2014
Di Natale: «Pozzo come un padre. Futuro…»
L’attaccante bianconero evergreen: «Il calcio è la mia vita»
UDINESE DI NATALE – Fa parte di quella categoria di calciatori che fanno scelte di vita a discapito della carriera, ma anche di quei giocatori che crescono senza accusare il peso del tempo che passa. Non mancano gli obiettivi, però, a Totò Di Natale, che vuole scavalcare Roberto Baggio prima di appendere gli scarpini al chiodo. Qual è il segreto dell’attaccante dell’Udinese? «Il calcio è la mia vita, senza motivazioni alla mia età sarebbe difficile tenere il passo dei giovani. Sento ancora la “tensione” prima della partita e questo mi permette di trovare la concentrazione e la carica prima di scendere in campo. L’effetto dell’adrenalina è ancora forte», ha dichiarato Di Natale, che segue l’istinto quando gli arriva il pallone, perché la velocità del calcio moderno toglie tempo per riflettere.
“CASA” UDINESE – Però anche l’ambiente friulano ha inciso sul suo rendimento ed, infatti, ha spiegato di essere nel posto ideale per giocare senza troppe pressioni, perché i tifosi sono caldi ma senza entrare nella vita privata, sottolineando poi l’organizzazione che la famiglia Pozzo ha dato al club: «Il patron per me è come un secondo padre, ha sempre una buona parola per me e nei momenti difficili mi è stato vicino. Le soddisfazioni che ci siamo tolti hanno cementato un rapporto che va al di là del calcio». Se Di Natale deve pensare al futuro non lo fa a lungo termine: vuole restare concentrato sul campo. Però ammette: «Sta nascendo il nuovo stadio e vorrei esserci il giorno in cui verrà inaugurato. Vivo alla giornata. Posso dire che dopo la carriera di calciatore vorrei restare nel mondo del calcio. Magari mi metto ad allenare…».
SGUARDO AL PASSATO – Nessun rimpianto per non aver accettato il trasferimento in un grande club per l’attaccante: «Anche perché se avessi voluto avrei potuto lasciare Udine in qualsiasi momento ogni anno della mia carriera. Se ho scelto di rimanere è perché qui sto bene e qui ho deciso di chiudere la carriera. Nessuno mi ha obbligato a rimanere qui, se l’ho fatto è perché ne sono sempre stato convinto». Piuttosto qualcuno ne ha per la Nazionale, perché avrebbe voluto far parte di quella dei Mondiali 2006. Di Natale, che ha ringraziato Pasquale Marino per averlo trasformato in una punta, ha evidenziato poi le qualità di Andrea Stramaccioni, che ha grande voglia di lavorare ed è molto preparato: secondo Di Natale è un tecnico che ha una carriera importante davanti a sé e che gli ricorda un po’ Luciano Spalletti.
RICORDI E COLLEGHI – Di Natale ha raccontato poi un aneddoto relativo a quando era ragazzino e giocava nel settore giovanile dell’Empoli. Aveva nostalgia di casa e voleva scappare, ma Vincenzo Montella lo convinse a restare: «Ero molto giovane e sentivo nostalgia dei genitori, della famiglia e della mia città. Vincenzo, ma anche il presidente Corsi, mi hanno aiutato molto. In quel periodo a Empoli erano la mia famiglia». Sui colleghi in Serie A, invece: «Classifica capocannonieri? Tevez ha iniziato molto bene, ma il campionato è lungo. Molti ragazzi si stanno facendo largo bene, Zaza e Berardi per esempio. E’ gente che ha confidenza con il gol. Per il resto, in Italia si fa sempre un po’ fatica a lanciare i giovani, forse questo è il problema, ci vorrebbe un po’ di coraggio. Totti? Francesco è un grande campione e una grande persona. Le analogie? Siamo “vecchietti” ma continuiamo a segnare».