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El Mudo che alzò la voce con Diego

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Dalle vittorie col Boca al litigio con Maradona: Juan Román Riquelme

10 E LODE JUAN ROMAN RIQUELME – Essere il pupillo di Diego Armando Maradona non è un peso facile da sopportare. Se poi ripercorri i suoi stessi passi ad inizio carriera indossando inoltre la casacca numero 10 allora questo peso potrebbe anche schiacciarti. Ma per Juan Román Riquelme così non è stato, e lo sanno bene soprattutto in Argentina. In particolare, i tifosi del Boca ad un certo punto si sono ritrovati ad un bivio: El Señor Fútbol o D10S? E la risposta della parte calda della tifoseria fu chiarissima: «Maradona per noi è morto!». L’idolo della Bombonera, infatti, in vista del Mondiale 2010 decise di lasciare la Nazionale argentina per alcune divergenze proprio con il Pibe de Oro che fino a qualche istante prima lo aveva etichettato come uno dei giocatori più forti del panorama sudamericano e non solo. E l’allora commissario tecnico dell’Albiceleste non la prese proprio bene: «La sua decisione mi rende triste, ma di certo non piangerò. Era mia intenzione convocarlo ma faremo a meno di lui: questo Riquelme non ci serve». El Mudo, chiamato così per il suo carattere taciturno (caratteristica smentita poi nel corso della carriera), alzò la voce contro il suo idolo di sempre dividendo l’Argentina e mandando su tutte le furie Diego. Così, per dimostrare che lui la testa non l’avrebbe mai abbassata, neanche di fronte al più grande di tutti.

LA CARRIERAJuan Román Riquelme, nato a San Fernando (Buenos Aires) il 24 giugno 1978, ha dato i suoi primi calci nelle giovanili dell’Argentinos Juniors, squadra che al tempo lanciò proprio Maradona, l’idolo prima amato e poi odiato. E il trequartista ci mise poco a scatenare una vera e propria asta tra le grandi d’Argentina. Boca e River Plate duellarono per diverse settimane, ma a spuntarla furono gli Xeneizes che riuscirono ad accaparrarselo nel 1995 per 800.000 dollari. L’esordio in massima divisione risale però all’anno successivo: era il 10 novembre del 1996 e di fronte c’era l’Unión de Santa Fe. Ma Riquelme ci mise poco anche a segnare la sua prima rete tra i professionisti: bastarono altre due partite, e nel memorabile 6-0 dei gialloblu sull’Huracán anche l’astro nascente mise la firma sul tabellino dei marcatori. Il talento di San Fernando lasciò il Boca Juniors nell’estate 2002 dopo aver vinto tre titoli in patria, due Libertadores, una Coppa Intercontinentale ed essersi aggiudicato il titolo di miglior calciatore sudamericano nel 2001. A quel punto per El Mudo si aprirono le porte dell’Europa: fu il Barcellona a puntare su di lui sborsando 9 milioni di euro per portarlo in Spagna. L’esperienza in blaugrana durò però solo un anno trascorso tra alti e bassi, ma l’anno successivo fu il Villarreal a volerlo a tutti i costi prendendolo prima in prestito per poi riscattarlo per una cifra vicina ai 6 milioni di euro. E il trequartista riuscì ad esplodere definitivamente con la maglia del Sottomarino Giallo, tanto da trascinare il club spagnolo fino alla semifinale di Champions League 2005/06. In quell’occasione fu l’Arsenal ad eliminare i gialli di Spagna, ma decisivo fu il calcio di rigore sbagliato proprio da Riquelme nei minuti finali della gara di ritorno. Da lì cominciarono i primi screzi con il tecnico Manuel Pellegrini che, solo pochi mesi dopo, decise di mettere fuori rosa il fuoriclasse argentino forzando così il suo ritorno al Boca. Ritorno in patria definito dopo la più classica delle telenovele calcistiche tra i due club, ma che per il numero 10 si rivelò determinante. Con gli Xeneizes, infatti, il (poco) taciturno trequartista riuscì a vincere altri due campionati, una Recopa Sudamericana e la terza Coppa Libertadores della sua carriera. Tra addii e ritorni, il rapporto d’amore reciproco con La Bombonera non è mai tramontato, ma lo scorso 18 luglio Riquelme decise di salutare definitivamente: c’era l’Argentinos Juniors pronto a riabbracciarlo.

RITORNO AL PASSATO – Come un classico racconto a lieto fine, Riquelme ha deciso di tornare nella squadra che gli ha permesso di diventare ciò che è stato. All’età di 36 anni il centrocampista argentino è pronto a rivivere una seconda giovinezza calpestando i terreni che lo hanno visto crescere nel mondo del calcio. E chissà se tra un colpo di tacco e un calcio piazzato ripenserà ancora alla maglia dell’Albiceleste, quella che ha indossato per 50 volte e gli ha permesso di siglare 17 reti per la gioia della sua nazione. La stessa maglia che, nel 2009, portò El Señor Fútbol ad alzare la voce nei confronti del Pibe de Oro. Lui, El Mudo, che in realtà tanto muto non è mai stato.

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