2014
Argentina, Messi: «Il Mondiale è un’ossessione»
ARGENTINA MESSI MONDIALE – Lionel Messi esce allo scoperto e torna a parlare della sua Argentina in vista del prossimo Mondiale che si disputerà in Brasile tra pochi mesi. Il fuoriclasse blaugrana, erede designato di Maradona, fino a questo momento non è riuscito a brillare con la maglia della propria Nazionale ma lo stesso attaccante ha confessato di avere un’ossessione, proprio come l’ex Pibe de Oro.
L’OSSESSIONE – Ecco le sue parole rilasciate durante un evento dello sponsor Gillette e riportate da La Gazzetta dello Sport: «Non è un gran giorno per parlare, vista la sconfitta di sabato. Ma andiamo avanti. Il mio obiettivo, quest’anno, è vincere il Mondiale. Anche vincere col Barça, chiaro… Ma il Mondiale è il sogno di una vita, e di una nazione».
IL MONDIALE – «Finale contro il Brasile? Magari. Va bene contro il Brasile o contro chiunque altro. Loro ovviamente sono fra i favoriti: talenti, gruppo unito. Noi siamo sulla strada giusta. Vogliamo dare una gioia a un Paese che non vince da troppo tempo. Con la Seleccion non sempre è andata come avrei voluto. E’ ora di cambiare. Gli infortuni? Sono una cosa con cui ho dovuto fare conti all’inizio della mia carriera. Ne esci più forte. Quest’anno di nuovo una serie di stop fisici, ma è tutto dimenticato».
LA PRESSIONE DEI TIFOSI – «Parlerei più di affetto, ed è sempre sorprendente. Ricordo una volta che atterrammo in Guatemala alle tre del mattino. Uscimmo dal gate e c’erano centinaia di persone ad aspettarci. Ero choccato. Comunque cerco di avere una vita normale, di camminare per strada. Meglio fermarsi a fare due foto che rimanere chiusi in casa».
LA CONCENTRAZIONE – «Sono sempre stato pazzo per il pallone, sin da 4-5 anni. Ma giocavo per divertirmi. A 15 anni, entrando nel Barça B, ho capito che le cose diventavano serie. Ma non avrei mai potuto immaginare tutto ciò. Il momento più stressante? Quello in cui stai per calciare un rigore: senti la pressione del mondo che ti guarda. Cercare di astrarmi e pensare solo a colpire la palla».
RIGORI FATALI – «E’ anche il mio primo ricordo da tifoso. Argentina-Inghilterra, ottavi di Francia 98. Ho ancora in testa il rigore di Zanetti. Martino? E’ cambiato molto da quando c’è lui. Viene da un altro contesto. Abbiamo perso col Valencia, ma nessun allarme. Il momento più difficile? L’arrivo a Barcellona. Avevo 13 anni. Lasciavo tutto: la mia famiglia, i miei amici, la mia gente. Qui non avevo nulla. Dovevo cominciare una vita da zero. E’ stata dura, ma è andata bene. Non mi pento: inseguivo il mio sogno».