2013
Sampdoria, Mihajlovic: «C’è rabbia per domenica, con l’Inter…»
SAMPDORIA MIHAJLOVIC LAZIO INTER MAZZARRI MORATTI – Sinisa Mihajlovic vorrebbe ottenere già domenica la sua prima vittoria sulla panchina della Sampdoria, anche se per farlo dovrebbe infliggere un dolore all’Inter, una delle sue ex squadre in Italia da calciatore, nonchè la prima in cui ha vissuto l’esperienza della panchina, come vice di Mancini. Ai microfoni dei colleghi della Gazzetta dello Sport, Mihajlovic ha esordito tornando sul pari, ottenuto in extremis, contro la Lazio all’esordio.
C’È RABBIA – «La rabbia per il pari al 94’ è stata tanta – ha esordito Mihajlovic – . In campo ho sorriso, ma dentro avevo un vulcano in eruzione… Ma è anche per sentire quel vulcano che alleno. Per quella adrenalina. Per un gol a 10 secondi dalla fine. Stavolta l’ho subito, la prossima spero lo segni la mia squadra, anche se a me certe botte di culo non capitano mai… Non mi ricordo partite recuperate o vinte sul filo di lana, gare rubacchiate. Mi sono sudato ogni maledetto punto. Ma va bene così, c’è più gusto. Sono abituato a lottare. Non cerco scuse, troverò la strada.»
LAVORO COMPLICATO – Mihajlovic ha parlato del lavoro di allenatore, facendo riferimenti alle sue ambizioni da tecnico della Sampdoria: «Un obiettivo alla volta. Prima voglio salvarla, poi spero che la Samp torni tra le grandi, dove merita. Ma ci vuole tempo, a me basterebbe anche solo gettare le basi. Con la Serbia ho gettato le basi di futuri successi. Vorrei fare lo stesso alla Samp. Il mio lavoro? Oggi il tecnico è un manager e può ritrovarsi a parlare con dirigenti arabi, indonesiani, americani. Moduli, tattiche, preparazione: ognuno ha le sue specificità ma ad allenare oggi sono bravi quasi tutti. Da ct ho fatto visita ai migliori tecnici europei: Mourinho, Guardiola, Klopp, Wenger, Ferguson, Mancini.»
VICINO ALL’INTER – Inevitabile, per Mihajlovic, parlare dell’Inter, squadra alla quale è stato vicino in più momenti: «San Siro? Me le toglie le parole, mi fa mancare il fiato. Ogni volta che ci entro è un’emozione, un nodo in gola. Ripenso ad anni splendidi e mi commuovo. Sarà così anche domenica. Mazzarri? Un ottimo allenatore, attento, meticoloso: grazie a lui l’Inter può arrivare tra le prime tre. Non lo conosco fuori dal campo. Si definisce un malato di calcio. Lo sono anch’io. Ma senza perdermi per strada i piaceri della vita. Quanto sono stato vicino all’Inter? Almeno tre volte. Quando andò via Mourinho, dopo Benitez-Leonardo e pochi mesi fa. Ringrazio Moratti per aver pensato a me, anche se poi ha scelto altri.»
GRANDE MORATTI – Proprio in riferimento all’Inter, Mihajlovic ha così parlato dell’addio di Moratti e dell’avvento di Erick Thohir: «Mi fa effetto pensare che Moratti non sia più il presidente. Moratti per l’Inter e chi ne ha fatto parte è stato un padre, un riferimento, un esempio di stile e comportamenti. E’ stato un motivo di orgoglio per me vincere nell’Inter, vincere per lui. Domenica spero di rivederlo e di abbracciarlo. Thohir? È il benvenuto. Ma non basta saltellare durante qualche coro per essere interista. I colori di una squadra devi sentirli sulla pelle. E’ importante avere una gestione manageriale, ma il calcio è passione, amore e rivalità. Io Moratti l’ho visto esultare come un bambino, gioire, ma anche soffrire e incazzarsi da morire. Spero che Thohir possa un giorno provare almeno un po’ di quello che prova Moratti durante una partita.»