2014
Delusioni Mondiali, ecco la classifica dei dieci fallimenti
MONDIALI DIECI CALCIATORI PIU’ DELUDENTI – Giovedì il Mondiale in Brasile prenderà il via con la gara tra i padroni di casa guidati da Felipe Scolari e la Croazia di Niko Kovac, e gli occhi di tutti gli amanti del calcio sarà riposto davanti al televisore a fare il tifo per il proprio Paese. Nelle scorse edizioni della più importante rassegna calcistica, abbiamo assistito a diverse “delusioni Mondiali”, con diversi fuoriclasse che hanno deluso le aspettative, rendendosi protagonisti in negativo a causa di brutte prestazioni, per “colpi di testa” o così via. Ecco a voi le dieci delusioni più cocenti delle ultime edizioni del Mondiale.
Cannavaro, Sudafrica 2010 – E’ noto a tutti il disastro degli Azzurri a Sudafrica 2010 dove la formazione guidata da Marcello Lippi, reduce dal successo di Germania 2006, venne eliminata nella fase ai gironi da formazioni di livello mediocre come Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia. Furono numerosi i protagonisti in negativo di questo risultato, da Chiellini a Marchetti, arrivando a Gilardino; colui che però, secondo noi, merita la palma di delusione principe è Fabio Cannavaro, capitano della spedizione azzurra e reduce dal Pallone d’Oro del 2006, conquistato grazie alle prestazioni raccolte al Mondiale. Spaesato e fuori forma, l’ex difensore della Juventus è risultato il peggiore in campo nelle gare con la Nuova Zelanda e con la Slovacchia, messo in difficoltà da Killen e Vittek, di certo non Pelè o Messi.
Messi, Sudafrica 2010 – Incoronato dalla maggior parte degli addetti ai lavori come il calciatore più forte in attività, in corsa per il trono per il più forte della storia, Lionel Messi ha fin qui mostrato un atteggiamento da Dottor Jekyll e Mister Hyde tra Barcellona ed Argentina: con la casacca blaugrana è libero da pensieri, colleziona valanghe di reti e riesce ad esibier giocate strappa-applausi, mentre con la Selecion non riesce a compiere il salto di qualità, sparendo dal palcoscenico nelle situazioni più importanti. Un esempio è dato da Sudafrica 2010, dove il commissario Diego Armando Maradona costruì un assetto tattico su misura alle sue caratteristiche, per permettergli di rendere al meglio. Dopo un paio di ottime prestazioni senza reti, la Pulce d’Oro cadde nuovamente nell’anonimato albiceleste, disputando una gara da voto 4 in pagella nei quarti di finale contro la Germania, match terminato per 4-0 in favore dei teutonici.
Ribery, Sudafrica 2010 – Il Mondiale del 2010 rappresentava per la Francia di Domenech il torneo del riscatto, dopo la dolorosa sconfitta patita in finale quattro anni prima ai rigori contro l’Italia di Marcello Lippi. Inseriti in gruppo complicato ma abbordabile con Sudafrica, Messico ed Uruguay, i Blues collezionarono una pessima figura totalizzando un solo punto in tre gare, mostrando inoltre una frattura interna insanabile. Uno dei calciatori più deludenti fu Frank Ribery, reduce da una stagione formidabile con il Bayern Monaco, ma che mostrò a Sudafrica 2010 tutte le sue lacune: indisponente, irritante nella ricerca ossessiva del dribbling e scarso impegno nelle giornate no.
Kakà-Ronaldinho, Germania 2006 – Il Paese più titolato della competizione Mondiale è il Brasile, paese dalla ricca tradizione calcistica che presenta ciclicamente formazioni di talento e dalla forte impronta offensiva, con proposte di calcio spettacolare; due calciatori che hanno fatto sognare i tifosi della Selecao sono certamente Ricardo Izecson dos Santos Leite e Ronaldo de Assis Moreira, meglio conosciuti come Kakà e Ronaldinho. In occasione di Germania 2006, i due fantasisti arrivarono in condizioni fisiche ottime, reduci rispettivamente da una fantastica stagione con la casacca del Milan e dalla vittoria del Pallone d’Oro con la maglia del Barcellona. Al Mondiale però, sia Kakà che Ronaldinho delusero le attese: un solo gol siglato, dal classe 1982 di Gama nella gara d’esordio, e pochi colpi spettacolari mostrati nel corso della competizione, che per il Brasile terminò ai quarti di finale dopo la sconfitta con la Francia.
Puyol, Germania 2006 – Dopo aver vinto il Gruppo H con nove punti totalizzati in tre gare, la Spagna si presentò alla fase ad eliminazione diretta di Germania 2006 con ottime credenziali per la vittoria finale, grazie all’ottimo gioco espresso ed una forza offensiva tra le migliori del torneo, supportata da una difesa un po’ troppo ballerina. La gara contro la Tunisia nella fase a gironi aveva mostrato le difficoltà del pacchetto arretrato, con il difensore del Barcellona Carles Puyol in evidente calo di forma. Negli ottavi di finale la Roja incontrò la Francia di Domenech, che riuscì ad infliggere un pesante 3-1 a Raul e compagni, complice la disastrosa performance del 1978 di La Pobla de Segur, colpevole in tutte le segnature francesi.
