2014
Justin Fashanu, love will tear us apart
La tragica storia di Justin Fashanu, primo calciatore gay dichiarato della storia del calcio
Justin Fashanu, primo calciatore dichiaratamente gay della storia è stato trovato impiccato in un garage del nord di Londra il 2 maggio del 1998. «Spero che il Gesù che amo mi riaccolga» sono le ultime parole che si leggono su un bigliettino lasciato a poca distanza dal corpo, segno di un tormento interiore che dura ormai da troppo tempo. Justin Fashanu era nato trentasette anni prima non molto lontano da quel luogo, precisamente ad Hackney, anche se poi era cresciuto con suo fratello nel Norfolk. Suo fratello, per inciso, è John Fashanu, che in Italia abbiamo conosciuto grazie a Teo Teocoli e alla Gialappa’s Band. Entrambi attaccanti, entrambi adottati da una famiglia di Attlebourugh che li ha cresciuti con la passione per il calcio dato che la famiglia originaria, padre nigeriano e madre guyanese, li ha lasciati alla Barnardo, associazione inglese che si occupa dei bambini in difficoltà. Due fratelli ma due caratteri diversi, totalmente.
Justin Fashanu deve diventare un boxeur, quando ha 14 anni è conteso sia dagli allenatori della zona che dal Norwich City, una vera e propria istituzione in fatto di calcio nel Norfolk. Justin sceglie il pallone, e non poteva compiere una decisione migliore visto che con i Canaries: dal 1978 al 1981 scende in campo novanta volte e mette dentro trentacinque gol, non male per uno che ha appena compiuto vent’anni. A questa età Fashanu è veramente un fenomeno, aiuta i suoi a strapazzare 5-3 il Manchester United e segna un gol capolavoro contro il Liverpool nella sua seconda stagione da professionista quando su un campo ai limiti del normale stoppa male un pallone spalle alla porta ma si gira e scaraventa in rete la prodezza del 3-3 finale facendo strabuzzare gli occhi a tutti i calciofili britannici, anche a quelli che fino ad adesso lo hanno ostracizzato perché di colore. Capirete quindi che per un giocatore nero passare al Nottingham Forest – se non la squadra del momento, quasi – per un milione di sterline nel 1981 sia qualcosa di considerevole. E infatti Fashanu diventa il primo giocatore birtannico di colore a raggiungere quella cifra: Clough lo vuole e al City Ground ha tutti gli sguardi puntati su di sé.
Nella vita dei personaggi di successo così come in quella di ognuno di noi, ma specialmente in quella dei calciatori, c’è un momento decisivo che delinea un prima e un dopo, uno spartiacque che segna una linea netta e definitiva. Per Justin Fashanu quella linea è il passaggio al Nottingham. E’ uno spirito irrequieto il giovane Justin, non è un duro e nemmeno è uno di quelli che sanno farsi valere nello spogliatoio. Sta sulle sue e a molti non vanno giù le voci sulla sua vita privata. Si dice che Fashanu sia solito frequentare locali per omosessuali, cosa che lo rende sillogisticamente gay. I rumors si rivelano fondati, anche se non è lo stesso giocatore ad ammetterlo, o almeno non ancora nel 1981-82. Brian Clough è al tempo stesso uno degli allenatori più forti della storia ma anche un uomo dalla moralità un po’ rivedibile, tanto saggio calcisticamente quanto razzista e omofobo e, quando alle sue orecchie arrivano le voci sui pub dove è solito andare Justin Fashanu, ha uno storico scambio di vedute con l’attaccante: «Dove vai se vuoi del pane?» «In panetteria» «Dove vai se vuoi della carne?» «Dal macellaio» «E allora cosa diavolo vai a fare in un maledetto locale di finocchi?». Questo era il prima, adesso arriva inesorabilmente il dopo.
A Nottingham in campo Justin Fashanu sembra lontano parente di quello di Norwich, la punta che segnava gol su gol e aveva una tecnica fuori dal comune. E’ solo, è triste e isolato, non resta altro che cambiare aria. Tra l’estate del 1982 e quella del 1990 gira ben sette squadre, riuscendo a far vedere ancora sprazzi di talento nel sud dell’Inghilterra, al Brighton. Ma sono più le ombre che le luci per la punta inglese, un tempo nel giro della nazionale e adesso materiale per battute squallide dei tifosi, di certo non iscritti a Oxford. Ancora 29enne, dopo esser passato dagli USA e anche dal campionato canadese, decide che è il momento di scuotere il mondo dello sport e del calcio. Il 22 ottobre 1990 il Sun pubblica un’intervista a Fashanu che titola “£1m Football Star: I AM GAY“. Nemmeno il nome, solo il prezzo che all’epoca fece tanto clamore. Come a dire: non solo nero, pure checca. Non la prima caduta di stile del Sun, comunque. Questo suo coming out è però un’arma a doppio taglio e soprattutto è anche questo uno spartiacque: lo sport lo osteggia, addirittura la comunità nera tuona contro di lui accusandolo di aver gettato ignominia sulla propria immagine. Un gesto coraggioso di un uomo che vuole smettere di nascondersi e vivere appieno le proprie emozioni è solamente un primo passo per il lento e inesorabile declino, una morte spirituale ancor prima che fisica.
Justin Fashanu però deve andare avanti e continua a giocare a calcio. Addirittura per racimolare qualche soldo si inventa storie che vende ai giornali, è una specie di bomba a orologeria che vuole far tremare i nomi noti dell’establishment britannico. Ma tutto questo dura poco perché tutti iniziano a voltargli le spalle e lui è solo e disperato. Anche il fratello John non ne vuole più sentire parlare, di tutte le cattiverie che poteva fargli, essere gay evidentemente era la peggiore. Justin quindi decide di emigrare nuovamente negli USA ma lì la situazione precipita nel 1998. Nel Maryland, dove vive, Justin Fashanu ha avuto un rapporto sessuale e consenziente con un ragazzo di 17 anni; l’età minima per essere definiti “consenzienti” appunto è 16 anni, ma ancora nel 1998 nel Maryland è vigente il reato di sodomia. I giornali parlano di stupro, ma molto probabilmente il 17enne voleva solamente minacciare Justin Fashanu e spillargli un po’ di quattrini, poi il tutto è degenerato irrimediabilmente. E’ l’inizio della fine perché l’ormai ex attaccante cerca aiuto ovunque ma, ritenuto ormai un paria, si ritrova senza sostegno e ormai spacciato. Le prove comunque non sono sufficienti e Justin può scappare a Londra, ma anche nella natia Inghilterra non trova nessuno disposto a dargli una mano. Ancora oggi non sappiamo realmente come sono andati i fatti, perché il 2 maggio 1998 Justin Fashanu decide di suicidarsi. Il calcio, ovviamente, ha gli occhi da un’altra parte. Suo fratello John ha detto recentemente di essersi pentito del trattamento riservato a Justin: il senno di poi ancora una volta ha vinto.