2014
Dalla guerra alla Roma: Pjanic si racconta
Il bosniaco ha rilasciato una lunga intervista in cui parla di tutta la sua carriera
PJANIC ROMA INTERVISTA METZ LIONE – Diventare un calciatore professionista non è semplice, ma è ancor più difficile quando hai un padre che milita nella terza divisione della ex Jugoslavia, con la guerra alle porte. Lo sa Miralem Pjanic, perchè questa è la sua storia. La prima svolta, per lui, è arrivata quando suo padre aveva deciso di andare a giocare in Lussemburgo, ma non gli venivano concessi i documenti, come racconta il centrocampista ad ‘UltimoUomo‘: «Aveva degli amici lì. È stata la prima occasione per andarsene e l’ha colta. In Lussemburgo faceva l’operaio, e anche mia madre doveva lavorare. Grazie al calcio però ha avuto i documenti per restare, all’inizio. Ma lì non si vive con il calcio, è amatoriale».
FIDUCIA – Il padre ha rappresentato una figura importante nel passato di Miralem Pjanic, dal momento che ha subito capito che il figlio poteva sfondare nel mondo del calcio quando lo ha visto palleggiare: «Eravamo già in Lussemburgo. Io quella mattina mi sono svegliato presto e sono sceso a palleggiare contro la porta del garage. Mio padre ha sentito dei rumori e pensava che qualcuno stesse provando ad entrare in casa nostra. Quando mi ha visto ha capito che avevo qualcosa di speciale con la palla».
DIVERSI – La storia di Pjanic è lunga, malgrado il serbo abbia solo 24 anni. Prima le giovanili del Lussemburgo, poi il Metz, il salto di qualità con il Lione, e adesso la Roma. Proprio a Roma, Pjanic ha incrociato Zeman, un allenatore sui generis che non ha fatto benissimo nella Capitale. Ma Pjanic prova a spiegare perchè il Boemo non abbia inciso: «Secondo me Zeman è un bravo allenatore. Forse però voleva un certo tipo di giocatori che non aveva qui. Forse dovevamo giocare in un’altra maniera, perché i giocatori a disposizione facevano un altro tipo di gioco. Lui chiede spesso ai centrocampisti di buttare la palla in avanti, di verticalizzare, sempre. A me piace giocarla come la sento io. Come mi chiede il Mister adesso».
GARCIA – Ecco Garcia. Con lui la Roma ha fatto il salto di qualità, tant’è che i giallorossi continuano a lottare per il titolo, a suon di bel gioco e tanti gol. Con la Roma è cresciuto anche Pjanic, e Garcia non può che avere dei meriti in questo: «Questo mi dice Garcia oggi. È completamente diverso. Non è che non me la sentivo di buttarla dentro, a volte però pensavo che la soluzione migliore era un altra. La differenza oggi è che mi sento molto più libero».
IL CAPITANO – C’è chi dice che il bosniaco potrà essere l’erede di Francesco Totti, ma Pjanic non ci casca, sa bene che arrivare ad essere considerato come ‘Er Pupone’ a Roma è davvero molto difficile: «Come posso essere l’erede di Totti? Tutti sognano di essere l’erede di Totti ma non è facile. Totti è Totti, è qualcosa di più del solo calcio. Ha fatto la storia del calcio italiano, è una leggenda. È bellissimo il fatto che non abbia mai cambiato maglia. Ha avuto fortuna, a non dover mai cambiare maglia».
PERCHÈ LASCIARE? – Verso la fine della lunga intervista, Pjanic pronuncia una frase che strapperà un sorriso ai tifosi giallorossi: «Perché devo andar via se amo questa squadra, se amo questa città e voglio vincere qui?». Già, perchè? Il futuro di Pjanic sembra proprio essere a Roma.