2014
Roberto Carlos: «Seedorf leader, Etoo vuole decidere tutto e lInter…»
Il tecnico del Sivasspor tra passato, presente e futuro.
SIVASSPOR ROBERTO CARLOS – Domenica ha fatto saltare il Fenerbahçe, per oggi invece riapre il libro dei ricordi: parliamo di Roberto Carlos, che è tornato a parlare della sua inimitabile carriera e dei suoi compagni di viaggio. L’attuale allenatore del Sivasspor è partito però dal primo contratto in assoluto: «In Brasile, a 12 anni: tempo pieno in una fabbrica tessile, 200 euro al mese però ne valeva la pena. Quello stabilimento assumeva le ragazze più belle della città e all’argomento ero già sensibile… Quante mogli? Quello è facile: due. Il difficile sono le donne con cui ho fatto un figlio: ne ho otto da sei o sette madri diverse. Non me lo ricordo. Allora… una era messicana, una ungherese, le altre brasiliane. Quattro più due, sei», ha dichiarato ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport” per la rubrica ExtraTime.
COMPAGNI E COLLEGHI – L’ex terzino brasiliano ha poi parlato dell’esperienza breve all’Inter e di alcuni suoi ex compagni di squadra: «Hodgson voleva farmi giocare ala, io volevo giocare terzino. Però non è colpa sua se sono rimasto un solo anno. Chi è il giocatore più forte visto in Italia? Totti. Se parliamo in assoluto, Zidane e Ronaldo. Chi è il più matto incontrato in una vita di calcio? Gravesen, il danese ex Real. Viveva a un ritmo accelerato. In campo era divertente: ti faceva dei falli atroci e poi si metteva a ridere. Però una bravissima persona… Seedorf diventerà un buon allenatore? Certo, in campo è sempre stato leader, voleva insegnare tutto a tutti. Kakà mi ha detto che Clarence capisce bene i giocatori ma io lo sapevo, abbiamo vissuto nella stessa casa per un anno e mezzo: ogni volta stava in bagno tre ore a sistemarsi quei capelli con una crema cattivissima. Insopportabile. Suonava a caso agli appartamenti dei vicini e, se quelli rispondevano, diceva che aveva delle pizze da consegnare. Abbiamo tutti un lato infantile».
FUTURO – «Per la prossima stagione ho due offerte concrete (una dalla Cina, ndr) e con altre 4-5 squadre ho già parlato. A maggio dirò dove vado, forse in Turchia, forse in Spagna».
PASSIONI – E sulla Bugatti Veyron, l’auto più veloce del mondo: «La tengo in garage a Madrid. Per contratto posso usarla solo io, perché ha più di 1.000 cavalli contro i 700-800 di una Formula 1: è troppo pericolosa, e poi io non voglio che un altro tocchi la mia auto. Mai guidata in città? Impossibile: in Brasile so dove sono gli autovelox, a Madrid no. E poi non sono appassionato come una volta, con le auto sono come con gli orologi e le donne: dopo un po’, mi stufo. In dotazione c’è anche un aereo? No, era un elicottero. Ma in Brasile avere qualcosa di così caro è offendere molta gente povera. L’ho venduto».
RICORDI – Punizione sovraumana nel 97’? «Mai capito come mi è uscita. Usavo scarpe strette, e di sicuro hanno aiutato. Il pallone era molto leggero, e ha aiutato. La mia coscia sinistra ha una circonferenza di 64 centimetri, e anche quello c’entra. Però il tiro con le tre dita l’ho provato mille volte. Non mi è mai più riuscito», ha spiegato Roberto Carlos, che ha parlato dei Mondiali: «Francia ’98? Sono stato il primo a vedere la crisi di Ronaldo, sul letto dell’hotel prima della finale. Per me era un attacco epilettico. Ho ancora paura: tremava, era rigido, tutto bloccato. Non aveva il fisico per giocare ma avevamo mezz’ora per decidere. E Ronie in Brasile è come un Dio, doveva esserci. Giappone e Corea 2002? Eravamo la famiglia Scolari: tutti amici, Cafu e Ronaldo i leader, io un clown. Il bambino della famiglia. Brasile 2014? Vince il Brasile, se dico un altro nome mi uccidono. Ma mi fa paura la Germania».
PARENTESI RUSSA – Roberto Carlos, che ha giocato nell’Anzhi, dove ha svolto anche il ruolo di allenatore e dirigente, ha parlato dell’esperienza nel team russo: «Kerimov aveva il sogno di lavorare con me e mi ha fatto quel super-contratto. È una persona come noi ma se vai a casa sua e suoni, ti aprono 15 guardie del corpo. Lì è pericoloso… Tutto finito per Eto’o? Ha il suo carattere. Non ho niente contro di lui però Samuel vuole controllare tutto. Se ci sono un allenatore e un direttore, non puoi parlare con il presidente per decidere. Banana lanciata nel finale di Krylya-Anzhi, nel 2011? Sarei uscito dal campo anche se fosse successo al terzo minuto. La gente ha problemi a casa, viene allo stadio e si sfoga: mi fanno pena. Quell’uomo mi ha lanciato la banana, poi mi ha chiesto di fare una foto. Com’è finita? Ha fatto tre mesi di carcere. Gli hanno fatto mangiare solo banane. Colazione, pranzo e cena».