2009
L’Italia e l’esempio tedesco: ecco da dove ripartire
Si è più volte rilevato negli anni passati quanto il calcio italiano costituisse oramai uno dei peggiori esempi nella “noblesse” di quello mondiale: strutture non all’avanguardia – e sì che l’ultima volta che qualcuno si è preso la briga di dare un’occhiata ai nostri stadi è perchè c’era scappato il morto -, società con bilanci quasi del tutto fallimentari, impossibilità di muoversi all’interno della vasta ed elaborata “prateria” che costituisce la legislazione del nostro Paese in ambito fiscale.
Ogni qualvolta si additava un tipico esempio di calcio “moderno” tutti gli occhi del Belpaese erano puntati sull’Inghilterra, patria degli stadi di proprietà “? e gli hooligans fuori, non dentro quest’ultimi -, dei grandi sponsor sulle maglie, di diritti televisivi (quasi) equamente spartiti e di una Lega, la Premier League, tra le prime in Europa a rendersi autonome rispetto alle divisioni inferiori – qui da noi solo oggi a qualcuno è venuto in mente di dividere A e B in due differenti blocchi: questo è tutto dire.
Ebbene”¦ Dalla famosa tragedia dell’Heysel (anno 1985) e la susseguente esclusione dei club inglesi da tutte le competizioni europee (allora erano ancora tre) c’è da dire che passi in avanti sono stati fatti dall’Inghilterra, ma il solito vizio italico di “ingigantire” le imprese altrui ha letteralmente esasperato un progresso (il loro) ed un regresso sportivo (il nostro) che oggi forse merita di essere ridimensionato. Per la prima volta dopo sei edizioni della Champions League un club inglese non è in Semifinale della competizione europea più prestigiosa e, dato casistico un po’ più scaramantico, l’ultima volta che accadde un episodio simile a vincere fu proprio un’italiana (il Milan) contro un’altra italiana (la Juve): anche in quell’edizione l’Inter arrivò “? per l’ultima volta fino ad oggi “? in semifinale.
Non solo: nel computo delle ultime dieci edizione della coppa “con le grandi orecchie” (inclusa questa, dove lo score inglese sarà pari a zero) l’Inghilterra se ne è portate a casa appena due (Liverpool 2004-05 e Manchester Utd 2007-08) esattamente come l’Italia (Milan 2002-03 e 2006-07). La Spagna esattamente il doppio e, visto questo Barcellona, il rischio di vincere la metà delle Champions dell’ultimo decennio, è quanto mai reale.
Sia chiaro, la staticità calcistica del nostro Paese è sotto gli occhi di tutti “? ed il ranking parla chiaro: ancora un anno e la Germania rischia di toglierci un posto nell’Europa che conta “? ma non è un fenomeno che va enfatizzato più di quanto invece non si faccia. La realtà è che i club inglesi oggi sono quasi tutti sull’orlo del collasso (e se Platini c’ha visto giusto, molti di questi non faranno in tempo manco ad iscriversi alle prossime coppe europee con l’entrata in vigore del Fair Play Finanziario): a salvarli son venuti dall’oriente orde di magnati, petrolieri, sceicchi, ex premier in esilio forzato e pure qualche “bidone”.
Non siam noi che abbiamo fatto passi indietro, semmai non ci siam mossi da dove eravamo mentre altri Paesi sì, ma in che modo? Sulla scorta di valanghe di petrodollari e leggi varate ad hoc per permettere l’ingaggio di stelle (come la famosissima “Ley Beckam” spagnola). E allora, vogliamo davvero trovare un esempio? La Germania. Il Bayern Monaco è una società -gioiello che raccoglie migliaia di euro in sponsorizzazioni, possiede uno stadio (l’Allianz Arena, un colosso tecnologico costruito per i Mondiali del 2006) che è oramai in tutto esaurito da anni. Il vivaio non è forse la “cantera” del Barcellona, ma le scuole calcio tedesche han dato vita ad una generazione di giovani fenomeni capaci di vincere ogni competizione mondiale a livello giovanile nel giro di pochissimi anni. Gli acquisti sono ponderati e, a differenza di anni or sono, la stessa Bundesliga ha alzato il livello delle squadre di vertice che, oggi come oggi, non si riducono più soltanto al sempreverde Bayern e all’eccezione Borussia (una sorta di nobile decaduta in stile Juventus), ma a compagini come Amburgo, Shalke 04, Stoccarda (eliminata in Champions dal fenomenale Barà§a), Wolfsburg, Werder Brema (e tutte, a differenza delle nostre, all’Europa League ci tengono parecchio). Ci chiediamo ancora come mai a salvare la nostra faccia in Europa debba esserci l’unica squadra di Serie A con nessun italiano in campo titolare?