2014
Garcia atto uno, due e tre
Le tre mosse con cui Rudi Garcia ha stravolto la Roma
SERIE A ROMA GARCIA – Avvento della proprietà statunitense, due sonori fallimenti e la rivolta della piazza giallorossa: ancora una scommessa al terzo anno, un rischio clamoroso considerando lo stato dell’arte in quel di giugno. Ma in tre mosse Rudi Garcia ha stravolto una Roma che oggi vive nelle zone altissime della classifica, punta ad un piazzamento Champions – ancora tutto da conquistare – e ad insidiare quella Juve appena eliminata in Coppa Italia.
ATTO 1 – Normalizzare la situazione. Il tecnico francese si è presentato in quel di Trigoria in maniera decisa, puntando immediatamente a rompere il legame con il passato ma senza strafare. Il segreto è stato subito quello di fare le cose normali: collocare i giocatori nella fetta di campo di rispettive appartenenze, trovare un compromesso tra le esigenze d’equilibrio ed un assetto comunque propositivo. Ha chiesto ed ottenuto calciatori di esperienza che inizialmente sembravano appena sufficienti ma che nel tempo si sono dimostrati solide basi di un ingranaggio funzionante: grazie agli imprimatur del tecnico ed al lavoro di Sabatini sono stati estromessi dallo spogliatoio gli individualismi – sia tattici che caratteriali – peraltro venduti a fior di milioni.
ATTO 2 – Rilanciare le ambizioni. Dopo la partenza sprint della sua Roma l’inevitabile flessione sotto il profilo del rendimento avrebbe potuto incrinare la certezze acquisite da un gruppo in piena ricostruzione sulle macerie di due fallimenti. In quel frangente Garcia non ha sbagliato un colpo sotto il profilo della comunicazione – sia interna che esterna – né in termini di proposta calcistica, con una Roma in grado di conservare la sua identità di gioco e non tremare di fronte alle prime difficoltà. Né dopo la disfatta dello Juventus Stadium. Il risultato è quello di una squadra che non cala mai sul piano della prestazione: baricentro altissimo, rapidità sulle corsie laterali e qualità nel mezzo. De Rossi si aggiunge ai centrali difensivi, Pjanic eleva il livello della musica e Strootman fa tutto; Benatia vive un delirio psicofisico di cui se ne avvantaggia anche Castan, Maicon è l’intuizione geniale del direttore sportivo e Dodò è in evidente crescita come lo era Balzaretti prima della pubalgia. De Sanctis è spesso spettatore non pagante, davanti il gol primo o poi arriva.
ATTO 3 – Gestione della complessità. Se è vero che questa Roma è avvantaggiata in termini di intensità atletica dall’assenza sul fronte europeo è altrettanto palese che lo stesso fattore si tramuti in uno svantaggio quando c’è da gestire un organico ricco di alternative. Il ritorno a pieno regime di un Destro super dà a Garcia ben cinque pedine offensive per tre posti, l’innesto di Nainggolan quattro centrocampisti di livello internazionale di cui uno deve restare in panchina, l’acquisto del polivalente Bastos fa il resto per quanto concerne il pacchetto difensivo e perché no un’ulteriore risorsa offensiva. Lamenti? Neanche l’ombra. E’ vero, sono usciti Bradley e Burdisso, potrebbero seguirli Marquinho e Borriello, ma lo hanno fatto in punta di piedi e senza creare alcun malumore all’interno dello spogliatoio. Segnale potente di una leadership indiscussa. Perché quando una macchina funziona non c’è spazio per alcuna dietrologia. E questa Roma funziona, altroché se non funziona.