2009
Lazio, Mauri: “Il ritiro ci è servito per capire che la cosa più importante fosse il bene della squadra”
Stefano Mauri, centrocampista della Lazio, ha parlato riguardo l’attuale situazione del proprio club e del proprio rapporto con società e tifoseria: “E’ normale che sentirsi fischiato non fa piacere “? dice ai microfoni di Teleradiostereo-. Capisco anche i tifosi che in alcuni momenti mi vedono giocare sotto tono, l’unica cosa che posso dire è che alcuni di quei fischi sono stati preventivi. Venivo fischiato a prescindere prima della partita e questo fa male, ma da parte mia non è mai mancato impegno e professionalità . Ora che sto tornando ai miei livelli e cose vanno un po’ meglio. Non so perchè ci fosse quell’accanimento, me lo sono chiesto ma non sono riuscito a darmi una risposta. Alcune persone vengono anche a Formello accusandomi di andare in giro per locali a ballare, ma l’unica volta che sono andato è stato dopo la vittoria del derby di tre anni fa. Se poi la gente pensa che andare a mangiare al ristorante è un peccato grave non ci posso fare niente. Ma in questo momento queste cose non contano, la cosa importante è che i tifosi ci siano vicini perchè non siamo ancora salvi”. La Lazio sembra navigare, al momento, in acque migliori rispetto a un mese fa, e tutto è cominciato dopo il ritiro di Norcia: “Quella settimana ci è servita per stare più insieme, guardarsi negli occhi e decidere che era venuto il momento di giocare da squadra. Prima ognuno andava per i fatti propri, cercava di giocare bene per se stesso, il ritiro chi è servito a capire che la cosa più importante era il bene della Lazio. Se adesso si analizzano le partite si capisce che ognuno ha voglia di sacrificarsi per il compagno e questo è una fattore importante. Ora remiamo tutti dalla stessa parte. Io, insieme al gruppo dei calciatori con più militanza “? dice Mauri “? siamo stati i primi a chiedere di andare in ritiro. Era importante per stare insieme, capire i problemi, tirare fuori le problematiche tattiche e di rapporti, per ripartire da zero, come se la stagione iniziasse in quel momento. L’abbraccio finale che abbiamo mandato in scena alla fine delle ultime partite dimostra ulteriormente che la squadra è di nuovo unita. E’ un abbraccio sentito, spontaneo, che nasce al momento”. Poi parla dei problemi di gestione avuti dai vari allenatori con l’ampia rosa a disposizione: “La coesistenza tra tanti giocatori non è mai facile, averne addirittura 35 è ancora peggio “? sottolinea Mauri – Poi si è creata una situazione con i dissidenti che non faceva comodo. Si vedeva che arrivano al campo tristi, non è stato semplice vederli così, anche a noi ci ha dato fastidio questa situazione. Speriamo che nei prossimi anni si risolvano prima queste faccende”. Tuttavia non è certo questo il motivo della pessima stagione vissuta finora da una squadra costruita per vbedute europee: “Per noi non è stato un alibi “? precisa- . Alla fine siamo noi che scendiamo in campo non Lotito. Per noi non è stato un parafulmine. Ammetto che un po’ ci ha fatto male essere contestati nei momenti in cui non lo meritavamo. Abbiamo vinto due coppe, le prime due gare in campionato, abbiamo giocato una grande partita con la Juventus, poi con il Palermo al primo tiro in porta ci hanno segnato. E lì siamo stati contestati. Di certo i problemi sono stati molteplici e “non tutti si possono dire “? svela Mauri – . Ci sono state anche tante partite in cui ci ha girato male, ma sicuramente sono poche le gare in cui abbiamo messo in campo grinta e cuore. Non so, forse c’è stato un appagamento per le due coppe, anche se mi sembra strano. Poi è pesato anche dover scendere in campo con l’obbligo di vincere a tutti i costi vista la classifica. Abbiamo avuto anche delle difficoltà a segnare, ma questa non è una cosa imputabile ai soli Rocchi e Zà rate. Loro non sono stati messi in condizione di fare bene da tutta la squadra”. Chiude parlando di Rossi, Ballardini e Reja: “Rossi è molto preparato come tecnico, l’ha dimostrato e continua a farlo a Palermo. Il rapporto con Delio era buonissimo all’inizio poi con il tempo si è logorato, per colpa di entrambi, è stata una situazione un po’ particolare. Ballardini a me piace come tecnico, forse il suo difetto è che responsabilizza troppo i giocatori. In allenamento lui predilige fare lavoro fisico con la palla, e questo significa che bisogna dare sempre il 100 per cento per far sì che il lavoro tecnico diventi anche fisico. Questa forse è stata una nostra pecca, non siamo una squadra all’altezza di essere responsabilizzata. Reja, invece, ha dimostrato con la sua esperienza di capire i problemi, saper motivare i giocatori e far ritrovare coesione nel gruppo”.