JUVENTUS BUFFON – Dall’alto della leadership della sua Juventus in classifica, alla quale ha contribuito con oltre 700 minuti di imbattibilità, Gigi Buffon si erge a (estremo) difensore della categoria che capeggia ormai da quasi vent’anni. Il portierone della Juventus e della Nazionale, in un’intervista rilasciata per il Corriere dello Sport, si è detto stufo delle numerose critiche che piovono su sè stesso e sui suoi colleghi tra i pali.

TROPPE CRITICHE – «Credo che non ci sia realmente la conoscenza del ruolo del portiere – ha esordito Buffon – . Leggo e ascolto dei giudizi e dei commenti che fanno infuriare o sorridere secondo come ti sei svegliato la mattina. Quando si scrive e si dice che un portiere ha sbagliato a non uscire bisogna capire e spiegare perché, altrimenti si condiziona il lettore e non gli si fa un buon servizio. Come migliorare le cose? Magari organizzando un corso. La critica potrebbe davvero modificare certi modi di pensare e di giudicare. Del resto come è richiesto a noi di avere un margine ridotto di errore, allo stesso modo dovrebbe essere chiesto a dei professionisti come voi. Secondo me ci deve essere l’obbligo di conoscere le cose in profondità».

SI CAPISCE POCO – Buffon ha puntato anche il dito su alcuni addetti ai lavori, che attaccano senza pietà i portieri: «Ci sono anche degli allenatori e dei dirigenti che capiscono poco o niente di portieri, si sentono delle vere castronerie. Invece, quando sento parlare Marchegiani di un portiere o di una parata o di un gol preso male mi si allarga il cuore».

RIFORMARE – Arrivano da Buffon alcuni consigli per preparare al meglio i portieri di domani: «Ora si dedica più tempo ai piedi che alle mani. In questi anni sono aumentate le difficoltà del nostro ruolo, ci sono più preoccupazioni. Per me, dovremmo tornare alla tecnica, visto che oggi i portieri bloccano meno la palla, perché i palloni sono diversi e perché c’è un po’ di pigrizia da parte dei preparatori del settore giovanile».

BASTA ROSSI – Buffon, in chiusura, parla della regola legata all’espulsione per i portieri che commettono fallo in area di rigore: «È una regola disumana.  L’hanno pensata per aumentare il numero dei goal, quindi per favorire lo spettacolo e invece è una regola contro lo spettacolo perché non dà la possibilità a un portiere di compiere un gesto tecnico bellissimo come l’uscita bassa. Nei primi 10 anni della mia carriera ero considerato uno dei migliori in questo tipo di uscita. Per il tempo e il modo con cui prendevo la palla dai piedi dell’attaccante. Ora non lo faccio più, non esco più, troppi rischi. Non va bene limitare un portiere».