2014
Simbolo dintegrazione e marchio di serietà
Lazio, lunicità del personaggio Klose: dopo Mondiale e record di gol ecco un premio eccezionale
SERIE A LAZIO KLOSE INTEGRATION AWARDS – Campione del mondo con la sua Germania, miglior cannoniere della storia dei Mondiali con ben sedici segnature disseminate tra Corea/Giappone 2002 (5), Germania 2006 (5), Sudafrica 2010 (4) e Brasile 2014 (2). Superato un certo Ronaldo da Lima, per dare il giusto peso e senso all’impresa centrata in terra sudamericana. A trentasei candeline appena spente.
IL SIMBOLO KLOSE – Miroslav Klose è tutto questo, oltre ai 305 gol di una splendida carriera: il rendimento in nazionale tedesca il suo fiore all’occhiello, 71 reti in 137 presenze alla strepitosa media di un gol ogni due partite disputate. Il rilievo raggiunto con la maglia della Germania lo ha reso un vero e proprio simbolo dell’integrazione interraziale: la sua storia non può passare inosservata perché è quella di un bambino polacco che all’età di otto anni attraversa il confine nazionale con la sua famiglia e si trasferisce in Germania, passando di fatto dallo stato di appartenente ad una minoranza tedesca riconosciuta in Polonia – piccolo ceppo di origine teutonica riconosciuto dallo Stato polacco – a quello di tedesco a tutti gli effetti.
L’INTEGRAZIONE – Un passaggio duro, tutt’altro che immediato almeno nelle battute iniziali: Klose ha raccontato in più di un’occasione delle difficoltà che un bambino – e poi un ragazzo – deve vivere se sottoposto a determinate tensioni etniche. Per fortuna, sul suo sentiero, un Paese che nel tempo ha sviluppato una forte propensione all’integrazione – reale e non apparente, vero e proprio inserimento nel tessuto socio-economico tedesco facilitato da una sistema di welfare all’avanguardia rispetto alle possibilità – e la consapevolezza di essere Miroslav Klose: sì, perché il resto lo ha fatto proprio lui con la sua dedizione al lavoro, la serietà e la professionalità che contraddistinguono marcatamente un calciatore diverso dalla media dei colleghi. Se ne è accorta la Cancelliera tedesca Angela Merkel che nella serata di ieri lo ha personalmente premiato del Golden Victoria, riconoscimento all’emblema dell’integrazione tra razze: “un modello meraviglioso per la capacità di vivere calcio e lavoro nella sua quotidianità”, il buon Miro porta a casa anche gli onori della Merkel e lascia una traccia sempre più indelebile nella storia di questo sport. Imponendosi come riferimento assoluto nella lotta ad un fenomeno da debellare: l’intolleranza.
ORA LA LAZIO – I più pessimisti si domandano: ma dove può trovare ora le motivazioni per vivere una stagione da protagonista con la maglia della Lazio? Ed in effetti, riflettendoci sommariamente, il dubbio è legittimo. Brasile 2014 ha – o meglio avrebbe – sublimato una già brillante carriera con i riconoscimenti sufficienti a raggiungere la pace dei sensi. Poi ti soffermi sul ragionamento e scavi a fondo, entri nel personaggio Klose e comprendi come sia impossibile che quanto immaginato dai pessimisti possa verificarsi: uno come lui (ce ne sono pochissimi) se decide di continuare è per farlo al meglio. Al massimo, senza alcuna remora. Ha firmato un contratto annuale – ed opzione per un’ulteriore stagione – con il club biancoceleste e lo onorerà al limite delle sue possibilità fisiche: altrimenti non sei Klose. Altrimenti non sei un trentaseienne che, a Mondiale appena vinto e record storico di marcature centrato, si allena da solo a Formello in un giorno di pausa per raggiungere la condizione atletica ottimale. Lunga vita Miro.