2014
Gervinho: «Juventus-Roma importante, ma non decisiva»
L’esterno ivoriano si racconta a La Repubblica: «Sono più maturo adesso»
ROMA GERVINHO JUVENTUS – Colloquiando con il quotidiano La Repubblica, Gervinho, esterno offensivo della Roma di Rudi Garcia, ha rilasciato alcune dichiarazioni inerenti alla sua infanzia e al presente calcistico che lo vede un idolo capitolino: «Ad Anyama un quartiere di Abidjan. Mio padre impiegato in una libreria, mamma casalinga. Dodici figli: io sono il secondo, la più grande non so quanti anni abbia, il piccolino ne ha sei. Faccio una selezione all’accademia Sol Bèni e mi prendono. Eravamo più di 500 ragazzi. Partite da cinque contro cinque, tre test. Tutti scalzi. Le scarpe solo quando si superava l’ultimo livello. Il calcio mi ha salvato, è molto più di un lavoro, non potevo certo fare il banchiere. Sono progredito, ma nel mio cuore resto a piedi nudi».
DAREMO BATTAGLIA – Sulla gara con la Juventus, Gervinho è convinto non sia decisiva per la classifica e per la stagione, anche se si tratta della sfida di cartello per eccellenza: «Penso che sarà una bella partita. Importante, ma non decisiva. Tutte e due veniamo da incontri impegnativi di Champions, ma la stanchezza non sarà una scusa. Ci teniamo a fare bella figura». Per concludere parlando di Roma: «A Roma mi sono trovato bene. Non è la mia Africa, ma quasi. Con me a Casal Palocco vive una piccola tribù di amici, mi fanno compagnia e in squadra ho compagni capaci, che hanno una storia. Non ho avuto difficoltà ad adattarmi al calcio italiano. Peccato solo che il paese non faccia nulla per combattere l’etichetta di razzista. C’è troppo lasciar correre. Cos’è cambiato in me quest’anno? Forse sono più maturo, sento che quando qualcuno mi passa la palla, non è per caso, ma per la fiducia che io ne farò qualcosa. Ho ricevuto un’investitura. Anche Totti ha fede in Gervinho. E questo mi fa bene, mi responsabilizza, senza dover dimostrare ogni volta quello che valgo. Se dico che in campo mi sento un po’ il presidente spero nessuno si arrabbi».