2013
Serie B, Abodi: «Razzismo? Sono atteggiamenti da maleducati. E sul calcioscommesse…»
ABODI SERIE B SCOMMESSE RAZZISMO – Intervistato dai microfoni di ‘Radio Rai’, Andrea Abodi, presidente della Lega di Serie B, ha parlato del problema del razzismo, che in questo primo scorcio di stagione ha colpito la Serie A: «Qualcosa è successo anche da noi – ha spiegato Abodi – come la settimana scorsa a Latina. Poi, però, c’è da mettersi d’accordo sulle interpretazioni: i cori c’erano ma erano dovuti al ritardo del portiere nel rimettere la sfera in gioco. Secondo me stiamo regalando dei cori – che sono da ricondurre alla maleducazione – ad un razzismo che non c’è. E, per esempio, penso alla partita di Coppa Italia tra Napoli e Avellino: tra le due città c’è minima distanza, per cui… Ieri non ci sono state coreografie nel derby, non per volontà dei tifosi ma perché non c’è stato il controllo che avrebbe consentito di portare la coreografia all’interno della stadio: queste cose non aiutano. E anche sul discorso della responsabilità oggettiva non concordo: 150 persone si rendono responsabili di comportamenti errati? Bene, puniamo loro».
SCOMMESSE – «Il campionato è avvincente in questa stagione, e il +14% di spettatori è lì a dimostrarlo. Ci sono squadroni, ma anche sorprese. E, soprattutto, molti giovani: ci sono tutti gli ingredienti perché il nostro lavoro possa andare a buon fine. Calcioscommesse? Abbiamo bisogno di sapere e, soprattutto, di una magistratura che possa lavorare in serenità, senza spettacolarizzazione. Noi, invece, siamo l’opposto: clamorosi all’inizio, poi magari la montagna produce il topolino. Il vero problema è che rischiamo di finire come le curve: per pochi delinquentelli, rischiano di pagare tutti. E questo è un prezzo troppo alto da pagare. Non vogliamo soluzioni ad effetto, ma soluzioni concrete».
TIFOSI – «Per ora noi della Lega di B abbiamo trovato i giusti compromessi, ma il merito è di tutti: nostro, ma anche di dirigenti, giocatori e, soprattutto, tifosi. E’ per loro che noi giochiamo anche il 26 e il 29: lavoriamo per loro, perché lo meritano».