Zidane-Henry, Corea e Giappone 2002 – Una delle formazioni candidate per il successo in terra asiatica era la Francia di Lemerre, team dagli altissimi valori tecnici e dalla grande tradizione. Inserita nel Gruppo A con Danimarca, Senegal e Uruguay, la compagine francese fu protagonista di un cammino disastroso, con un solo punto raccolto nelle tre gare della fase a gironi. I principali protagonisti di questa disfatta furono Zinedine Zidane e Thierry Henry, fuoriclasse che in terra asiatica faticarono a trovare la miglior condizione, come dimostrato dal tabellino delle reti siglate: zero, un po’ poco per chi ha siglato 81 reti in 231 gare in Nazionale.
Rui Costa, Corea e Giappone 2002 – Giunto alla fase finale di Corea e Giappone 2002 dopo un’ottima fase di qualificazione, il Portogallo fu protagonista di un sorteggio benevolo con Corea Del Sud, Polonia e Stati Uniti a comporre il gruppo D. Guidata dal talento di Rui Costa, la formazione di Oliveira partì malissimo con il pirotecnico k.o. contro gli USA per 3-2, per poi travolgere la Polonia per 4-0, prima di affrontare la gara decisiva contro i padroni di casa della Corea: partita dai valori tecnici senz’altro differenti, dove però a vincere è la grinta e la tenacia: vittoria per gli asiatici per 1-0 grazie alla rete di Park-Ji-Sung. La stampa portoghese si scagliò contro i ventitre convocati, colpevoli di scarso impegno, con Manuel Rui Costa tra i più bersagliati: il suo talento e la sua esperienza avrebbero dovuto fare la differenza.
Batistuta, Corea e Giappone 2002 – L’ultimo Mondiale della fantastica carriera di Gabriel Omar Batistuta è quello del 2002, giocato in Corea ed in Giappone, con il centravanti ex Fiorentina ed Inter pronto a far gioire il popolo argentino. Dopo l’esordio con rete contro la Nigeria all’esordio, gara terminata per 1-0 in favore della Selecion che evidenziò lo stesso le difficoltà fisiche del Re Leone, il classe 1969 sparì dal Mondiale per le successive due gare, commettendo numerosi errori sotto porta e non riuscendo a contribuire alla causa. L’Argentina venne eliminata nella fase a gironi, a causa della sconfitta contro l’Inghilterra ed il pareggio contro la Svezia, con Bati-gol tra i colpevoli del breve cammino albiceleste.
Beckham, Francia 1998 – Una delle noti dolenti della carriera dell’inglese David Beckham è rappresentata dal Mondiale del 1998, in Francia: dopo le ottime prestazioni raccolte nelle gare di qualificazione, lo “Spice Boy” assistette dalla panchina alle prime due gare del Mondiale, a causa del rapporto complicato con l’allora commissario tecnico Glenn Hoddle, prima di tornare in campo dal 1’ nella gara con la Colombia, nella quale evidenziò il precedente errore dell’allenatore inglese: prestazione da protagonista assoluto culminata nella fantastica rete siglata al minuto 29. L’ex Manchester United e Real Madrid arrivò a Francia 1998 con una grande pressione mediatica sulle spalle, che a 23 anni può risultare decisiva in positivo, poco, e negativa, molto; dopo la gara con la formazione sudamericana, ad attendere i Three Lions la rivale storica, in termini calcistici e non: parliamo dell’Argentina, paese nemico nella storica “Guerra de las Malvinas”. Una gara molto sentita ma spettacolare, che terminò 2-2 al termine della prima frazione grazie alle reti siglate da Batistuta, Shearer, Owen e Zanetti, e dove Beckham divenne il protagonista in negativo: il ragazzo di Londra infatti ad inizio ripresa reagì in maniera violenta ad un contrasto con Diego Simeone, collezionando un pesantissimo cartellino rosso per la formazione di Hoddle. La gara terminò ai calci di rigore con la vittoria dell’Albiceleste, e la reazione della stampa inglese fu feroce nei confronti di Beckham, reo di aver compromesso il cammino inglese e di aver deluso, giustamente, i tifosi.
Maradona, USA 1994 – La partecipazione dell’Argentina ad USA 1994 rimarrà nella storia non per gli scarsi risultati ottenuti dalla Selecion, eliminata agli ottavi di finale dalla modesta Romania di Gheorghe Hagi, bensì per uno degli scandali più grandi della storia del calcio: dopo il successo per 4-0 contro la Grecia nella fase a gironi, nella quale siglò inoltre un gol bellissimo, e la gara con la Nigeria, Diego Armando Maradona risultò positivo a ben cinque sostanze proibite in un controllo antidoping. Proprio lui, “El Pibe de Oro” eroe del successo a Messico 1986 e leggenda vivente del calcio mondiale, è stato il protagonista di questo fattaccio; dopo aver lasciato il Napoli nel 1991, formazione con la quale ha firmato pagine importanti del manuale del calcio, Maradona incappò in un paio di stagioni storte tra Siviglia e Newell’s Old Boys ed il Mondiale sudamericano avrebbe potuto rilanciarlo, mettendo così a tacere tutte le accuse che lo definivano un calciatore “finito”. L’ottima prestazione con la formazione africana aveva sorpreso tutti, vista la forma fisica di Maradona e la prestazione di altissima caratura, che poi è risultata essere compromessa dall’utilizzo dell’efredina e delle altre sostanze in questione. Nonostante la continua negazione di ogni utilizzo di droghe, il fuoriclasse di Lanus si è sporcato la “fedina calcistica” per dimostrare al mondo intero di essere ancora il numero uno a 34 anni: ne è valsa la pena?