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Ibrahimovic si confessa: «Il calcio mi ha salvato»

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L’attaccante svedese: «Svezia? Adesso hanno un capitano che batte record»

PSG IBRAHIMOVIC LIGUE 1 – «Il mio trofeo più bello? Aver fatto ricredere chi parlava male di me quindici anni fa». Zlatan Ibrahimovic sceglie ‘The Guardian’ per confessarsi, pochi giorni dopo aver compiuto 33 anni. «L’unica cosa vera che ho imparato – prosegue ‘Ibra’ – è che bisogna sempre credere in se stessi. Non avevo una vita stupenda, non ero una persona stupenda, non vivevo in un posto stupendo con gente stupenda. Ma credendo in voi stessi potete fare qualsiasi cosa. Ero spaventato dal calcio e dalla droga che c’erano a Rosengard, la mia città. Il calcio, però, mi ha tenuto lontano da tutto questo. C’è sempre una possibilità, ma tutto dipende da se stessi».

DIO IN PATRIA – In Svezia, Zlatan è considerato una sorta di divinità, anche e soprattutto dopo essere diventato il marcatore più prolifico di sempre con la maglia della Nazionale: «Con me è così. Il record di gol è diventato importante solo quando dissi che l’avrei battuto. Idem per la fascia di capitano: prima c’era questo, poi quell’altro… Adesso c’è Zlatan, il capitano che batte i record. Il 50esimo gol? È stato bellissimo, la gente ha detto: «Oh, il classico gol alla Ibra!». In realtà in quel momento io pensavo solo a segnare».

MOTIVAZIONE PARTICOLARE – Tra quei 50 gol, quattro sono stati rifilati all’Inghilterra. Quattro perle: «Quando non segni all’Inghilterra o alle squadre inglesi, allora non sei abbastanza forte. É sempre stato così, e sino a quel momento a me non era mai capitato di segnare contro team britannici. E così, quel giorno, ho segnato quattro gol: al primo fui felice, al secondo divenni pazzo. Poi il terzo gol, e pensai: «Ok, cosa avete da dire adesso?». Fino al quarto e ultimo gol, in rovesciata: «Questo è quanto, di più non posso fare» fu il mio pensiero. Diciamo che quelle critiche mi han dato una motivazione particolare».

SON BRAVO – In realtà, in Inghilterra Ibra sarebbe potuto approdare, perché fu ad un passo dal vestire la maglia dell’Arsenal: «Rifiutai, perché fui sottoposto ad un provino. Sono Zlatan Ibrahimovic, pensavo, non ho bisogno di dimostrare a nessuno di essere forte, pensavo. Per questo rifiutai i Gunners, anche se fui davvero vicino a giocare per loro: ebbi un colloquio con Wenger, nel suo ufficio. Ancora oggi mi dice che è stato un errore rifiutare, ma io non la penso così…».

VOGLIO SEMPRE MIGLIORARE – I successi dello svedese sono anche merito della mentalità: «Non mi accontento mai e non voglio farlo. In allenamento do il massimo, perché voglio sempre migliorare. Ricordo che una volta, sotto la gestione Ancelotti al Psg, ci stavamo allenando e segnai un gol pazzesco, identico a quello realizzato con la Svezia in rovesciata. Qualcuno disse: è ancora più bello! No, non è così, perché quello contro l’Inghilterra lo posso trovare su Youtube».

FUTURO – Quanto al futuro, l’attaccante del Paris Saint Germain ha le idee chiare: «A Parigi sto bene, non ho intenzione di trasferirmi altrove. Premier League? È uno dei campionati più belli al Mondo, ma ho già girato molto e non voglio più farlo. In Olanda si gioca un bel calcio, specie all’Ajax: un tocco e palla a terra. La Serie A è il campionato più difficile in cui abbia mai giocato, perché l’obiettivo non è segnare ma non far segnare. In Spagna, invece, le squadre vogliono fare gol».

I MIGLIORI – Spagna, già: Ibrahimovic ha vestito per una sola stagione la maglia del Barcellona: «Ho fatto parte della squadra probabilmente più forte della storia, giocavano un calcio perfetto. Mi giravo nello spogliatoio e trovavo Xavi, Puyol, Messi, Iniesta, Piquè e Busquest… Incredibile, e poi erano super disciplinati. Diciamo che sembrava quasi di essere a scuola, facevano ciò che diceva l’allenatore, rispettandolo in ogni situazione. In Italia, invece, nello spogliatoio ci sono 22 giocatori con personalità differenti».

CHAMPIONS E MOU – L’unico trofeo in carriera che manca al gigante svedese è la Champions League. Un cruccio? Non proprio: «Ho vinto 23 trofei, ma non la Champions: con il Psg proveremo a vincerla anche quest’anno, ma anche se non dovesse accadere non ne farei un dramma. Sono orgoglioso dei miei 23 titoli. Mourinho? È molto intelligente, non tratta tutti allo stesso modo ma cerca di comportarsi in modo da far rendere al massimo ogni giocatore. È unico per come motiva i propri giocatori».

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