2014
Juventus, Trezeguet: «Aiuterò questo club. Pogba resti e Conte…»
Lex attaccante bianconero ha parlato dopo il suo ritorno a Torino.
CALCIOMERCATO JUVENTUS TREZEGUET – E’ tornato a Torino per riabbracciare la Juventus, i tifosi dal canto loro vorrebbero rivederlo in campo: si tratta di David Trezeguet, accolto con affetto dal popolo bianconero dopo il suo sbarco in Italia. «Ditemi dove firmare e firmo subito! Scherzi a parte, mi ha fatto immensamente piacere l’accoglienza della gente, della società e anche della squadra, ieri sono andato all’allenamento per ritrovare i giocatori e l’allenatore che è stato anche mio ex compagno e il modo con cui mi hanno salutato è stato unico. Non me l’aspettavo, perché uno non si rende conto di quello che uno fa per la società e soprattutto quando si tratta di una società più importante. Quando sono andato via, è stato un addio brusco, un momento in cui sono andato via velocemente e ho sempre avuto il rammarico di non aver salutato la gente come avrei voluto. Ma la cosa che conta è che ora sono a Torino e domenica, in occasione di una partita importante, per salutare i tifosi come meritano», ha raccontato l’attaccante francese ai microfoni di “Tuttosport”.
TOTTI – Trezeguet ha poi risposto alle dichiarazioni di Francesco Totti: «Totti dice che la Juventus a volte vince con l’aiutino? Magari lo dice perché ha sempre vinto poco… (ride) Scherzo, Francesco è un mito».
PENTOLA BOLLENTE – L’ex bianconero ha parlato poi del suo blitz torinese: «Penso di poter aiutare la Juventus in Sud America. E’ un continente che si può sfruttare ancora meglio e io posso dare una mano alla Juventus. Ho parlato con Andrea Agnelli delle possibilità che ci sono: potrei essere un ambasciatore bianconero nel quadro del progetto Legends, ma anche qualcosa di più. Ho fatto il corso da direttore sportivo, una specie di laurea vidimata dalla Fifa, sto anche facendo il corso da allenatore, ma il mio futuro lo vedo più da dirigente o da osservatore. Potrei girare il Sud America per segnalare talenti o aiutare la Juve in altri modi sul territorio».
APACHE – Inevitabile l’accenno a Carlitos Tevez: «Giocatore straordinario. Sì, merita la Nazionale, è uno dei più importanti calciatori in Italia, uno dei campionati più difficili, è un uomo importantissimo per tutta l’Argentina e io sono d’accordo con i tifosi. Girando per Torino ho capito che è molto amato. E ha preso il 10, un numero di maglia pesante. Prendere la 10 di Ale (Del Piero, ndr ), l’immagine di questa squadra, è stato coraggioso e un po’ incosciente. Il bello è che Tevez non ci ha pensato più di tanto, non si è quasi posto il problema: questa è la sua forza. A Torino ha trovato quella fiducia che un po’ gli mancava, e poi ha qualità».
FUTURO – Non solo la Juventus nel futuro di Trezeguet, prima ci sono gli impegni da calciatore: «Ho ancora sei mesi di contratto con il Newells Old Boys, poi dovrei tornare al River dove avrei ancora un anno di contratto. Colo Colo? Non so, per ora non so niente».
DEL PIERO E POGBA – In merito all’addio di Alessandro Del Piero alla Juventus e al trasferimento in Australia, Trezeguet ha detto la sua, lanciando un consiglio anche a Paul Pogba: «Il calcio è fatto di scelte, anch’io sono tornato in Argentina. Ale non ha solo considerato la competitività del campionato australiano, ma più in generale la qualità della sua vita e della sua famiglia. Quando vai via dalla Juve ti cambia tutto in peggio. L’ho sempre detto ai più giovani: restate alla Juve. Pogba? Ho parlato pochissimo con lui. Però per me dovrebbe restare alla Juventus, glielo consiglio vivamente. Per uno come lui è importante restare. Oltretutto lui gioca, ma vale anche per chi gioca meno. La Juventus è un club in crescita, sarà sempre meglio… Pogba non lo conoscevo, ma l’ho visto nell’amichevole contro il Cuneo e mi ha impressionato veramente. Tutti i compagni, d’altronde, mi hanno detto che è un fenomeno. Farebbe bene a restare in Italia, sarebbe importante per lui, per la Juve e per il calcio italiano».
