è di restare tranquilli, qualunque avversario è chiamato a pagare la tassa-Ronaldo. Non si scappa. E i tifosi, del Portogallo come del Real Madrid, possono prendere per buone le sue promesse. Manca un gol da raccontare, superfluo in termini di qualificazione ma di rara bellezza: il copione è oramai consolidato, Joao Moutinho è letale nel leggere i movimenti di Cristiano Ronaldo e l’impotenza della retroguardia svedese. Palla in profondità con l’alieno che questa volta salta Isaksson e in un centimetro di terreno scaglia un missile terra-aria (questa volta con il destro) che coglie in pieno la parte bassa della traversa e si insacca nella porta avversaria. Una sassata che lascia in eredità alcuni esiti certi ed uno tutto da scoprire: tripletta di Ronaldo (certo), Portogallo al Mondiale (certo), 66 gol nel 2013 (certo), 406 in carriera tra club e nazionale (certo) ed un Pallone d’oro in arrivo (incerto). Senza entrare nel merito, ci vuole coraggio per non premiarlo. Un coraggio di cui mai mi prenderei la responsabilità.