CONTE – Trezeguet ieri ha avuto modo di incontrare Antonio Conte a Vinovo. In merito al colloquio e all’impressione avuta dall’allenatore bianconero ha dichiarato: «Gli ho detto: Antonio, ho visto la Champions… Lui mi ha interrotto: David, lascia stare! Ti prego lascia stare! E’ ancora molto arrabbiato (sorride, ndr ). Lui è fatto così è la sua forza da sempre: ha l’ossessione per quella coppa. Ma secondo me se questa squadra rimane insieme credo che possa vincere la Coppa nel giro di un paio d’anni. Conte ha vissuto nella Juventus un periodo ancora più importante del mio. Da giocatore ha vinto la Champions, poi però ha perso tre finali. A me è bastato perderne una per diventare matto. Quando ho detto a Conte: c’è la finale di Europa League a Torino, è una bella cosa, lui non mi sembrava ancora convinto. Il pensiero della coppa più bella brucia ancora. E allora gli ho detto: beh, la prossima finale di Champions è a Milano, sarebbe bello a San Siro… E l’ho fatto finalmente sorridere! Quando vinsi il mio primo scudetto capì che sarebbe diventato un allenatore. E non solo un allenatore, ma un vero uomo Juve. Negli spogliatoi era quello che ti faceva capire che cosa voleva dire la Juve, al mio arrivo dovevo capire dov’ero e lui mi ha aiutato. Sono contento per lui: ha iniziato dal basso ed è arrivato alla Juve con pieno merito. Credo che la crescita dei giovani juventini dipenda molto da Conte. Li aiuta, parla tantissimo con loro, fa capire loro dove sono, ha creato un ambiente sereno, dà tranquillità quando sei sotto pressione. Gli auguro un ciclo ancora lungo nella Juve».
CONSIGLI – Sul mercato, il futuro di Andrea Pirlo e l’arrivo di Fernando Llorente: «Ho visto che la Juventus attacca molto sugli esterni che si inseriscono in velocità. In tale senso Nani potrebbe essere perfetto: è un giocatore veloce e tecnico, quello che vuole Conte. Pirlo è un fenomeno e continua a stupire, l’ho visto l’altro giorno e mi ancora lasciato a bocca aperta. La sua capacità di metterti davanti alla porta con un tocco è unica. Ma è logico pensare anche a un futuro senza di lui vista l’età di Andrea, che comunque può giocare ancora qualche anno. Però Antonio mi ha detto che gli piace variare il sistema di gioco: vuol dire che dopo Pirlo magari si può anche cambiare modo di giocare. Llorente? E’ una prima punta interessante. L’ho incontrato quando giocavo nell’Hercules e lui era a Bilbao, è un club particolare e per lui è stata un’esperienza notevole. Mi è piaciuto che abbia voluto fare questo salto di qualità, volendo dimostrare di avere le qualità per imporsi a un livello più alto: poteva restare lì e fare il re. Ha avuto suo momento di adattamento e ora sta facendo bene. Conte ne parla molto bene, ha detto che è un ragazzo intelligente che cerca di capire tutto».
MONTERO – Tra i tanti ex compagni bianconeri, Trezeguet ha ricordato Montero: «Personaggio bellissimo. Era uno tra i più importanti nello spogliatoio. Ti faceva capire cos’era la Juve. Per lui contava la domenica: durante la settimana liberi tutti, ma la domenica sapevi che contavi su un grosso giocatore. Gli avversari avevano paura. Lo vedevo il terrore negli attaccanti: si spostavano dall’altra parte, se c’era Paolo nei paraggi. La sua tecnica era: il primo intervento deve essere duro per far capire immediatamente che aria tira. E poi parlava agli avversari in continuazione, li faceva impazzire, era davvero temutissimo. Mai giocato contro di lui? Sì, in un Uruguay-Francia in cui faceva coppia con Lugano, altro tipino poco raccomandabile. Fecero espellere Henry dopo 5 minuti. Penso sia l’unico rosso della carriera di Titì. Non so cosa gli fecero o gli dissero di preciso, ma andò fuori di testa e dopo cinque minuti fece un’entrata micidiale contro un terzino che non c’entrava niente e – bum! – rosso diretto. Andai vicino a Paolo e gli dissi: ma che gli hai detto? E lui: niente David! Con la faccia tutta innocente… (ride, ndr ) Con Montero si giocava sempre in dodici, ma se ce l’avevi contro erano guai».